Roma, 29 dic. (askanews) – E’ uno dei simboli del Giappone tradizionale, lo strumento principe della musica del teatro Kabuki. Lo “shamisen”, la tipica chitarra a tre corde, vive una profonda crisi per due principali motivi: mancano gli artigiani in grado di costruirle e, soprattutto, l’utilizzo dei pelli di gatto e di cane per ricoprirle è sempre meno accettato socialmente. Lo racconta l’agenzia di stampa nipponica Kyodo.

Negli ultimi anni è cominciata una caccia disperata per cercare di trovare una pelle che sostituisca quella di questi amati animali domestici. Si è provato col canguro e anche con alternative sintetiche. Ma nulla riesce a riprodurre quel suono così peculiare.

“La gente considera cani e gatti come animali d’affezione. Come potete immaginare, l’uso delle pelli di cani e gatti non è visto favorevolmente”, ha commentato sconsolato Sakichi Kineya, membro della settima generazione di una famiglia di suonatori di shamisen.

Lo shamisen, che viene suonato con un grande plettro chiamato “bachi”, è considerato originario delle isole Ryukyu a metà del XVI secolo e deriverebbe da un altro strumento, il “sanshin” che era ricoperto di pelle di serpente. “Pelli di cani e gatti vengono usati per gli shamisen dal periodo Edo, circa 400 anni fa”, ricorda Kineya.

“Cacciatori di gatti”, un tempo, erano diffusi in tutto il Giappone per catturare cani e gatti randagi, ucciderli e poi scuoiarli per per trarne le pelli. Erano generalmente “burakumin”, appartenenti al gradino più basso della scala sociale. Ma il mestiere è scomparso negli anni ’70. Oggi per lo più vengono importante, per esempio dalla Cina, ma l’opposizione degli animalisti all’estero sta facendo calare anche questa fonte d’approvvigionamento.

Kazuhiro Hashimoto, 82 anni, è uno dei pochi che, col figlio Yasuhiro di 52 anni, continua a produrre shamisen usando pelli di gatto nell’antica capitale di Nara. E’ pessimista. Il suo lavoro – dice alla Kyodo – “sta morendo di morte naturale”.

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