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di Antonio Buccioni

Antonio Buccioni

Come Ente Nazionale Circhi ci vediamo costretti a rispondere alle accuse mosse da Chiara Grasso (1), laureata alla triennale di psicologia che si proclama “etologa”, per esprimere dei pareri contro la comunità circense italiana e anche contro il parere di esperti internazionali che hanno veramente condotto degli studi nei circhi, come il Professore emerito Ted Friend, che incredibilmente cita in fondo al suo articolo per sostenere la sua tesi, sebbene lo scienziato si sia espresso chiaramente contro il divieto degli animali nei circhi in Italia (2).
I pareri della “etologa” non fanno altro che riprendere quanto affermato dalla LAV (Lega Anti Vivisezione), una Onlus animalista che viene definita dal prof. Luigi Petrillo come una delle più influenti lobby italiane (3).
Questa lobby animalista, in cooperazione con altre associazioni animaliste, coordina l’intergruppo parlamentare Animali (4), un insieme di politici di diversi schieramenti, per portare avanti le proprie proposte di legge.
Il materiale al quale si è ispirata la Grasso è tratto dal fascicolo presentato dalla LAV il 23 febbraio all’Audizione Ufficio Presidenza, 7° Commissione (Istruzione pubblica, Beni Culturali, Ricerca Scientifica, Spettacoli e Sport) del Senato della Repubblica sul DDL 2287-bis e connessi “Delega al Governo per il Codice dello Spettacolo” (5) . La LAV ha sollecitato il Governo ad adottare il divieto all’utilizzo degli animali nei circhi portando una sequela di inesattezze a proprio favore, che analizzeremo qui di seguito.

1) La menzogna sui fondi destinati ai circhi
La Grasso apre l’articolo riprendendo la bufala targata LAV (contenuta nel rapporto CENSIS) secondo cui nell’anno 2015 i fondi assegnati al circo ammonterebbero ad € 3.010.000.

Occorre a questo punto fare chiarezza su due aspetti che alla dr.ssa Grasso evidentemente non sono ben chiari:

1) i contributi non vengono erogati ai circhi con animali in quanto tali; i contributi per le attività circensi vengono ripartiti su più voci. Due di queste sono direttamente collegate con l’attività circense intesa come spettacoli di circo, effettuati in Italia o all’estero. Il totale dei contributi erogati per queste due voci nel 2015 risulta di 1.318.000 €. Ricevono i contributi anche i circhi che non fanno uso di animali. La ripartizione del fondo viene decisa da un’apposita Commissione consultiva ministeriale. Oltre a questi contributi le attività circensi ricevono altri 700.000 € circa per le attività di formazione (in Italia esistono diverse scuole di circo, in nessuna delle quali si insegna l’addestramento degli animali, per puri motivi logistici), i festival, le attività promozionali, il mantenimento del residence per artisti anziani sito in Scandicci.
Questi dati sono pubblici e comunicati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo dal Vivo, facilmente verificabili. Secondo la più recente relazione sull’Utilizzazione del Fondo Unico per Lo Spettacolo e sull’Andamento Complessivo dello Spettacolo (6) (dati del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) i fondi FUS sono destinati soprattutto alle fondazioni lirico-sinfoniche e alle attività cinematografiche e solo l’1.1% alle attività circensi e allo spettacolo viaggiante.

2) Visto quanto dichiarato dalla dr.ssa Grasso in un recente post, si precisa che le disposizioni previste dal disegno di legge 2287-bis, attualmente ancora in discussione al Senato, prevedono NON la sospensione del contributo ai circhi che fanno uso di animali, ma la “graduale dismissione degli animali” per tutte le attività circensi praticate in Italia (art. 34, comma 4, punto h).

I fondi destinati alle attività circensi sono comunque ben poca cosa rispetto alle spese correnti che un complesso circense deve sostenere tutti i giorni, spese fra cui rientrano anche le varie tasse, imposte, diritti ai Comuni per l’occupazione delle piazze e per l’affissione dei manifesti, e altre voci ancora.

