Unità cinofili dei vigili del fuoco di Ancona sul luogo del ponte crollato a Genova

Galassia, Desmo e Kira sono border collie. Marley è un labrador mentre Hero è un pastore tedesco. In comune hanno quattro zampe e un super fiuto per aiutare i vigili del fuoco nelle operazioni di ricerca e soccorso dei sopravvissuti. C’erano anche loro, nei giorni scorsi, nell’inferno di calcestruzzo sul Polcevera, dopo il disastroso crollo del Ponte Morandi a Genova (RESTA AGGIORNATO SU GENOVATODAY). Cinque cani molecolari, con i loro rispettivi conduttori, che hanno lavorato di notte e di giorno per cercare di salvare vite umane o, purtroppo, recuperare salme da restituire a una famiglia disperata.

VIDEO – Le unità cinofile di Ancona entrano in azione 

Cane e padrone, una coppia indissolubile

A differenza delle altre forze dell’ordine, la regolamentazione della Squadra Cinofila dei vigili del fuoco è differente. È il pompiere che acquista il cane e poi, se questo mostra attitudini e supera le nove settimane di corso (previsti due esami a metà e alla fine) entra in squadra. Lo Stato non ne diventa però proprietario. Si limita a provvedere a crocchette ed eventuali spese mediche e stipula una sorta di “comodato d’uso” in caso di missione. Cane e padrone restano sempre insieme. «Il cane torna a casa con noi tutte le sere – spiega Fabio morbiducci, proprietario di Hero – e questo crea una grande intesa tra uomo e animale. Si inizia l’addestramento a 3 mesi e l’importante è trovare il cosiddetto “gioco preferito” che poi diventa la ricompensa quando il cane trova qualcosa». Un cane può essere operativo fino a 7/8 anni. 

La ricerca dei superstiti

È estremamente difficile operare in queste situazioni. Le squadre Usar (acronomo anglofono per “ricerca e soccorso in ambiente urbano”) lavorano con macchinari meccanici per scavare tra le macerie. Al primo segno di presenza umana – il lembo di un vestito, la carrozzeria di un’auto, eccetera – le ruspe si fermano e partono i cani. Il naso è allenato per avvertire odori umani anche impercettibili come un respiro. Se trovano vita scatta la festa e il gioco preferito. A ognuno il suo. Tra chi preferisce una pallina da mordere e chi va più sulla concretezza di un wurstel. «Quando il cane gira e non trova – aggiunge Cinzio Scatassa con a fianco la sua Kira – si gira verso di te come a chiedere un consiglio, una direzione. Poi lascia perdere. Ti dice che non c’è niente. I messaggi che invia sono lampanti». Può capitare che dopo qualche giro a vuoto anche il cane si demoralizzi. A quel punto i vigili del fuoco inscenano un ritrovamento. Uno di loro si nasconde, il cane lo trova, viene premiato e riprende vigore. La ricerca continua. 

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Dal terremoto nelle Marche a Genova

Le squadre cinofile marchigiane, sei in tutto nella nostra regione, si erano già distinte con il terremoto 2016. «Ma la situazione a Pescara del Tronto – fa notare Alessandro Sampaolo con il suo Desmo – era molto diversa dall’attuale. A Genova tutto è concentrato in poche centinaia di metri con grossi blocchi di cemento e strutture taglienti». Al fianco delle squadre ci sono anche veterinari. Siccome i cani lavorano controvento vanno tenuti al riparo da polvere negli occhi e nelle narici. O da possibili tagli ai cuscinetti delle zampe anche se, per evitare questo, vengono dotati di speciali calzature. L’antinfurtinistica non è un optional, insomma. Tutte le squadre, compresi Franco Alessandrini con Galassia e Dante Mariucci con Marley, sono rientrate ieri. Pronte a partire di nuovo e raggiungere qualsiasi parte d’Italia dove ce ne fosse, Dio mai voglia, bisogno.

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