IVREA. C’è chi sostiene che la storia sia scritta da grandi uomini. Per altri dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Non tutti sanno, però, che alcuni grandi avvenimenti sono accaduti proprio grazie ai cani.Pertas salvò Alessandro MagnoPertas per esempio, era il cane di Alessandro Magno. Riuscì ad evitare che il suo padrone venisse ucciso da un elefante. E gli esempi non si fermano qui. Argo, allevato per la caccia da Ulisse, prima di partire per Troia, compare in un passo dell’Odissea. La storia è nota: Ulisse torna a casa, a Itaca, dopo 20 anni e si maschera da mendicante per non farsi riconoscere ma non sfugge agli occhi e al naso del suo cane che ancora lo ricorda.L’unica lacrima di UlisseArgo racconta Omero, è ormai vecchio e paralizzato, disteso su cumuli di letame di muli e buoi, dinanzi l’ingresso di casa, divorato dalle zecche, ma ciononostante riconosce immediatamente il suo padrone che aveva atteso lì immobile da tanti anni, e agita la coda e abbassa le orecchie, non avendo la forza di andargli incontro. Riesce a fare le feste al suo padrone per l’ultima volta, poi muore felice. E il forte Ulisse si asciuga di nascosto una lacrima, l’unica che versa in tutto il poema di Omero.Stubby eroe al fronteTra i cani eroi c’è, un pitbull. Si chiamava Stubby ed era stato trovato ancora cucciolo dal soldato Conroy. Il cane si era talmente abituato alla vita di caserma che faceva addirittura il saluto militare portandosi la zampa destra sopra l’occhio. Era talmente intelligente che il suo padrone riuscì a trovare il modo di farlo partire con lui per il fronte. Stubby e Conroy parteciparono a diverse azioni e fu anche ferito sul campo. L’intelligenza di Stubby salvò tutta la compagnia di cui faceva parte avvisando preventivamente un attacco nemico con il gas. Poi, da buon soldato, catturò da solo una spia tedesca. Queste gesta lo fecero promuovere direttamente dal Presidente degli Stati Uniti come sottufficiale con il rango di sergente dell’esercito americano. Fu il cane più decorato di sempre e anche l’unico ad essere promosso sergente.I campioni Balto e TogoBalto un Siberian Husky di proprietà di Leonard Seppala, insieme al suo secondo, di nome Togo, vinse le più importanti corse di slitta in Alaska. Entrambi divennero famosi, addirittura eroi, per l’impresa compiuta durante l’epidemia di difterite scoppiata in Alaska, nella città di Nome, il 19 gennaio 1925. In paese la malattia dilagava e la gente, specie i bambini, moriva senza che fosse disponibile l’antitossina, la sola medicina che potesse salvare vite umane. La città fu messa in quarantena e furono subito ordinate 1.000.000 di dosi, ma il problema era come farle arrivare a destinazione. La ferrovia si fermava a 1000 km. di distanza da Nome, il maltempo impediva agli aerei di atterrare e gli iceberg non permettevano l’approdo delle navi. Per risolvere il problema si decise di usare lo stesso sistema impiegato per consegnare la posta: le slitte con i cani. Si organizzò una staffetta con 20 mute di cani che avrebbero dovuto alternarsi nel trainare la slitta, caricata con le scatole di antitossina, da Nenana a Nome, distanti tra loro quasi 1000 km. Le prime 18 mute percorsero tra i 45 e gli 75 km. l’una, ma la penultima guidata da Togo ne fece ben 135 e l’ultima, guidata da Balto che entrò in città da trionfatore, oltre 80. L’antitossina era stata portata per quasi 1000 km in poco più di 5 giorni con una una temperatura di -40°, mentre i normali corrieri della posta impiegavano circa 25 giorni in condizioni di meteo normale. Da allora, tutti gli anni, viene celebrata questa storica impresa, conosciuta come “Corsa del siero” e nel 1973 si iniziò a disputare un’importante corsa a sua memoria, chiamata “Iditarod”. A Balto fu dedicata una statua che ancor oggi si trova nel Central Park di New York.Jofy e il professor FreudIl professor Sigmund Freud, il più famoso psicanalista della storia, aveva preso l’abitudine di tenere nel suo studio il suo chow-chow, Jo-fi, una cagnolina che visse con lui dal 1930 al 1937. Il cane, secondo il professore aveva un effetto calmante sui pazienti, in particolare i bambini ed era una specie di termometroper i pazienti. Se sentiva che erano tranquilli lui gli si sdraiava accanto. Se percepiva tensione o nervoso manteneva le distanze. Jo-fi era anche un orologio per Freud. Passati i 50 minuti abituali della visita lui andava vicino alla porta di uscita dello studio.Sandra Torasso

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