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La città eterna vanta un antico amore per i gatti, risalente già all’epoca della Roma imperiale, quando il gatto era considerato un animale domestico ed un fedele compagno, sia nella vita terrena che in quella ultraterrena. A quell’epoca, molti nomi e cognomi latini derivavano, ad esempio, dalla parola gatto ed il culto della dea Iside (protettrice degli animali e soprattutto dei felini), alla quale erano dedicati templi in ogni città dell’Impero, contribuiva a rafforzare la dedizione per questi animali, che erano considerati i difensori della comunità cittadina, perché proteggevano la città dalle malattie, come la peste, che veniva trasmessa dai roditori che circolavano per le strade di Roma.

Nella bellissima città di Roma vi sono circa 300.000 gatti, che il Consiglio Comunale considera come parte integrante dell’eredità storica dell’antica civiltà romana. Nel 2001, infatti, i famosi felini sono stati ufficialmente nominati ‘bio-heritage‘, ovvero patrimonio della città, a cui tutti i cittadini romani sono affezionati e i turisti, che giungono in città, si recano appositamente presso il Colosseo per poterli ammirare.

Può capitare, infatti, che in un dato pomeriggio una piccola folla si riunisca nelle vicinanze per osservare i gatti che, sornioni, prendono il sole sui pilastri o sui gradini. In un primo momento può essere difficile individuarli, ma una volta che la vista ha focalizzato l’obiettivo, si comincia a notare che i gatti siano ovunque.

Per interagire con ognuno di essi ci si può recare non solo al Colosseo, ma anche presso il ‘Santuario dei gatti di Torre Argentina’, situato vicino alla piazza omonima dove, nel 44 a.C., è stato ucciso l’Imperatore Giulio Cesare per mano di Bruto e di altri congiurati. Questa zona è considerata un’area sacra, perché sono presenti le rovine dei templi più antichi di Roma e parte del famoso portico di Pompeo, un militare e politico romano, prima alleato e poi avversario di Cesare.

Il complesso archeologico fu scoperto durante i lavori edilizi del 1929 che riportarono alla luce i ruderi che si possono ammirare ancora oggi.

Un altro luogo suggestivo in cui incontrare i gatti è il ‘Cimitero acattolico’ o cimitero inglese, situato vicino alla Piramide Cestia nel quartiere di Testaccio. Un luogo magico che ospita le tombe di personaggi illustri, come John Keats, Percy Shelley, Antonio Gramsci ed uno dei cinque figli di Goethe. Passeggiando per i viali, si possono osservare varie razze di gatti ed all’entrata del cimitero si può fare un’offerta per sostenerli.

Il Santuario dei Gatti di Roma è diventato, negli anni, un’attrazione non solo per i tesori archeologici che custodisce, ma anche per le centinaia di gatti che, da decenni, hanno qui trovato dimora.
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Essendo il sito archeologico sotto il livello stradale, i felini si sentono al sicuro e protetti e per non farli morire di fame, le gattare o i gattari, ovvero i volontari che, sin da subito, sono riusciti ad attirare l’attenzione dei gatti curiosi, portano loro del cibo in modo regolare.

Anche l’attrice Anna Magnani, che abitava non lontano da lì, quando non era impegnata sui set cinematografici, portava personalmente il cibo ai suoi amici a quattro zampe. I volontari, però, oltre ad accudire e a nutrire i gatti, hanno intrapreso un processo di modernizzazione del luogo, dotandolo di acqua e di corrente elettrica, e hanno garantito ai gatti tutta una serie di cure mediche specifiche, come la sterilizzazione, che permette il controllo delle nascite.

Per sostenere il loro lavoro, i volontari, grazie anche alla collaborazione con alcune organizzazioni straniere, hanno iniziato a raccogliere fondi per offrire maggiore assistenza ai randagi. Oggi, il lavoro dei volontari non si è ancora arrestato, anzi sempre più persone si sono aggiunte al già nutrito gruppo che cerca, con le sue cassette di pronto soccorso e buste della spesa contenenti cibo per gatti, di aiutare gli animali feriti, di coccolarli, di lavarli, prendendosi cura non solo del loro aspetto, ma anche della loro salute.

Così facendo, la maggior parte dei felini che viene accudita può essere anche anche adottata da quelle famiglie che adorano tenere un animale domestico in casa.

Ma il rifugio non può considerarsi al sicuro, perché ultimamente i felini del sito archeologico di Largo Argentina sono vittime di un complotto. I sovraintendenti del patrimonio culturale ritengono che essi siano un pericolo per la salute dei cittadini e si stanno battendo affinché il santuario venga chiuso, dato che è considerato poco igienico, è stato costruito senza permesso di progettazione e compromette uno dei siti archeologici più importanti d’Italia.

Anche Valerio Massimo Manfredi, un archeologo e scrittore di successo, ha insistito affinché i gatti venissero trasferiti altrove: «Questa è una zona straordinariamente importante che risale all’epoca repubblicana romana e deve essere preservata».

Ma le reazioni dei volontari, che gestiscono il rifugio, non si sono fatte attendere. «Senza di noi i gatti si disperderanno, andranno alla ricerca di cibo chissà dove e potrebbero morire travolti da un tram o da un autobus», ha detto Lia Dequel, uno dei fondatori del rifugio.

Il rifugio attrae decine di migliaia di turisti all’anno, che scendono i gradini di metallo per guardare i gatti, acquistare t-shirt e altri souvenir legati al mondo dei felini, e il denaro che i volontari riescono a raccogliere è necessario per tenere aperta la loro attività.

Oggi, circa 150 gatti risiedono a Torre Argentina e i volontari si recano nei pressi delle rovine per prendere i gatti feriti o affamati e portarli al rifugio, che è aperto tutti i giorni, dalle ore 18, e che è diventato un centro ricreativo che attira non solo gli adulti, ma anche molti bambini.

Nonostante l’appoggio della popolazione locale e le varie petizioni, che hanno raccolto più di 30.000 firme, il rifugio vive ancora nel timore che possa essere chiuso da un momento all’altro e che i gatti storici di Roma rimangano senza una casa in cui abitare.

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