Si chiama Ru. Diminutivo di ruera. Significa spazzatura. Perché era tra i rifiuti, abbandonato in un cassonetto. Quasi morto. Ma oggi è un cane speciale. Un cane lettore. Nella scuola elementare di via Bottego, a Milano, condivide con un gruppo di alunni le pagine dei libri da sfogliare. Storie leggere, racconti brevi. Ora tocca a Sepulveda. Insieme a Belle, splendido Golden retriver, rimuove le paure dei bambini che faticano a esprimersi: un’ora di lezione facilita la relazione e l’apprendimento linguistico.

Non è solo un caso di pet therapy. È una favola didattica, vissuta con amore e passione da Elena Sposito, educatrice, e Maggie Patron, insegnante di sostegno. Parla di un sogno, della voglia di riscatto, di un’umanità che si alimenta con l’amicizia e la generosità. Elena e Maggie ne parlavano da tempo. Ma non era facile mettere insieme bambini e cani. Servivano specialisti, addestratori, veterinari, psicologi. Servivano permessi, autorizzazioni. E serviva Ru. La sua storia di cane rifiutato, buttato via coi quattro cuccioli. La cattiveria umana molte volte ignora la sofferenza, la crudeltà di un abbandono. Ru è stato salvato per miracolo, dal passaggio di qualcuno che sentiva i suoi lamenti. Poi ha incontrato Maggie, che l’ha adottato, ne ha coltivato la sensibilità e l’empatia con i bambini. È venuto da Reggio Calabria a Milano. Un caso di accoglienza e integrazione.

Però mancava sempre qualcosa. Non c’erano fondi per le spese. Non si possono chiedere soldi a una scuola che non ne ha. Forse in centro, a Milano, Elena e Maggie avrebbero avuto qualche sponsor in più. «Noi abbiamo preferito la periferia perché anche i più sfortunati si meritano qualcosa di buono». Qui non ci sono tante opportunità e un’avventura come quella dei cani lettori è unica. Così lo fanno gratis.

Bisogna andarci in via Bottego. È una scuola di frontiera. Il 70 per cento degli alunni è straniero. Intorno ci sono le cicatrici sociali di via Padova. Le case occupate. Gli immigrati. Le risse. Lo spaccio. La violenza che finisce a coltellate. All’inizio della strada che a Milano è diventata simbolo della multietnicità c’è la camionetta con i soldati, chiesti dal sindaco Sala dopo un agguato in piazzale Loreto. Poco lontano c’è il Trotter, la scuola che negli anni Venti diventò un modello di pedagogia e di innovazione. Ma c’è anche via Arquà, dove si affittano le case a grappoli, dieci immigrati in due locali, odore di kebab e miseria, lo spaccio, la disperazione.

La scuola dei cani lettori è un’isola di speranza. All’ingresso una targa evoca ricordi e pagine di storia: G.B. Perasso. Un altro caso di rivincita, di riscatto: Giovan Battista Perasso , detto Balilla, è il patriota genovese che scagliò il sasso della rivolta nel 1746 contro gli occupanti austro-piemontesi. Non poteva esserci posto più adatto. «Nella vita dei bambini la scuola è portatrice di valori, nel nostro caso abbiamo qualcosa in più», dice la preside, Alessandra Barbarisi. «A noi piacciono le sfide», spiega Maggie, contagiando con il suo entusiasmo ogni maestra che incontra nel lungo corridoio che porta alla sala lettura. «Il progetto nasce dalle nostre esperienze con persone specializzate nei disturbi dell’apprendimento. Non c’è niente di improvvisato. Abbiamo studiato, provato, messo insieme saperi e competenze». Elena fa parte della Cooperativa «Tempo per l’infanzia», da anni supportano il disagio nel quartiere con corsi specifici e lavori sulla disabilità. La pet therapy è uno strumento di lavoro. «Lavoriamo nei nidi per l’infanzia e nelle materne, facciamo prevenzione contro il disagio sociale e la dispersione scolastica, collaboriamo con il Comune e con gli uffici di zona». L’incontro con Maggie è stato una scintilla. Il progetto di lettura con i cani è nato da un sentimento comune: aiutare nell’apprendimento i bambini problematici e quelli che hanno difficoltà con la lingua italiana.

I cani sono animali intelligenti. Ragionano, pensano, si emozionano, hanno una memoria formidabile, ha scritto l’etologo Danilo Mainardi. In questo caso il cane aiuta il bambino a predisporsi: se è svogliato, si attiva, cerca l’attenzione dell’animale. La lettura parte come un gioco. Se non c’è riscontro, se manca il feeling, si ricomincia. «Rileggi», esorta Maggie, quando la prova non funziona. «I cani sono controllati, non devono essere stressati, vengono sottoposti a test specifici da parte di veterinari e specialisti», racconta Elena. La prima volta che abbiamo provato, c’era una bambina che non parlava mai», ricorda Maggie. «Con Ru e Belle si è sbloccata. Non si sentiva più sotto pressione. L’abbiamo vista sorridere, felice. Con un libro e un cane si smuovono i sentimenti».

L’esperimento, nato all’interno di una classe, da un paio d’anni è diventato didattica. I bambini apprezzano, ormai fanno il tifo. «Certi ragazzi, classificati come diversi, comprendono molto più di quello che riescono a tirare fuori», spiega Elena. I cani li aiutano a sciogliere le tensioni. «Noi ci auguriamo che molti di loro si appassionano alla lettura e che i libri entrino sempre più nella loro vita», aggiunge Maggie . I genitori sono entusiasti. «Molti chiedono di inserire i cani lettori anche alle medie». Il prossimo passaggio è l’università. Elena e Maggie vorrebbero dare valenza scientifica al progetto, che suscita attenzione anche all’esterno. «Manager no profit», l’associazione che raggruppa professionisti che offrono aiuto e consulenza gratuita al mondo del volontariato, si è attivata per valorizzare l’esperienza: ha creato un logo e ha lanciato con successo una campagna di crownfunding, per la pet therapy al Mondino, il centro neurologico di Pavia. Cani lettori contro i disturbi dell’alimentazione. Il primo sostegno era venuto dalla Fondazione Cariplo.

La prossima tappa sarà Book city, il festival del libro che si svolge in novembre a Milano. Elena, Maggie, il redivivo Ru, la splendida Belle, i bambini del corso, terza e quarta elementare. Sempre Sepulveda, libro scelto «Il cane che insegno la fedeltà al bambino». È la rivincita dell’amicizia sulle cattiverie umane, ambientata in un luogo che la cronaca chiama periferia, ma è un grande serbatoio di umanità.

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