Cesare, il cane salvato a Rapallo

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Genova – Quattordici cani morti per avvelenamento dall’inizio dell’anno solo a Genova, altri due a Chiavari e ad Avegno, almeno altri trenta casi di bocconi ed esche micidiali rinvenute in strada: polpette avvelenate, wurstel imbottiti di chiodi, spugne da cucina fritte per trasformarle in bocconi appetibili che poi, una volta ingerite, si gonfiano fino a innescare un blocco intestinale.

Il 2017 è un anno tragico per gli amici degli animali e c’è un mondo di volontari che si coordina attraverso sette gruppi WhatsApp, quartiere per quartiere, e da qualche settimana scende in strada per individuare bocconi sospetti lungo le vie del passeggio e delle sgambate, ma anche per affiggere manifesti e segnalare i pericoli e le possibili conseguenze. In nessun caso sono stati però colti sul fatto o individuati i responsabili.

«Ancora martedì è arrivata notizia di un cane avvelenato in corso Carbonara, per la quale stiamo cercando riscontri, e noi ieri sera con il nostro gruppo di controllo di Castelletto abbiamo rinvenuto una spugna fritta in Via Pastrengo». Lo racconta Stefano Weiss, fondatore del gruppo chiuso Facebook “Emergenza bocconi avvelenati”, che insieme alla pagina “Segnalazioni bocconi avvelenati” raccoglie e filtra le decine di segnalazioni, post e messaggi che arrivano da più parti.

E continua: «La gente non sa nulla e va informata, anche perché le esche letali per gli animali possono essere molto pericolose anche per i bambini: basta mettere le mani in bocca dopo aver toccato i bocconi per avere gravi danni».

L’allarme su Facebook

«Ancora martedì è arrivata notizia di un cane avvelenato in corso Carbonara, per la quale stiamo cercando riscontri, e noi ieri sera con il nostro gruppo di controllo di Castelletto abbiamo rinvenuto una spugna fritta in Via Pastrengo». Lo racconta Stefano Weiss, fondatore del gruppo chiuso Facebook “Emergenza bocconi avvelenati”, che insieme alla pagina “Segnalazioni bocconi avvelenati” raccoglie e filtra le decine di segnalazioni, post e messaggi che arrivano da più parti.

E continua: «La gente non sa nulla e va informata, anche perché le esche letali per gli animali possono essere molto pericolose anche per i bambini: basta mettere le mani in bocca dopo aver toccato i bocconi per avere gravi danni».

Da qui è partita l’iniziativa dei giri di perlustrazione coordinati: «Li facciamo nelle ore serali o di prima mattina, prima del passaggio dei cani, tre o quattro volontari per volta. Per ora siamo una cinquantina divisi per sette gruppi, ma l’obiettivo è crescere per garantire una copertura ancora più capillare del territorio». Una prima certezza: la paura delle esche non è il frutto di una leggenda metropolitana, come le vipere calate dagli elicotteri o i coccodrilli che escono dalla doccia.

Sally e gli altri

È una realtà crudele che ha il volto di Sally, il San Bernardo ucciso il 4 febbraio dal veleno per topi a Sampierdarena, o di Jack, il Jack Russel che aveva mangiato un boccone lasciato come esca per i ratti tra via san Martino e via Torti. E di altri sedici cani uccisi nel 2017. Ed è solo per un miracolo che si è salvato Cesare, il meticcio di due anni che a Rapallo, il 25 luglio, aveva mangiato un wurstel imbottito di aghi, visibili nella radiografia “postata” dal sindaco Carlo Bagnasco.

La Asl 3 conferma, anche se con numeri minori, perché non tutti gli episodi vengono segnalati attraverso i canali ufficiali: alla Azienda sanitaria genovese sono arrivate dall’inizio dell’anno una decina di carcasse, 22 segnalazioni di casi sospetti. Di questi, 7 hanno trovato conferma ai test di laboratorio e per altri sei casi le analisi sono ancora in corso.

L’allerta continua

Le testimonianze vengono lanciate su Facebook dai volontari e il controllo sulle segnalazioni è costante: la logica è la stessa di Wikipedia, le bufale non passano al vaglio della comunità. Le segnalazioni si susseguono. Il 20 luglio Deborah Lorusso scrive: «Ho rimosso ora un pezzo di pane accanto ai giardinetti di via del camoscio… Non mi sembrava niente di strano, ma l’ho raccolto,chiuso in un sacchetto e l’ho buttato via». Il 22 luglio scrive Caterina Laura Pirella: «È morto un cane avvelenato in via Isonzo e mi è stato segnalato un boccone avvelenato in via Bainsizza». Pochi giorni prima un altro post: «Tovate spugne fritte alla torretta di Quezzi».

Il 28 luglio, ancora: «Spugne fritte trovate in piazza della Vittoria, un cane salvato in tempo». Il primo agosto: «Bocconi avvelenati sulla passeggiata di Nervi, prestare la massima attenzione». Basta un nulla per lasciarci la pelle.

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