28/11/2016, 15:05

Mi è capitata una discussione nei giorni scorsi con una persona che intendeva prendere un gatto, discussione che mi ha fatto venire dei dubbi: ma chi prende un gatto, ha coscienza dell’animale che prende? So che può sembrare strano, ma molti pensano che avere un gatto non sia una cosa così diversa dall’avere un cane. Ma così non è. Innanzitutto, lasciate che dia un consiglio: non andate nei negozi a comprarli. Nella vostra zona ci saranno sicuramente dei canili o dei gattili dove trovare l’animale della vostra vita. E non credete alle balle che si raccontano, che gli animali si affezionano solo se presi da cuccioli. Il cane – salvo casi particolari di cani maltrattati – si affeziona a chiunque molto rapidamente, anche quando è anziano. Per il gatto è più difficile, ma vale sia quando lo si prende da cucciolo che da adulto. Comprarlo nei negozi è solo un modo per buttare i soldi. E spesso, senza che ve ne rendiate conto, favorite traffici illeciti di animali che arrivano dall’estero, in condizioni di salute alquanto discutibili. 

Chiarito questo, torniamo al gatto. Perchè non è come un cane? Perchè non è l’animale che risponde al richiamo o che si mette a giocare quando vuole il padrone. Il cane è un animale di branco, quindi fa tutto quello che può per stare nel branco ed essere accettato. Il gatto è un animale solitario, quindi vuole la sua pace, il suo gioco, il suo ambiente. Quando si dice che il gatto è un animale indipendente, significa questo: raramente si adegua agli altri. Se vuole dormire, vuole dormire. Magari risponderà al richiamo del cibo, ma difficilmente a quello del gioco. E questa è la prima differenza fondamentale. Molta gente invece vede il gatto come un sostituto del cane, solo più piccolo e più “maneggiabile”. 

Un gatto ha bisogno innanzitutto di quattro cose: una ciotola di acqua fresca, da cambiare periodicamente; una ciotola di cibo messa in un posto pulito e nascosto (per intenderci, non deve essere troppo vicino alle finestre), una lettiera pulita (e lontana dalle ciotole, ai gatti non piace che si mischi l’odore delle deiezioni e quello del cibo) e qualche posto su cui affilarsi le unghie. In caso di necessità può adattarsi a bere acqua poco pulita e mangiare anche fuori al balcone, ma lo farebbe con disgusto nel primo caso e con paura nel secondo. Se la lettiera non è pulita, comincia a fare i bisogni per terra. Ma le unghie deve affilarle da qualche parte. Quindi, o gli si procura qualcosa di adatto oppure comincerà ad usare mobili, sedie e poltrone per farlo. C’è poi un’altra cosa che al gatto piace, anche se non è indispensabile: la possibilità di avere un posto tranquillo in alto, dove rifugiarsi e tenere d’occhio l’ambiente. Li fa sentire sicuri, quindi è qualcosa che amano. Si può usare quello che c’è già in casa. Per esempio liberare un ripiano di un mobile o di una libreria, rendendo possibile l’accesso senza fatica, e renderlo comodo con un cuscino o una copertina. Oppure mettere una serie di mensole avvolte nella corda grezza (in modo che il gatto possa anche usarle come tiragraffi) che creino un percorso in alto. Non è necessario che siano mensole l’una attaccata all’altra: metterle a 50 centimetri l’una dall’altra non costituirebbe un ostacolo. Non c’è bisogno di fare niente per attirarlo in queste zone: prima o poi ci capiterà sopra, nelle sue esplorazioni notturne. Se sono di suo gradimento, saprà che c’è. 

