Chaser è un border collie che in 3 anni ha imparato il nome di 800 animali di stoffa, 116 palle e 26 frisbee: secondo alcuni è il cane più intelligente del mondo. Per intenderci: i bambini memorizzano circa 10 nuove parole al giorno e nel momento in cui lasciano la scuola superiore ne conoscono 60 mila. Chaser ha imparato in modo più lento, ma sicuramente più difficile: ogni oggetto memorizzato non era in relazione con gli altri, mentre i bambini apprendono le parole all’interno di un contesto (coltelli, forchette e cucchiai, ad esempio, si trovano insieme). La storia di Chaser e quella di altri «smart-dogs» ha creato in America una nuova ossessione: misurare l’intelligenza dei cani, con un fiorente merchandising e nuovi test logici.

Questionario per cani

«Come i genitori acquistano il CD Baby Einstein, sperando di migliorare l’intelligenza della prole già durante la gravidanza – scrive il New York Times – molti proprietari di animali comprano gadget per migliorare la funzione cerebrale del loro cane». Uno di questi è IQ Treat Ball, un «brainy dog toy» in vendita anche su Amazon, una palla che sviluppa le capacità intellettuali. Ma c’è anche SensDog, un collare messo a punto da Adam Miklosi, studioso del comportamento canino: attraverso una App per iPhone comunica con i sensori del collare e raccoglie informazioni sulle abitudini. Dognition è invece un questionario in vendita a 19 dollari con lo slogan «Trova il genio nel tuo cane»: il progetto della Duke University permette di completare un quiz da inviare a Dognition, che poi manda indietro un profilo cognitivo. Finora più di 25.000 proprietari hanno presentato i dati dei loro animali. Se questa è una conseguenza inevitabile dell’umanizzazione degli animali domestici, come ha osservato Hal Herzog, professore emerito di antrozoologia, è inevitabile che l’Italia non sfugga al fenomeno.

Un italiano su 3 ha un animale

Secondo il rapporto di Legambiente c’è un cane registrato ogni 7,19 cittadini e per Eurispes il 33% degli italiani ha almeno un animale domestico. Anche se con una contrazione del 10 % rispetto al 2016, gli italiani continuano a «investire» sul proprio animale. Simona Cannas è una veterinaria specializzata in Etologia Applicata e Benessere Animale che spesso si trova a contatto con animali dotati. «Ma l’intelligenza che noi attribuiamo agli animali non è quella umana – spiega la specialista -. Il nostro errore è interpretare i loro segnali con un codice antropologico». Alla base della speciale intelligenza del cane c’è l’aver passato oltre 30.000 anni a contatto con l’uomo, raccogliendo innumerevoli spunti. «Questo è il motivo per cui a volte ci sentiamo compresi da loro, ci pare che intercettino gli stati d’animo – spiega Cannas -. Siamo noi, inconsciamente, a dargli tutti i segnali». Anche il concetto di dispetto va rivisto. «Il cane non ha la dimensione progettuale, vive nel presente». Così una pipì in casa va vissuta come il segnale di un disagio vissuto in un preciso istante e non come un «disegno criminale». Nella nuova caccia collettiva all’intelligenza del cane, qualcuno rivendica quella felina. «La gente pensa che i cani siano più intelligenti dei gatti perché obbediscono – precisa «graffiante» Frans de Waal , biologo e primatologo – . «Ma obbedienza e cervello non sono la stessa cosa».
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