Una delegazione delle associazioni animaliste Enpa e LAV, composta dalla presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, dal presidente della LAv, Gianluca Felicetti, e dalla consigliera nazionale della Protezione Animali, Annamaria Procacci, ha consegnato questa mattina al Ministero dell’Ambiente, nella persona della dottoressa Maria Carmela Giarratano, direttore della Divisione IV Programmazione e sviluppo delle aree naturali protette nonché della Divisione II Tutela della biodiversità, un documento tecnico rivolto al Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, per la corretta “gestione” della specie. Tale documento, messo a punto da Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa, e già consegnato a tutte le Regioni italiane, descrive le politiche da attuare sul territorio per affrontare la “questione cinghiali” con competenza e serietà, senza quegli inutili allarmismi e quei tentativi di alimentare un’emergenza – forse a fini di business -, all’origine del ventilato disegno di autorizzare caccia libera contro questi ungulati per dodici mesi all’anno. Una ipotesi prospettata in Senato nell’attuale discussione sul DDL Collegato Ambientale, a cui sembrava si volesse rinunciare ma che sarebbe rimessa in gioco da un preoccupante tweet del Ministro Galletti. 

Dalla messa al bando dei ripopolamenti venatori al divieto di allevamento su tutto il territorio nazionale, dal divieto di commercializzare cinghiali allo stretto controllo sugli allevamenti di suidi allo stato brado (per evitare fenomeni di ibridazione), il documento consegnato oggi da Enpa e LAV prende le mosse dal fallimento delle politiche venatorie degli ultimi 20 anni – fallimento di cui ha preso atto anche il Governo con una recente risoluzione – proponendo dunque metodologie scientificamente e politicamente efficaci, da attuare subito. 

«Esprimiamo la nostra più viva preoccupazione rispetto alla situazione di emergenza che si è venuta a creare non solo in sede parlamentare, ma anche al Ministero dell’Ambiente. Ancora una volta – hanno detto i rappresentanti delle due associazioni – chiediamo al Ministro Galletti, custode della biodiversità del nostro Paese, di chiarire la propria linea, smentendo ogni possibile progetto di deregulation venatoria. Oppure di dimettersi, perché, se le indiscrezioni di queste ore fossero confermate, egli verrebbe meno al proprio mandato istituzionale. Ai numerosissimi italiani che hanno a cuore gli animali e la tutela della nostra biodiversità chiediamo invece di continuare a scrivere al Ministro (a questi indirizzi: [email protected], [email protected]), premendo affinché venga evitato l’ennesimo tentativo di lucrare sulla pelle dei nostri selvatici e di distruggere la normativa nazionale di tutela della fauna».

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