C’è poi un’altra cosa da ricordare: la temperatura. Il gatto ha una temperatura naturale più alta della nostra. Quindi soffre di più il caldo e il freddo, rispetto a noi. Questo significa che in estate preferirà stare su superfici fredde (un tavolo di legno o le piastrelle, per esempio) mentre in inverno cercherà i cuscini, magari una copertina di lana se è a disposizione. Oppure cercherà calore sotto le coperte, magari appena il proprietario di quel letto si è appena alzato. Questi sono i riferimenti da tenere presente. Oltre al fatto che al gatto piace guardare il “panorama”. In natura molti felini spesso salgono sugli alberi o sulle rocce a strapiombo: gatti selvatici, tigri, leopardi, puma, ecc. In casa, conviene lasciare loro una o più finestre da dove possano guardare l’esterno. Con l’ovvia attenzione all’altezza. In genere, il gatto sa misurare l’altezza: salvo casi eccezionali non si butterà dal quinto piano. Ma può sempre cadere, se per esempio si sporge troppo dal balcone o cammina sul marmo di una finestra. Quindi conviene sempre fare attenzione, in questi casi. Una rete alla ringhiera del balcone può sempre essere utile, per evitare incidenti. 

E ora veniamo ad una questione scottante: la sterilizzazione. Per i cani è utile, ma non indispensabile. Per i gatti invece è indispensabile. Sempre e comunque. Il motivo è semplice. Se si ha un gatto maschio, per istinto “marcherà” il suo territorio (cioè la casa) con spruzzi di sperma per attirare le femmine. Cioè spruzzerà sperma sui muri, il più in alto possibile (significa anche a mezzo metro da terra). Bagnato, sarà una antiestetica macchia sul muro; una volta secco, emanerà un odore veramente insopportabile. E non c’è detergente che permetterà di pulire veramente bene. Se si ha invece una gatta, andrà in calore per 5-7 giorni; e poi andrà in calore di nuovo ogni 10-15 giorni finchè non verrà coperta. E una gatta in calore, per attirare i maschi, miagola. Miagola tanto, tantissimo, a voce forte. Soprattutto di notte. Insomma, è roba da mettersi i tappi nelle orecchie. Qui è il caso di sfatare una bufala che viene diffusa: che è necessario far fare alle femmine almeno una cucciolata. Per carità, se uno intende tenersi i cuccioli, nulla vieta di farla figliare. Ma per gli animali non è indispensabile. Fanno sesso solo quando è la natura a dirglielo, facendo andare in calore le femmine. Se vengono sterilizzati, è un interruttore spento. E ne ho due esempi in casa: ho un gatto femmina che non ha mai fatto figli e un’altra che ha fatto invece tre cuccioli. Ed entrambe, una volta sterilizzate, stanno benissimo. Senza differenza alcuna. Nel caso dei maschi, poi è meglio la sterilizzazione anche per evitare che scappi di casa quando sente una femmina in calore. 

Queste sono le cose principali, dette in maniera semplice. Ora passiamo a qualche dettaglio. Per esempio è bene sapere che in media la salute di un gatto è un po’ cagionevole. Spesso sono sensibili alle malattie da raffreddamento, che degenerano facilmente in malattie più gravi, come la rinotracheite. Ma anche a quelle renali. Tanto che richiedono una alimentazione che si modifica nel tempo, riducendo le proteine per non affaticare i reni. In compenso, sono molto longevi. Un gatto può arrivare a 15-20 anni. Quindi prendere un gatto è un investimento a lungo, lungo termine. 

E soprattutto c’è una cosa da dire, che può sembrare scontata ma non lo è: un gatto non è un peluche. E’ un impegno, da prendere a ragion veduta. E proprio perchè non è un peluche, non ci si può aspettare che si comporti come vogliamo. Certo, ci sono gatti molto affettuosi, che cercano il padrone e le coccole, fanno tante fusa, e così via. E ci sono gatti più scontrosi, che invece sono più restii. Anche qui, ne ho visti diversi casi. Per esempio un gatto, preso da cucciolo, ci ha impiegato due anni prima di prendere abbastanza coraggio da andare in braccio al padrone. In un altro caso, un gatto, cresciuto in casa, ad un anno di vita ancora non accettava di farsi accarezzare; non parliamo poi di farsi prendere in braccio. Poi invece ci sono i casi opposti: per esempio un gatto che quando mangiava amava che il padrone lo accarezzasse e ricambiava con un sacco di fusa. Un altro che avrebbe passato l’intera giornata in braccio al pdrone e approfitytava di ogni occasione per andarci. Insomma, ogni gatto ha il suo carattere, le sue preferenze, i suoi vizi. Da questo punto di vista, è il padrone che deve adeguarsi alle esigenze dei gatti. 