2) La menzogna del “settore in crisi”
L’indagine Censis commissionata dalla LAV (ripresa a ruota, senza verificare, dalla Grasso) non solo ci parla del circo come settore che vive grazie ai fondi Statali, ma anche come “settore in crisi”, questo presumibilmente per rendere più semplice per i legislatori la decisione di troncarlo. I dati forniti dal CENSIS, tuttavia, sono parziali e decontestualizzati, manca un’analisi che tenga conto della cornice temporale e socio-economica ove l’Osservatorio dello spettacolo inserisce il circo: il circo, infatti, insieme al balletto è uno dei pochi settori dello Spettacolo in crescita (+18,4%), con spesa di botteghino in aumento (+29,3%) così come la spesa del pubblico (+24,1%) e una crescita del volume di affari del +22,8%. Mentre la voce partecipanti (ingresso + presenze) è negativa, come tutte le attività dell’“aggregato attività teatrale” dove solo la lirica registra una voce positiva (7,7%) mentre il circo si posiziona al quarto posto rispetto a tutte le altre attività.
La Grasso sostiene che se i circhi non avessero animali si adeguerebbero alle “richieste del mercato” e quindi potrebbero ricevere più fondi. A sostegno della propria affermazione porta sondaggi promossi dalla LAV che non può essere di certo definita imparziale. I fatti, però, dimostrano il contrario: il Cirque du Soleil, circo senza animali, nel 2013 ha ahimè annunciato il licenziamento di 400 dipendenti (7) e, allarmato dal calo costante degli spettatori, ha deciso di rinnovare la sua offerta, investendo in attività che non sono direttamente legate al circo (8).

3) I circhi: realtà normate che devono disporre di personale qualificato
Quella dei circhi è forse l’attività con animali più controllata in assoluto. Le pratiche di autorizzazione temporanea dei circhi prevedono il controllo degli animali da parte dei servizi veterinari delle ASL, dei Carabinieri Forestali e dei funzionari dell’Ufficio CITES. I circhi devono obbligatoriamente disporre di uno o più veterinari consulenti (iscritti ad un albo interno), i quali redigono piani alimentari accurati per ogni specie animale, piani di mantenimento, pulizia, fuga; la relativa documentazione prodotta è soggetta a controllo dai veterinari ispettori delle ASL.
I circhi devono sottostare a numerosi regolamenti e leggi:
– Regolamento di Polizia Veterinaria (DPR 320 del 1954);
– Regolamento (CE) N. 1739/2005 del 21 ottobre, che stabilisce le norme sanitarie per la circolazione degli animali del circo negli Stati Membri;
– Regolamento (CE) 1/2005 che disciplina il trasporto di tutti gli animali vivi sul territorio della UE e si fa carico di garantire il benessere durante il trasporto;
– Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 aprile 1996 che ha elencato le specie animali pericolose di cui è proibita la detenzione, tranne che per i circhi che possono ottenere l’autorizzazione dalle autorità prefettizie, in sede di Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, integrata dalla presenza di un medico veterinario del servizio Asl e dei Carabinieri forestali;
– le Linee Guida della Commissione Scientifica CITES istituita presso il Ministero dell’Ambiente, che hanno fissato i requisiti per la detenzione degli animali considerati “pericolosi” di cui sopra;
– in più tutte le varie norme specifiche relative a specie domestiche presenti presso i circhi (equidi, bovidi, ovini, caprini, suini, pollame).

