I proprietari di cani si sentono discriminati fisicamente

  di da Berlino Roberto Giardina 

Tassiamo i gatti, ha proposto la Frankfurter Allgemeine, Faz. Un tema poco serio per il serissimo quotidiano di Francoforte, che probabilmente voleva offrire una pausa ai suoi lettori tra le analisi catastrofiche sul mondo secondo Trump, i populisti che avanzano in Germania, il terrorismo e le previsioni di borsa.

Ed è stato travolto dalle proteste o dal plauso di centinaia di lettori, tanto da pubblicarne una minima selezione su un’intera pagina dell’edizione domenicale.

L’autore dell’articolo è Jörg Albrecht, anche lui un collega serio, tanto che dirige la sezione scienze della Faz. Lui possiede un cane, non sarà obiettivo, ma trova ingiusto che debba pagare una tassa per il suo compagno, andare in giro con paletta e sacchetto per raccogliere le sporcizie del cane, e i gatti possano fare quel che vogliono. E gratis.

Il tema è pericoloso, come si vede. Lo sa chiunque frequenti Facebook. Le immagini di cani e gatti imperversano, deliziando, presumo, solo i loro padroni. E qualche amico che finge. Ognuno ama gli animali, i suoi. E odia le bestiacce degli altri. Jörg, abituato agli articoli scientifici, comunica che a cliccare cat, gatto, su Google si raggiungono 60 milioni di risultati. I gatti, Katzen, dominano anche nelle case dei tedeschi. In almeno un terzo, 28 milioni, vive almeno un animale, compresi pitoni e cobra. E i gatti sono in maggioranza: undici milioni e mezzo, il 19% delle abitazioni, contro appena 6,9 milioni di cani, il 14%.

Io ho posseduto solo un cane, un cucciolo di boxer, per due mesi.

Facevo il cronista senza orario e lo obbligavo a condurre una vita da gatto. Così lo regalai a miei genitori. Ho troppo pena per gli animali per costringerli a vivere con me. Presumo che i gatti siano più semplici, non li devi portare in giro all’alba e alla sera, e li puoi lasciare da soli a casa senza farli cadere in depressione. È quello che non garba a Jörg. «I detentori dei Katzen, scrive, sostengono sempre la stessa cosa, che i loro felini sono più indipendenti, e non servili come i cani. Hanno il loro orgoglio e dignità». Lui non è convinto.

Soprattutto trova che i gatti siano degli assassini. Danno, o dovrebbero dare, la caccia ai topi, ma se la prendono più volentieri con i pacifici uccellini, di cui fanno strage: «I gatti uccidono tutto quel che si muove… sono dei killer». Secondo il solito studio che ci arriva dagli Stati Uniti ogni anno negli States i gatti ucciderebbero da un miliardo e 400 milioni di uccelli e 3 miliardi e 700 milioni, e tra 6,9 e 20,7 miliardi di lucertole. In Germania la strage di uccellini arriverebbe a 200 milioni. Io mi chiedo come facciano la conta. I miei dubbi sono condivisi anche dall’esperto di volatili Lars Lachmann: «Mi sembrano cifre esagerate. In Germania, secondo i miei calcoli, nascono ogni anno 400 milioni di uccelli. È poco verosimile che i gatti ne uccidano la metà. Senza osservare che i gatti domestici vivono in città e in paesi, dove non dovrebbero trovare tante prede». Passerotti e specie rare non rischiano dunque l’estinzione. Però, aggiunge, il problema esiste.

È favorevole a una tassa sui felini casalinghi? Nein, obietta Lachmann, perché molti sarebbero indotti a liberarsi dei gatti che metterebbero a rischio i Wildkatzen, i gatti selvaggi, che continuano a sopravvivere in Germania. Si unirebbero tra loro, imbastardendo la razza. La tassa sui gatti rimarrà probabilmente una proposta maligna da parte degli amanti dei cani. O verrà introdotta dai nostri politici sempre a caccia di soldi.

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