C’è poi da sfatare un’altra bufala sui gatti. Mi capita spesso di leggere di idioti che, magari su consiglio di un medico che ne sa meno di loro, si disfano del gatto perchè la moglie è incinta. “C’è pericolo di contrarre la toxoplasmosi”, si dice. Ridicolo. Spieghiamo come funziona la toxoplasmosi con i gatti. Il batterio normalmente vive nel corpo di alcuni uccelli, che sono portatori sani. Se un gatto mangia un uccello affetto da toxoplasmosi, i batteri finiscono nello stomaco e poi nell’intestino, dove si attaccano alle pareti e cominciano a svilupparsi, producendo delle spore, che vengono espulse con le feci. Dopo due settimane circa, il batterio muore e il gatto è “pulito”. Quindi una donna incinta, per contrarre la toxoplasmosi, deve toccare a mani nude le feci del gatto che ha mangiato un uccello malato nelle due settimane precedenti; e poi mettersi le mani in bocca. Oppure mangiare direttamente le feci: che ne dite? E’ chiaro che è impossibile: nessuno di noi toccherebbe le feci di un gatto, in qualsiasi caso e qualunque sia lo stato di salute del gatto. Ricordo tempo fa una signora (se ricordo bene era canadese) che aveva documentato con foto pubblicate quotidianamente sui social network non solo l’andamento della propria gravidanza, ma soprattutto il comportamento del gatto, che si era affezionato (istinto materno, forse, e quindi desiderio di proteggere?) al feto in crescita, tanto che nelle foto sul pancione c’era sempre il gatto. Un esempio lampante dell’assenza di pericolosità di qualsiasi malattia. 

In quanto al pericolo per i bambini, altra bufala che si usa spesso, è altrettanto ridicolo pensare che un gatto possa fargli del male. Per carità, il graffio può sempre capitare, non tutti i gatti si rendono conto che la pelle umana non è spessa come la loro e quindi le loro unghie ci fanno male. Così come può capitare che il gatto possa dare una spinta al piccolo, magari mentre corre; ma è solo perchè fa parte del loro modo di giocare. Ma non ci sarà mai una aggressione volontaria, a meno che il bambino non cominci a fare del male seriamente al gatto, tanto da fargli ritenere che la sua vita è in pericolo. E anche in quel caso la reazione sarà ridotta al minimo per liberarsi. Basta guardare su Youtube: ci sono numerosi filmati dove si vedono gatti affettuosi con i bambini o gatti che reagiscono ai maltrattamenti dei bambini (e in quel caso sarebbero da picchiare i genitori che filmano senza intervenire) con zampate non violente. Ed è questa la normalità delle loro reazioni. Quindi anche in questo caso abbiamo delle bufale sulla presunta violenza dei gatti contro i bambini. 

Quindi il gatto può stare in qualsiasi casa. Certo, bisogna stare attenti: i soprammobili delicati e preziosi è meglio metterli in una vetrinetta. E bisogna rassegnarsi all’idea che al gatto piace dormire steso addosso alle persone. Inoltre, se non si mettono dei tiragraffi, bisogna sacrificare i mobili o le poltrone. Ma sono problemi minimi, se vogliamo.

Stampa

di Antonio Rispoli
Riproduzione riservata ©

0 Comments

Leave a reply

©2024 ForumCani.com