4) I “santuari” animalisti, realtà frammentate con grossi vuoti legislativi
Ultimamente le associazioni animaliste, quando si parla di possibili alienazioni di animali selvatici e/o esotici, utilizzano sempre più spesso il termine “santuario”. Certo tale parola è molto suggestiva e, nell’immaginario collettivo, fa subito pensare a un luogo “paradisiaco” per questi animali che devono lasciare l’ambiente in cui magari sono nati e cresciuti, e per cui comunque andranno a stare meglio.
Facciamo allora chiarezza anche su questo termine.
In Italia non esiste nessuna definizione legale di santuario per animali. Né, a quanto ci risulta, in nessuna parte del mondo. Sul sito della stessa LAV i santuari vengono definiti come strutture di detenzione, istituite in Africa e Asia, dove gli animali possono godere di ampi spazi e vivere in un regime di semi-libertà. Attenzione, semi-libertà, non essere reimmessi nell’ambiente naturale (perché anche gli animalisti sanno che nella stragrande maggioranza dei casi questo non è possibile); in sostanza degli zoo con spazi non grandi, ma grandissimi. Ma sempre di cattività si tratta.
In Italia le strutture destinate a ospitare animali selvatici e/o esotici sono i CRAS (Centro di Recupero per Animali Selvatici) e i CRASE (Centro di Recupero per Animali Esotici); la maggior parte di tali strutture sono gestite da associazioni animaliste o dal WWF.
Essendo strutture che ospitano animali selvatici, di cui molti sono considerati pericolosi per la salute e l’incolumità pubblica, sono anch’essi soggetti ad essere autorizzati dalle Prefetture o ai sensi dello stesso regolamento di Polizia Veterinaria. Una recente nota del Ministero della Salute (04-05-2017) ha precisato che invece molti di questi centri sono privi di specifiche autorizzazioni. E ha dato mandato alle Regioni, e quindi agli enti territoriali (ASL), di censire i centri di recupero, verificarne i requisiti, e procedere, in caso positivo, al rilascio delle autorizzazioni.
Il che denota una evidente incongruenza, perché LAV & C. vogliono togliere gli animali dai circhi adducendo anche la scusa economica, per poi portare gli animali in realtà che da un lato vogliono più fondi dallo Stato, dall’altro lo Stato stesso riconosce, almeno in parte, come sprovvisti dei requisiti normativi per lo svolgimento delle attività cui sono destinati.
Inoltre, nella proposta di modifica n. 34.3 al DDL n. 2287 (9) si prevedono persino 500 mila euro all’anno (fondi statali), per il 2017 e 2018 che andranno alle associazioni animaliste che si occupano della dismissione degli animali dei circhi, oltre che aumentare i proventi delle sanzioni, che in virtù della legge 189 del 20 Luglio 2004 (Art. 8 comma 1) finiranno alle associazioni animaliste.
Per quanto riguarda i Santuari europei del circuito EARS (10) proposti dalla Grasso, sono sempre stati tratti dalla LAV nel fascicolo contro il circo, la maggior parte si occupano di ursidi e primati. In Italia su più di 2000 animali dei circhi non ci sono orsi e c’è solo un primate.

Con queste premesse tutti i circhi italiani sono giustamente spaventati per i loro animali: esistono dei video sui sequestri degli animali attivati dalle associazioni animaliste (11), dove personale assolutamente non qualificato maneggia in modo scorretto gli animali, con evidenti segni di stress, e addirittura li percuote. Alcuni animali che sono stati detenuti in questi centri di “recupero”, e che poi sono stati dissequestrati presentavano gravi lesioni, come ali spezzate. Altri non sono più tornati (12).

5) Cosa dicono gli studi condotti sul circo?
La dottoressa Marthe Kiley-Worthingon era stata scelta per condurre il primo grande studio sugli animali nei circhi e negli zoo perché è stata tra i primi etologi a studiare gli animali in Africa e a riconoscere problemi comportamentali in animali domestici pubblicando numerosi lavori sul benessere animale.
Nel 1990 la scienziata pubblica “Animal in circuses and zoos: Chirons World?” (13), che paradossalmente ritroviamo citato dalla Grasso per sostenere le sue personali tesi sugli animali nei circhi.
Nelle note c’è il link alla pubblicazione completa, così potete leggere con i vostri occhi le conclusioni dei suoi studi a pagina 220, capitolo 11.

This study shows that the welfare of the animals in British circuses, as judged by physical and psychological criteria, is not as a rule inferior to that of other animal husbandry systems such as in zoos, private stables and kennels. It also points out that even if this were to be the case, there is no reason why it should be a necessity of the circus way of life. It is therefore irrational to take a stand against circuses on grounds that the animals in circuses necessarily suffer, unless they are to take the same stand against zoos, stables, race horses, kennels, pets and all other animal-keeping systems.

“Questo studio dimostra come il benessere degli animali nei circhi, giudicati su criteri fisici e psicologici, non è così inferiore rispetto a quello di altri sistemi di detenzione degli animali come gli zoo, le stalle, i canili… Per questo è irrazionale prendere una posizione contro i circhi basandosi sull’idea che gli animali soffrano per forza di cose, a meno che non si prenda la stessa posizione contro gli zoo, le stalle, le scuderie, i canili, gli animali da compagnia e tutti gli altri sistemi che concernono la custodia degli animali da parte dell’uomo.”

