Veronese, ultima di tre fratelli, mamma casalinga, padre ex dipendente dell’Enel ora in pensione, Daniela Melotti, classe 1979, ha lavorato per vent’anni per una catena di negozi d’abbigliamento e, in contemporanea, come assistente di poltrona e segretaria in uno studio dentistico. Poi nella sua vita c’è stato un cambio di rotta, che ha spostato i suoi progetti verso il mondo animale, scoperto fin da piccola e amato da sempre. E oggi Daniela, che nel frattempo da Verona si è trasferita a Piombino, si occupa di cani e della loro educazione, ma soprattutto dell’educazione dei padroni «che deve andare in parallelo se si vuole convivere serenamente», dice. Lo fa, solo per hobby, ma con l’intento di trasformare l’hobby in professione. Insieme al suo compagno, il piombinese Fabio Pellegrini, con cui dopo aver ottenuto la certificazione di formatore cinofilo, si occupa della sede distaccata di Piombino della Scuola di relazione con il cane di Romano Sparapan. Una scuola dedicata al famoso etologo Giorgio Celli – scomparso nel 2011-, il cui intento è quello di rendere migliore la convivenza fra uomo e cane, attraverso la conoscenza dell’etologia e con una corretta comunicazione, basata soprattutto su un metodo naturale. A quasi quarant’anni la sua vita è cambiata radicalmente. Da Verona a Piombino, dalla moda e l’odontoiatria ai cani.
Quale è stata la molla che l’ha spinta a voltare pagina?
«Il grande amore per gli animali – da bambina volevo fare la veterinaria – e l’incontro con un compagno che ha condiviso con me il nuovo percorso».
Da chi ha ereditato la passione per i cani?
«Da mio padre, che nella terra di proprietà di suo fratello teneva vari animali da cortile e cani da caccia, anche quelli che «non andavano bene» .
Il primo cane della sua vita?
«Una setter irlandese di nome Diana che descrissi anche in un tema delle elementari dal titolo «Parla del tuo migliore amico» .
Altri animali?
«I cavalli. A dieci anni ho incominciato a cavalcare e a 20 ho realizzato un mio grande sogno con l’acquisto di Brenda, uno splendido esemplare con cui ho fatto lunghe e indimenticabili passeggiate in mezzo alla natura».
Come mai ha deciso di diventare educatore cinofilo?
«Una serie di eventi mi ha risvegliato l’interesse per i cani e il loro carattere. Il primo è stato l’incontro con Ares, cane fobico e quindi mordace recuperato dalla strada grazie a una mia amica e diventato in poco tempo un animale meraviglioso. E il secondo, molto importante, quello con Romano Sparapan, luminare – luminoso come lo chiamo io, che mi ha indirizzato nel 2012 verso il percorso di conoscenza di un mondo, come quello del cane, che giorno dopo giorno mi entusiasma sempre di più».
Da Verona è venuta a vivere a Piombino, facendo un cambiamento radicale anche di ambiente.
«In un certo senso una scelta di vita. Dopo aver frequentato insieme a Fabio la Scuola di Sparapan di Verona è nata in me la voglia, condivisa da tutto il gruppo cinofilo veronese, di allargare gli orizzonti in terra di Toscana e in particolare in Val di Cornia – dove il terreno è fertile grazie a tante persone innamorate dei propri cani – con lo scopo di espandere la nostra cultura e anche le nostre idee».
Nel percorso di educazione del cane lavorate anche con il padrone?
«Non solo con il padrone, ma con l’intero nucleo familiare, perché più la famiglia apprende le informazioni che diamo, più per il cane sarà facile orientarsi e seguire chi dovrà vivere con lui».
In che cosa consistono le lezioni?
«Diamo in mano alle persone la nostra conoscenza e le mettiamo in grado di poter gestire al meglio e nel massimo rispetto il proprio amico a quattro zampe».
Cosa ne pensa della grande diffusione del cane, ma anche del gatto, nella casa dell’uomo?
