Far del male a un animale può costare molto caro. Lo sa bene un operatore marittimo di Trapani, condannato a quattro mesi di carcere, per aver preso a bastonate un gatto. L’uomo, sessantadue anni, qualche tempo fa era stato denunciato dai vicini di casa per aver maltrattato il randagio. Ora, per la prima volta in Italia, arriva una pena esemplare.

A nulla è valsa, infatti, la difesa dell’imputato. «Ho solamente sbattuto la scopa a terra per far fuggire l’animale», aveva detto. In aula, però, non è stato creduto e il giudice ha stabilito che andrà in prigione, condanna maggiore rispetto a quella chiesta dall’accusa, che aveva proposto invece due mesi di reclusione.

I vicini, infatti, hanno testimoniato al magistrato che lui ha colpito l’animale, sfogando la sua rabbia, perché il micio si era accovacciato a dormire su una cesta di panni appena lavati. Per lo spavento, dopo l’aggressione, il gatto ha sporcato con degli escrementi il bucato prima di fuggire. E questo ha spinto il giudice Rossana Cicorella a considerare lo spavento del felino e a usare il pugno di ferro con il sessantaduenne.

Solo due mesi fa il Tribunale di Lucca aveva condannato a un anno e sei mesi di reclusione un uomo, riconosciuto colpevole di aver ucciso i tre gatti della ex convivente. Pochi mesi prima la Corte d’Appello di Brescia aveva dato tre anni e sei mesi a un quarantatreenne di Trescore balneario, stabilendo che al termine della pena l’uomo dovrà restare in libertà vigilata per due anni. La storia che lo vede protagonista ha dell’allucinante. Aveva, infatti, contattato alcune donne che avevano messo su internet l’annuncio di vendita di alcuni cuccioli di gatto. Dopo averli presi, invece di dar loro amore e un tetto in cui vivere, li aveva torturati e uccisi, inviando poi alle precedenti padrone le foto delle sevizie su Whatssapp.

Ma anche il troppo amore può essere un errore. La Cassazione ha condannato una donna a un’ammenda di quattromila euro per abbandono di animali. In realtà non li ha mai abbandonati, ma teneva settanta randagi nella sua casa in condizioni igieniche disastrose. Nessuna volontà di nuocere agli animali ma secondo la suprema corte, che ha confermato la sentenza del tribunale di Udine, aveva creato una condizione non adatta al benessere dell’esercito di felini.

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