TERMOLI. Una storia che propone una riflessione, perché gli enti locali si prendono la briga di curarsi dei cani randagi, lasciando alla loro sorte i gatti? A porre questa giusta domanda una residente, che racconta la sua storia.
Sono una cittadina termolese. Cittadina nel senso che faccio il mio dovere di cittadina.
Uno dei miei doveri è anche quello di soccorrere animali feriti, come la legge prevede (l’omissione di soccorso è un reato). Orbene, ecco la mia storia:
durante l’estate scorsa, mia figlia tredicenne mi porta a casa un gatto in condizioni a dir poco tremende: aveva evidenti fratture alle zampe posteriori, probabilmente dovute ad un investimento. Il gatto, un grosso maschio, non riusciva a muoversi se non strisciando, ma, a parte questo, sembrava piuttosto in salute..
Cosa fare? Be’, prima di tutto, ho cercato di metterlo in un posto sicuro, lontano dalla strada. Gli ho dato da bere, da mangiare. Ma a chi rivolgersi per un micione bisognoso di cure immediate? Preciso che questo è accaduto nel mese di agosto e che il mio veterinario di fiducia era in ferie. Dunque, chiamo un’amica , una ragazza fantastica, che si occupa volontariamente degli animali abbandonati, dei gatti, soprattutto, insomma, una persona disponibile, generosa, che dedica la sua vita a queste creature innocenti; dicevo, chiamo la mia amica e le chiedo l’iter previsto dalla legislazione in questi casi..
L’iter è il seguente:
-chiamare i vigili urbani;
-i vigili devono allertare i medici veterinari dell’Asl;
-il medico veterinario dell’ ASL deve prestare soccorso all’animale ferito.
Ah, dimenticavo : la legge dice anche che i cani e gatti randagi sono di proprietà del Comune (Lg. 281/1991 art. 3 e art. 4)
Dunque, ho telefonato al comando dei vigili e , dopo parecchie insistenze da parte mia (ma non sono obbligati ad intervenire??), il vigile mi risponde che di lì a poco (…) sarebbero arrivati con il veterinario.
Aspetto con le mie bambine e un capannello di curiosi l’atteso arrivo del veterinario, il salvatore del povero gatto.
’ curioso riportare i commenti della gente accorsa; alcuni mi hanno suggerito persino una botta in testa per alleviare le sofferenze della bestiola.. altri mi hanno guardata con commiserazione (“”E’ agosto e tu stai qua come una deficiente invece di divertirti al mare?!), altri mi hanno supportata ed incoraggiata, prendendo le dovute distanze, però.
Il medico veterinario dell’ASL finalmente arriva, accompagnato da due vigili urbani. Mi chiede cosa sia successo, io spiego per l’ennesima volta che ho trovato questo gatto in strada, che ha sicuramente delle fratture ecc ecc..
Il medico veterinario somministra un antibiotico e un antinfiammatorio; su mia richiesta, anche un antidolorifico. Non può fare una diagnosi precisa : c’è bisogno di esami approfonditi, di un esame radiologico.
Quello che io mi aspettavo era che il veterinario dell’Asl prelevasse Iil gatto randagio e lo portasse in qualche clinica convenzionata.
Non dice così, la Legge?
Ebbene.. mi risponde che, siccome è un gatto, il Comune non lo prende in carico. Ai gatti praticano solo la sterilizzazione. Se fosse stato un cane, allora sì, lo avrebbero portato in canile.
Ma sfortunatamente “Sansone” è un gatto.. dunque la patata bollente, la responsabilità morale e civile è solo mia. Piombo nello sconforto.
Dunque, comincia una interminabile serie di telefonate e messaggi tra me e la mia amica volontaria per vedere cosa fare con Sansone, che , poveraccio, continua a soffrire a causa delle fratture. Anche lei è fuori Termoli, altrimenti sarebbe venuta con un trasportino e se ne sarebbe incaricata lei ( ha tutto il mio plauso). Riusciamo a contattare una giovane veterinaria la quale, però, non ha ancora un ambulatorio medico; la dottoressa si offre di prestare cure e ,provvisoriamente, uno stallo al gatto.
Ma il gatto, seppure reattivo, è sempre a rischio e soffre; bisogna fargli un esame riadiologico ed intervenire. Così, ci mettiamo in contatto con un noto veterinario della nostra città.
Diagnosi: frattura del femore. E’ anche affetto da FIV felina, malattia incurabile, ma che può essere tenuta sotto controllo. Lo prendono in degenza.
Intanto, la segretaria, solerte, mi fa compilare e firmare la scheda del gatto. In pratica, con bei modi, la suddetta signora mi fa diventare proprietaria del gatto senza minimamente informarmi del fatto che il Comune predispone dei moduli per il rimnborso delle spese veterinarie nel caso di animali randagi. E qui io, la cittadina, ingenua e presa dalla volontà di salvare il gatto, firmo e sottoscrivo e rifiuto il suggerimento del medico (prima di effettuare esami approfonditi) di praticare l’eutanasia.. che è praticamente la stessa soluzione indicatami dalla signora curiosa : “Una botta in testa e via”.
Il dottore mi spara cifre a dir poco astronomiche . Ma che dire? Che fare? Lo prego di fare appello alla sua coscienza, il più possibile.
Il gatto viene tenuto in stallo durante il week-end. Viene operato il mercoledì successivo.
Il gatto muore dopo l’operazione, probabilmente a causa di un’ostruzione intestinale.
Ma io devo pagare. Tanti ma tanti soldi.
Allora, io mi chiedo: perché il Comune di Termoli non si prende in carico i gatti randagi?
Perché ci si approfitta dell’ingenuità e della buona fede della gente comune?
Perché il Comune ritarda i rimborsi ai veterinari, così da esacerbarli e spingerli a farsi pagare dai privati, eludendo una legge che esiste?
Adesso capisco perché troppe persone, ancora, lasciano i gatti a morire per le strade.. è una cosa ignobile, ingiusta, amorale e inumana.. ma ecco, gli enti locali ti mettono con le spalle al muro. (E pure i veterinari, a volte).
Poi vieni a sapere che qualche tempo dopo, lo stesso veterinario ha curato un gattino randagio investito a carico del Comune.
Perché questa differenza di trattamento?

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