«La trovo positiva, ma la scelta deve essere responsabile. Chi decide di adottare o acquistare un cane, infatti, oltre alla convinzione di avere un fedele compagno di vita, deve essere cosciente del fatto che si sta interessando a un essere diverso da lui e che, per non sbagliare, deve farlo in un percorso basato sull’etologia e sulle corrette modalità di comunicazione».
A quale età è meglio iniziare l’educazione di un quattro zampe?
«Non c’è limite di età. Il cane ha uno spiccato senso di adattamento e la sua educazione è importante, perché se è educato, è anche felice, poiché sa stare serenamente in vari ambienti a fianco del padrone, senza creare fastidi a nessuno, anche a chi gli animali li tollera poco o ne ha addirittura timore».
Cani buoni e cani cattivi. Da cosa dipende?
«Dai cattivi proprietari. Non esiste il gene dell’aggressività e importanti studi scientifici lo dimostrano».
Cosa è necessario sapere prima di prendere un cane o un qualunque animale domestico?
«Ci si deve chiedere innanzi tutto cosa comporterà il suo arrivo in casa e bisogna scegliere un tipo di cane o animale adatto al proprio stile di vita. Il cane poi, ma anche il gatto, non vanno trattati da persone, cercando di modificare ciò che è naturale. Chi fa così non rispetta l’animale, così come non lo rispetta chi lo prende per far contento un bambino capriccioso. ».
A proposito di bambini. Con il suo gruppo andate anche nelle scuole e negli asili a insegnare la cultura cinofila. In cosa consiste il vostro lavoro?
«Avviciniamo i cani ai bambini in una maniera cosciente e consapevole, proprio per sensibilizzare le nuove generazioni sul tema del rispetto. La stessa cosa che facciamo con gli adulti, anche se con i bambini la chiave dell’insegnamento si basa soprattutto sul gioco».
Ma loro recepiscono i vostri insegnamenti?
«Si. Molto di più dei grandi e ogni volta per noi è una piacevole sorpresa».
Lei e il suo compagno avete cani?
«Viviamo insieme a quattro splendidi amici, che condividono in pieno la nostra esistenza. Runa, femmina di rhodesian ridgback di 5 anni, dolcissima, è l’innamorata di Fabio; Holly, la senior del gruppo, pastore australiano di quasi 16 anni, che sembra sempre una cucciola; Eros, pastore australiano di 5 anni, che adora lavorare e svolgere piccoli esercizi. E infine Pikachu, il chiwawa di tre anni a pelo lungo: la mascotte, un cane grande in un corpo piccolo, e il più desiderato dai bambini».
Siamo in estate, la stagione degli abbandoni. Cosa si sente di dire a proposito?
«Mi verrebbero in mente brutte parolacce, però preferisco consigliare alle persone di portarsi appresso i propri cani (ma anche gatti e altri animali) durante le vacanze, scegliendo posti adatti, come per esempio San Vincenzo, dove c’è addirittura un residence, il Guardamare, che ospita famiglie con cani, con il valore aggiunto di una piscina tutta per loro-, e ci sono spiagge come la Bau Beach, dove il cane è bene accetto e può restare in riva al mare insieme al suo padrone».
Nella nostra realtà ci sono anche molti cacciatori. Come vede il loro rapporto con il cane?
«Dipende dal cacciatore. Se crea una sana collaborazione con il suo amico, stimolando quei sensi che fanno parte della natura dell’animale, e ci si diverte in uscite all’aria aperta, lo riporta a casa la sera, nutrendolo e prendendosene cura anche quando non è il periodo di caccia, perché quello è il suo cane e guai a chi
glielo tocca, non ho nulla da ridire. Mentre non nutro nessuna pietà per chi utilizza il cane come se fosse un soldato da mandare in trincea, rischiando che si ferisca, cosa che spesso avviene nella caccia al cinghiale, e lo tratta come un oggetto di cui liberarsi quando non serve più».

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