In principio fu la gallina. Una pollastra d’onore compagna di giochi di Bruno, Vittorio e Romano Mussolini. L’unica sopravvissuta a tre colorati pulcini acquistati da Benito in una fiera di campagna. «Il Duce chiese a mio padre Antonio — ricorda il figlio Luigi Molon — di seppellirla nel suo terreno. Così tutto iniziò». Nacque “Casa Rosa” il primo cimitero degli animali, il più antico d’Italia e l’unico autorizzato a Roma, in via dell’Imbrecciato nel quartiere Portuense.

Un piccolo appezzamento che a distanza di oltre novant’anni custodisce ancora sotto terra le spoglie di cani, gatti, conigli, piccioni, papere, passerotti, pappagalli, cavalli, criceti e anche la leonessa Greta; ma che soprattutto conserva la memoria dei più cari amici dell’uomo. «Mio padre — racconta Luigi che da Antonio ha ereditato la professione e la passione per gli animali — era il veterinario di fiducia di casa Mussolini. E il Duce in persona gli chiese di seppellirla in un posto dove i suoi tre figli potessero andare a trovarla ». Presto la voce si diramò. Andarono gli esemplari dei Torlonia, quelli di casa Savoia, Sandro Pertini ci fece seppellire il suo barbone bianco «era molto emozionato — dice Luigi passeggiando tra le lapidi che cura con orgoglio e dedizione — il presidente tornò più volte».

Anche Giovanni Leone ci portò i gatti di donna Vittoria, Anna Magnani i suoi amatissimi gatti, Peppino De Filippo ci lasciò Fido e un pezzo del suo cuore, Brigitte Bardot lo scelse per Michelle, l’inseparabile barboncino e Palma Bucarelli per i suoi tre cani. E da pochi esemplari, oggi se ne contano un migliaio. «Non facciamo distinzioni tra animali vip o meno vip — ci tiene a sottolineare Molon — Per lo più vengono giovani, bambini, coppie. E come negli altri cimiteri funziona la “livella” di Totò». Certo è che sono tantissime, quasi giornaliere, le richieste per una cuccia eterna. «I posti liberi sono pochissimi — spiega Luigi — il contratto è di 5 anni obbligatori, poi diventa facoltativo ma quasi tutti lo rinnovano. Noi cerchiamo di fare il possibile, ma lo spazio è ridotto». E l’idea di allargare il cimitero svanisce tra le carte di una burocrazia che tra autorizzazioni e permessi rende tutto molto difficile.

“Casa Rosa” è un angolo di ricordi. Una Spoon River che racconta un legame che non si spezza tra uomo e animale. È un prato pieno di peluche, foto di musetti vispi, di cuori di pezza, di giocattoli e epigrafi che raccontano molto dei bipedi che non ci sono più. “Pennacchione ti voglio tanto bene”, è scritto vicino all’immagine dell’amato pennuto. Una lunga dedica è per Snoopy, un barboncino scomparso a 13 anni: “Dietro quel carattere burbero c’erano due occhi bisognosi di dare e avere affetto. Ti abbiamo amato più di noi stessi, pieni della gioia che tu ci regalavi. Rimarrai per sempre nei nostri cuori”.

E ancora ricordi per Dado, Fumetto, Briscola, Duchessa, Polly, Ringo. L’ultimo ospite di “Casa Rosa” è un criceto, lo ha portato stretto tra le mani una bambina di 7

anni: “Sei stato il mio primo animaletto, resterai per sempre con me”, gli ha lasciato scritto con un pennarello rosso sopra un grande cuore di carta bianca. C’è chi accanto alla lapide in marmo nero o grigio lascia l’oggetto preferito dal micio, chi ha costruito una casetta di legno e chi ci ha portato le esche perché il cane era fedele compagno di battute di pesca. Tutti ci hanno lasciato i ricordi di giornate felici. Ma soprattutto il cuore.
 

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