Stupefacente è la testimonianza della scienziata nella lettera che ha mandato ad alcuni nostri politici italiani: “I finanziamenti per la pubblicazione di questo rapporto sono stati stanziati da un’associazione animalista: la RSPCA (Royal Society for Prevention in Animal Cruelty) la quale si aspettava che sostenessi che gli animali nei circhi debbano essere proibiti, siccome sono una nota scienziata che si occupa di benessere animale. Sebbene la RSPCA abbia esercitato su di me notevoli pressioni e la mia relazione sia stata citata fuori contesto e decontestualizzata da altre associazioni animaliste, i miei studi non hanno dimostrato che la proibizione degli animali nei circhi possa essere indispensabile per il benessere degli animali. Le conclusioni tratte dagli studi invece indicano che la gestione e l’allenamento degli animali dei circhi possono e devono migliorare, ma che non ci sono abbastanza motivazioni per vietare gli animali nei circhi piuttosto che negli zoo, negli allevamenti e in ambito domestico.” (14)
Anni dopo la RSPCA ha commissionato il lavoro di valutare gli animali nei circhi al gruppo di Harris & co, la pubblicazione del 2006 (15) ha ispirato i pareri della ONG FVE (Federazione Veterinari Europei) e di conseguenza dalla FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani), Eurogroup4Animals (gruppo di parlamentari europei animalisti) e LAV (Lega Antivivisezione). Si tratta di una review (raccolta della letteratura scientifica in materia) la quale ha concluso che gli animali nel circo stanno male. Peccato che la review analizzasse principalmente gli animali negli zoo, così anche come quelle pubblicate da Harris & co. l’anno 2009 (16) e l’anno 2016 (17).
Si noti che l’Autrice Heather Pickett, coautrice dell’ultimo report di Harris, scrive addirittura nel suo profilo LinkedIn che i suoi principali clienti sono le associazioni animaliste e il suo lavoro è “raccogliere le principali prove scientifiche per costruire un caso convincente per un’efficace azione di propaganda, raccolte fondi e lobbying.” Dice che il suo “lavoro è stato determinante per il raggiungimento dei cambiamenti politici in UK e nell’Unione europea e presso le grandi aziende”.
Dalla review di Harris del 2006, si è scatenato un dibattito vivace se vietare o meno gli animali del circo in Inghilterra. Il Governo aveva dunque commissionato al Department of Environment Food and Rural Affairs (Defra) una valutazione sui circhi. Quindi era stato istituito un comitato di esperti con l’incarico di “fornire e considerare le prove scientifiche relative alle esigenze legate al trasporto e alloggio delle specie non domestiche”. Nel 2007 il risultato del DEFRA Circus Working Group 2007 è che non ci sono abbastanza elementi per vietare la presenza degli animali nel circo. Così l’UK non ha vietato più i circhi in Inghilterra.
C’è uno scienziato che è quello che ha condotto più studi in assoluto sui circhi, che è stato citato fuori contesto sia da Harris che dalla Grasso, è il prof. Ted Friend, diplomato al College Americano in Etologia Animale (la più alta onorificenza in materia), il quale un mese fa aveva mandato una lettera al governo italiano e alle associazioni dei veterinari (18) dove fornisce un’analisi dettagliata su come i suoi studi siano stati manipolati, lamentandosi della carenza di verifica delle fonti da parte degli enti che consigliano i governi.
Ma Ted Friend non è certamente l’unico scienziato che ha espresso perplessità sugli studi di Harris, infatti precedentemente un altro scienziato, Terry J. Kreeger, ha sostenuto che i suoi studi siano stati manipolati (19) in altri lavori di Harris che riguardavano altre faccende care agli animalisti, studi peraltro finanziati dalle associazioni animaliste (IFAW & RSPCA).
Tornando alla questione circhi, effettivamente gli studi sono pochi. Quello per cui pressano le associazioni animaliste è la “traslabilità” dei risultati dei lavori degli studi negli zoo ai circhi per vietare i circhi stessi (e non gli zoo).

(S. Harris, nello studio del 2006, afferma sostanzialmente che si userà la letteratura degli zoo perché non è sufficiente quella sui circhi)

