«L’ho accarezzato e con voce dolce gli ho fatto capire che era al sicuro». A parlare è Giuseppina Petrone, la donna cantoniera dell’Anas che ha deciso di adottare Nerone, il cane che a inizio agosto i suoi colleghi avevano trovato ferito che vagava sull’A3. Lei quel giorno non c’era, ma quando è arrivato nel centro di manutenzione di Sala Casilina tutti ne parlavano: «Tutti parlavano solo del ritrovamento, ma io mi guardavo intorno e non lo vedevo. Pensavo scherzassero. Ma poi l’ho visto: era accucciato dietro una siepe, tremava ed era ferito ad una zampa. Lì mi si è stretto il cuore. L’ho subito accarezzato e con voce dolce gli ho fatto capire che era al sicuro». 

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Ma per un cane ferito l’amore non basta e i cantonieri hanno chiamato subito il veterinario che ha assicurato loro sulle sue buone condizioni di salute e ha confermato che era privo di microchip. «Dopo la visita del veterinario – continua Giuseppina – sono andata a comprargli un collare e del cibo, poverino era affamato. Gli ho fatto subito il bagno e l’ho coccolato, in attesa che qualcuno venisse a prenderlo. Avevamo, infatti, sparso la voce in paese del ritrovamento. Io ho già due cani: Conan, un corso di 65 kg e Milo, un piccolo trovatello, e se ne perdessi le tracce spererei che qualcuno me lo riportasse o mi indicasse dove trovarlo».  

Dopo una settimana nessuno lo reclamava, ma per Giuseppina quel cagnolino che avevano chiamato Nerone per il colore del suo pelo stava diventando qualcosa di speciale. «Il nostro rapporto di affetto cresceva: riconosceva la mia macchina dalla strada, mi veniva incontro al cancello ed era una festa e tutte le volte che andavo via era molto triste». 

Intanto la storia di Nerone ha fatto il giro dei siti e tv, una storia che ha attirato l’attenzione di molte persone pronte ad adottarlo. «Devo ammettere che sono stata informata delle tante richieste di adozione che ci segnalavano dall’ufficio di Roma – ha confessato la donna -, ma il forte rapporto che si è instaurato da subito con Nerone mi ha fatto pensare che ci fossimo trovati. Un giorno andando via dal lavoro l’ho messo in macchina e me lo sono portata a casa. Quando sono arrivata i miei figli erano felicissimi. Avevo solo paura che gli altri miei cani potessero essere gelosi e rifiutarlo. Invece, con mia grande sorpresa, lo hanno accolto come un fratello e, da buoni padroni di casa, gli hanno mostrato il nostro giardino e hanno iniziato a giocare». 

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