“Carne di gatto cruda, carta e tessuto”: è quanto sono costretti a mangiare “per non morire di fame” gli abitanti intrappolati nella vecchia cittadella di Mosul, nel nord dell’Iraq, ancora in mano dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis) ed assediata da mesi dalle forze governative in una battaglia arrivata verso il suo epilogo dopo un’offensiva lanciata lo scorso ottobre. È quanto emerge da drammatiche testimonianze di abitanti della città raccolte telefonicamente dall’agenzia di stampa turca Anadolu.

Secondo l’agenzia statale turca, dopo l’esaurimento delle scorte di cibo, decine di migliaia di civili intrappolati avrebbero prima iniziato a cibarsi di erbe e foglie degli alberi per poi passare a mangiare “carte usate per la scrittura, tessuti di vestiti e persino carne di gatto cruda per fermare i dolori che lacerano lo stomaco di bambini e anziani”.

“Il cibo che abbiamo immagazzinato in vista della battaglia è esaurito più di due mesi fa, poi sono finite anche le foglie degli alberi e la gente ora per fermare la fame sta mangiando la carta usata per la scrittura”, ha detto ad Anadolu Abu Jawad, un 53enne che si trova all’interno della vecchia cittadella di Mosul. “Ogni giorno sono costretto a raccogliere quaderni e strappare i fogli in piccoli pezzettini per renderli masticabili ai bimbi e alle donne; la carta ci aiuta a fermare i dolori della fame che ci sta torturando, ma la mangiamo una sola volta al giorno per non intossicarci”, ha aggiunto Abu Jawad.

“I bambini sono ormai allo stremo delle loro forze, sono indeboliti, hanno la faccia gialla e non sono in grado di muoversi, le donne e gli uomini sono ridotti a scheletri ambulanti, mentre gli anziani sono quelli che stanno peggio di tutti”, ha spiegato Abu Jawad “senza smettere mai di piangere”, come riporta l’agenzia turca.

“Mio figlio ali di 14 anni e mia figlia Samira di 16 stanno lottando in silenzio contro la morte e hanno smesso di piangere e gridare da un po’ di tempo per essersi abituati alla fame”, racconta Um Ali, una madre che vive nella zona di Al Makawi della vecchia cittadella. “Ogni mattina sono costretta a cibare i miei figli con il tessuto dei vestiti e delle tende che taglio in piccoli pezzettini nella speranza che la liberazione arrivi prima della morte”.

“Nel corso dell’assedio della vecchia città ho fatto diversi lavori iniziando a macinare il grano e venderlo, ma quando ho finito le scorte sono passato alla raccolta delle foglie degli alberi e della carta ricavando qualche soldo, ma una volta esaurita anche questa fonte sono diventato cacciatore di gatti distribuendo gratis la loro carne cruda”, ha detto ad Anadolu Majid Al Ghazi anche lui intrappolato nella cittadella, prima di aggiungere che oltre a lui “ci sono molti cacciatori di gatti che vendono la carne (del felino) a 40.000 dinari iracheni al chilogrammo”, pari a circa 30 euro.

Stando ai dati dell’Onu sarebbero almeno 100.000 i civili iracheni tenuti come scudi umani dai jihadisti nella vecchia città di Mosul, un’area con una superficie non superiore ai tre chilometri quadrati costruita agli inizi dello scorso secolo.

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