Basti anche vedere i lavori citati anche dalla psicologa in fondo al suo articolo (li abbiamo letti tutti). Tranne quelli della prof.sa Kiley Worthington e del prof. Ted Friend (che sostengono il contrario di quello che lei afferma) fatti nei circhi, abbiamo uno studio che sostiene che per gli elefanti siano meglio esercizi dinamici che statici i quali possono predisporre a certe patologie (Kuntze A. 1989), abbiamo la maggior parte dei lavori citati condotti sugli zoo, uno condotto sulle scimmie dei resort, negli zoo e nei parchi divertimento in Asia (Agoramoorthy G. et all, 2005). Abbiamo anche studi su topi per spiegare il ruolo di alcuni neutrotrasmettitori (Cirulli F. et all, 2009), e gli effetti della separazione materna (Dettling A., 2002), un modello in vivo per spiegare il ruolo di alcuni stressogeni negli adolescenti depressi (Freund N., 2013) e uno per valutare l’effetto del testosterone nei topi femmina (Howard S., 1981). Interessante notare come gli animalisti dicano che la sperimentazione animale non serve ma poi la citino per combattere settori che vorrebbero vietare. Nel minestrone di studi citati a casaccio contro i circhi abbiamo addirittura uno studio che parla di un metodo per valutare il grado di purezza del dingo negli incroci coi cani (Elledge A., 2006) e uno studio sulle modificazioni del cervello di uomini che hanno subito uno stress (McEwen B., 2007).

6) La sciocchezza dei Paesi che hanno vietato il circo
I Paesi che hanno ufficialmente bandito tutti gli animali dai circhi (Malta, Cipro e Grecia) non hanno mai avuto un circo nazionale.
Recentemente in Messico il partito dei Verdi è riuscito a far approvare una legge simile, e il giorno stesso è stato sollevato un problema che forse gli animalisti non avevano considerato, ovvero che fine avrebbero fatto gli oltre 4.000 animali presenti nei circhi messicani. Molti sono stati abbattuti, molti sono stati venduti ai boss della mafia.
In Perù e in Bolivia, Stati in cui mancano ancora i servizi primari, la LAV ha festeggiato la liberazione dei leoni con un evento che ha ospitato la proiezione in anteprima esclusiva per l’Italia di LION ARK che mostra la dismissione degli animali dai circhi del Sud America, avvenuta grazie alla collaborazione delle Autorità governative con gli attivisti di Animal Defenders International.
In Europa alcune nazioni hanno vietato gli animali nel circo ma solo quelli esotici e selvatici. In Olanda per esempio l’Universal RenzCircus, il circo nazionale olandese, basa gran parte del suo programma sulla presenza di animali nello spettacolo.
Recentemente sia la Spagna, la Lettonia (marzo 2017), la Germania e il Regno Unito hanno invece categoricamente bocciato le leggi proposte per la messa al bando dei circhi con animali.
Un approfondimento sulle norme in materia degli animali nei circhi verrà a breve diffuso dall’Ente Nazionale Circhi.

La comunità nomadica circense e l’antropocentrismo animalista
Quella del circo è una comunità nomadica, caratterizzata da un proprio e specifico contesto culturale. Essa ha basato la propria vita su un rapporto simbiotico con l’animale: una sorta di cooperazione in cui l’animale compie una particolare attività insieme all’uomo, il quale, proprio in virtù di questa alleanza procura all’animale alloggio, cibo e cure. Spezzare questo legame (che è anche un legame di natura affettiva) è condannare sia uomini che animali. Non è neanche possibile “riformare” gente specializzata, che è stata addestrata da piccola, che sarà condannata alla strada.
Pensare che lo statuto di animale “addomesticato” riduca l’animale a mero “istinto”, ignorando “apprendimento”, “intelligenza” e “adattamento” è, per usare una parola che piace tanto agli animalisti, “specista”.
La campagna contro i circensi, contro la loro particolare società, vita, stili e costumi, è una vera e propria discriminazione, basata su pregiudizi, campagne d’odio alimentate dalle ONG animaliste fautrici della teoria della “liberazione animale”, dove il complesso rapporto uomo-animale non è più “cooperazione” ma mero e innaturale schiavismo, dove la detenzione di un animale viene descritta sempre e comunque come sofferenza e ignora tutti gli studi sul campo e le valutazioni sul benessere animale nate in seno all’allevamento, il tutto incorniciato dalla favole rousseauiano che caratterizzano sempre le società opulente e consumiste, dove la “natura” lontana, sconosciuta è bella, buona e giusta.
La questione non è “essere contro gli animali nei circhi” ma impedire in generale l’impiego di animali, combattendo un settore alla volta (dopo di noi verranno gli zoo, poi gli allevamenti), condizionando l’opinione pubblica, facendo leggi restrittive, finanziando pareri di parte, aumentando le multe, le pene, i loro introiti. E pensare che proprio l’addomesticamento di piante e animali circa 10.000 anni fa ha permesso all’Uomo di passare dallo stato di raccoglitore-cacciatore alla civiltà.
Spezzare il rapporto uomo-animale è irrealistico e pericoloso, descriverlo come schiavismo è riduttivo e antropocentrista. Se di primo acchito può sembrare una contraddizione, basta riflettere un attimo sulle definizioni: l’interazione Uomo-Animale viene considerata come interazione Uomo-Uomo, non come interazione Animale-Animale. L’uomo è un animale ma un animale non è un uomo. La natura può offrirci altri esempi di magnifiche cooperazioni tra esseri viventi, per esempio esistono formiche che allevano e mungono gli afidi: è forse schiavismo?
Il mondo del circo non si sottrae al confronto, ma chiede, invece di divieti e proibizioni basate su aspetti ideologici, che piuttosto venga stimolato l’interesse su questo bellissimo settore che è il circo. E che vengano attivati maggiori studi sul campo sul benessere in tutte le strutture di detenzione di animali selvatici e/o esotici. In Italia abbiamo una rete di ben tredici facoltà di Medicina Veterinaria, un organo consultivo di chiara fama come il Centro di Referenza per il Benessere Animale (con sede presso l’Istituto Zooprofilattico di Brescia), sicuramente validissimi esperti in materia di etologia. Abbiamo tutte le capacità per fare tante e ottime valutazioni sul benessere, per continuare a migliorarsi e a migliorare.

