La Corte Suprema Indiana ha deciso che anche i cani randagi hanno diritti di vivere e che possono essere eliminati solo se diventano una minaccia per la società. La decisione dei supremi giudici è arrivata come risposta a diverse petizioni popolari presentate da organizzazioni non governative in tutto il Paese: i sottoscrittori chiedevano l’eliminazione totale dei cani randagi diventati un problema, soprattutto nello stato meridionale del Kerala. 

I giudici, contrari a uno sterminio di massa, hanno però messo in guardia le autorità locali: «Questi animali non devono diventare una minaccia per la società. Bisogna trovare un equilibrio e delle soluzioni per affrontare la situazione». 

La maggior parte degli indiani non sembra aver preso bene la decisione della Corte Suprema accusando i giudici di “scarsa capacità di giudizio” e di non aver valorizzato adeguatamente le vite umane. 

Il problema del randagismo in India è molto grave: si calcola che in tutto il Paese vi siano più di 30 milioni di cani randagi e il loro numero continua a crescere in assenza di politiche di sterilizzazione e grazie ai tanti rifiuti di cui questi animali si possono nutrire per strada. Una situazione che porta a molti casi di morsi e attacchi, trasmissione della rabbia (si calcola che almeno 20mila persone ogni anno ne muoiano) e altre malattie dovute agli escrementi.  

Fino al 1994 i cani randagi a Mumbai venivano uccisi usando scosse elettriche. Poi in seguito alle tante proteste animaliste, sono iniziate politiche di sterilizzazione che hanno contenuto il problema. Ma spesso si verificano casi di stragi di massa: a Kovalam, un piccolo villaggio nel Kerala, gli abitanti hanno imbracciato i fucili e hanno sparato a tutti i cani randagi. Le loro carcasse sono poi state gettate nell’Oceano.  

A Kannur, altra città della stessa regione, quaranta cani vennero uccisi con iniezioni di cianuro di potassio. Alla diffusione della notizia sono nate molte proteste fra gli abitanti e i turisti. Ne è anche nato un movimento denominato “Boycott Kerala” che ha avuto molto successo andando a ridurre drasticamente il numero di turisti disposti ad andare in quelle zone. 

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