Per gli esseri umani guardarsi negli occhi ha diversi significati: è un segno di rispetto e riconoscimento, è un segno d’amore come il genitore che ammira il proprio neonato o gli innamorati che si fissano per momenti eterni, ma può essere segno di pericolo come la minaccia di una persona arrabbiata o di un malintenzionato.

Lo sappiamo bene che non servono le parole per comunicare. Gli occhi sono lo specchio dell’anima e con un po’ di attenzione possiamo capire molto guardando in viso una persona, questo possiamo farlo anche con i nostri compagni a 4 zampe.

I cani guardano negli occhi ma per brevi (brevissimi) istanti. È un segno di riconoscimento e comunica lo stato dell’individuo e le sue intenzioni.

Ci sono diversi tipi di sguardo: da quello dolce con gli occhi socchiusi e le palpebre che sbattono spesso (per interrompere il contatto), fino allo sguardo fisso ininterrotto, “duro” e minaccioso.

Lo sguardo fisso rappresenta una minaccia nel linguaggio dei cani, per questo nella “vecchia scuola” è diffuso l’insegnamento che dice di guardare il cane dritto negli occhi per comunicargli la nostra superiorità. Ma attenzione a cosa facciamo: stiamo entrando apertamente in conflitto con il cane in questo modo e a seconda del carattere del cane ci possono essere diverse reazioni.

All’università mi hanno insegnato il “watch me”: premiare l’attenzione del cane con lo sguardo fisso negli occhi. Il piccolo particolare è che così il cane associa “ti guardo negli occhi-ricevo un premio” e si trasforma un comportamento di significato sociale in uno di obbedienza. Ha poco senso. Se il cane mi vuole comunicare qualcosa come faccio a riconoscere le sue intenzioni se ho condizionato il modo che ha di guardarmi?

Per fortuna “quel santo del mio cane” mi ha insegnato che questo non serve a nulla, dopo qualche conflitto di comunicazione avuto con lui ai tempi della sperimentazione diretta degli esercizi. Se voglio l’attenzione del cane posso premiare il fatto che mi guardi e che mi segua, ma lo sguardo fisso negli occhi è altamente deleterio dato che fa parte del repertorio comunicativo. Mi spiego meglio.

Quando il cane ci fissa negli occhi, per diversi istanti senza interrompere il contatto visivo, è in conflitto con noi (disagio) e ha una base di aggressività. Noi possiamo entrare in conflitto rispondendo allo sguardo o evitarlo distogliendolo. Se ricambiamo lo sguardo ma abbiamo paura lui la sentirà e molto probabilmente la tensione incrementerà fino all’attacco da parte sua. Rispondere alla minaccia di un cane è un atto consapevole per cui bisogna prendere in considerazione diversi fattori, come ad esempio l’individuo che abbiamo di fronte, il contesto in cui ci si trova, la dinamica che ha originato il conflitto e le potenziali risorse in gioco. A volte lo sguardo fisso diventa una richiesta che può diventare pretesa se rinforzata con premi ottenuti ogni volta.

Quando il cane invece ci guarda da “innamorato” come accennato prima lo sguardo è diverso: si interrompe spesso poiché socchiude le palpebre o sbatte le ciglia, a volte distoglie lo sguardo per qualche istante. Se è in amicizia ci guarda con un’aria serena e tranquilla, non minacciosa e soprattutto senza disagio percepito.

Quanto sappiamo leggere i segnali che ci invia il nostro cane tramite la mimica facciale? Quanto siamo consapevoli dei segnali che inviamo noi a lui? Fate questa prova: osservate le volte in cui vi guarda e come vi guarda, cosa è successo prima e cosa succede dopo l’interazione?

Dottoressa Marzia Massocco
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