Note:

1 – Chiara Grasso, Gli animali nei circhi non rispondono al concetto di benessere e rispetto della natura, della sanità e dell’etologia (27 luglio 2017) TgRegione.it

2 – SiVeLP, Lo Scienziato esperto di welfare ai veterinari italiani: “i professionisti hanno accettato i dogmi animalisti” (24 luglio 2017)

3 – Virginia Della Sala e Stefano Feltri, Così le Lobby tengono in pugno la politica (11 aprile 2016) Il Fatto Quotidiano

4 – Attività A.S. 2012/2013 – Presidente Attilio Girolimini Il Presidente della L.A.V. al Rotary Club di Senigallia 2 ottobre 2012; Jacopo Corsini, Studio Sugli Intergruppi Parlamentari Italiani, 1 Ottobre 2016

5 – Audizione Ufficio di Presidenza, 7° Commissione (Istruzione pubblica, Beni Culturali, Ricerca Scientifica, Spettacoli e Sport) del Senato della Repubblica del Disegno di Legge 2287-bis e Connessi “Delega al Governo per il codice dello Spettacolo”

6 – Osservatorio dello Spettacolo, Relazione Sull’Utilizzazione del Fondo Unico Per Lo Spettacolo e Sull’Andamento Complessivo dello Spettacolo (Anno 2015)

7 – La Stampa, La crisi colpisce il Cirque du Soleil licenziati 400 dipendenti su 5.000 , 18 gennaio 2013

8 – Internazionale, Il Cirque du Soleil cambia per non chiudere , 22 dicembre 2014

9 – Senato, proposta di modifica n. 34 . 3 al DDL n. 2287

10 – Ears.org. Partners.

11 – Federfauna, Victor Show: la verità su Nirda e animalisti , 2 settembre 2009

12 – Federfauna, Victor Show: la verità su Nirda e animalisti , la conclusione, 25 maggio 2010

13 – Marthe Kiley-Worthington, Animal in circuses and zoos: Chirons World?, Little-Eco Farm Publishing

14 – Next Quotidiano, Marthe Kiley-Worthington on Italian ban on animal circuses , luglio 2017 (traduzione in italiano )

15 – Stephen Harris, Graziella Iossa, & Carl D. Soulsbury, A review of the welfare of wild animals in circuses (2006) non pubblicato, commissionato da RSPCA.

16 – G.Iossa, C.D. Soulsbury and S. Harris, Are wild animals suited to a travelling circus life? ”(2009) Animal Welfare. 18:129-140

17 – J. Dorning, S. Harris and H. Pickett, The welfare of wild animals in traveling circuses (2016), tesi non pubblicata

18 – SiVeLP (Sindacato dei Veterinari Liberi Professionisti): Esperto di Welfare Animale ai politici italiani: “i professionisti hanno accettato i dogmi animalisti” 24 luglio 2017 Traduzione in italiano: Next Quotidiano – Lo scienziato americano ai politici italiani: la legge sui circhi è basata su studi manipolati ” 24 luglio 2017

19 – Terry J. Kreeger, Written submission of the Committee of Inquiry into Hunting with Dogs in England and Wales , 1997

Short URL: http://www.circo.it/?p=41466

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