di Elena Manzini

REDAZIONE, 13 DIC – Migliaia di anni prima che i gatti arrivassero a dominare sui social, si erano diffusi nell’antica Eurasia e in Africa, portati dai primi agricoltori, dai marinai e dai Vichinghi.
Alcuni scienziati hanno decifrato le basi del Dna di oltre 200 gatti vissuti tra i 15.000 anni fa e il XVIII secolo d.C. Sussiste tra i ricercatori un dibattito inerente l’addomesticamento del gatto domestico (Felis silvestris) visto che la sua anatomia ed il comportamento è nettamente distinto dai gatti selvatici. A Cipro esiste una sepoltura umana di 9.500 anni che conteneva anche i resti di un gatto. Questo indica che il legame tra persone e felini risale almeno alla nascita dell’agricoltura, avvenuta nella vicina Mezzaluna Fertile circa 12.000 anni fa. Gli antichi Egizi potrebbero aver addomesticato i gatti selvatici circa 6.000 anni fa e ne mummificarono moltissimi.
I ricercatori hanno analizzato il DNA mitocondriale dai resti di 209 gatti da oltre 30 siti archeologici in Europa, Medio Oriente e Africa. I campioni risalgono dal Mesolitico, quando l’uomo era cacciatore-raccoglitore, sino al diciottesimo secolo. Dagli studi è emerso che le popolazioni di gatti sembrano essere cresciute nel tempo ma in due periodi diversi.
I gatti selvatici del Medio Oriente si diffusero con le prime comunità agricole verso il Mediterraneo orientale. Si venne in sostanza a creare una sorta di ecosistema: le riserve di cereali dei primi agricoltori attirarono i roditori che a loro volta attirarono i gatti selvatici. Visto quindi che avere gatti in giro preservava le riserve alimentari, gli agricoltori potrebbero aver iniziato ad addomesticare i gatti.
Migliaia di anni dopo, i gatti discendenti da quelli egiziani si diffusero in Eurasia e Africa. La medesima discendenza genealogica comune nei gatti dell’Egitto del periodo che va dal IV secolo a.C. al IV secolo d.C è stata rinvenuta nei gatti analizzati in Bulgaria, in Turchia e nell’Africa subsahariana. I marinai probabilmente portavano i gatti sulle navi per tenere sotto controllo i roditori. Tutto ciò trova conferma nello studio del Dna mitocondriale dei resti di alcuni gatti rinvenuti in un sito vichingo dell’VIII-XI secolo nel nord della Germania. Non solo Dna mitocondriale ma anche Dna nucleare si è preso in considerazione. Quest’ultimo ha permesso di scoprire la mutazione responsabile del mantello maculato dei gatti soriani, cosa che apparve dal Medioevo. Ma il gatto non ha finito di sorprenderci: animale misterioso, ha ancora molte cose da rivelare.

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