Un mezzo rapido per far soldi. Seviziare un cane per strada. In pochi minuti una petizione online ha raccolto 140 sulle 200 firme da ottenere, e colonne infinite di commenti e inviti (dal nord) a far finire lo scempio sui social. Il caso della settimana è un clochard, secondo altri un rom, che chiede l’elemosina in zona Ferrovia-Rettifilo-Arenaccia, spostandosi perché sa di essere monitorato dai volontari. Ha cambiato dieci cani: piccoli, grandi, di tutte le taglie. Di solito li porta in tenera età. Poi beve e il meglio che possa capitare è che li strattoni trascinandoseli dietro mentre cammina. Una ha visto che uno di questi cani era dal clochard minacciato con una mazza. Un’altra ha visto l’ennesimo cucciolo schiacciarsi sull’asfalto per la paura. Un animalista ha filmato la scena, ma non era abbastanza “cruenta”. Una è andata in caserma dai carabinieri e riferisce che le hanno osservato: “Ma lei lo fa per il cane o perché il clochard ha minacciato lei?”. Un tutore dell’ordine si è spinto molto in là, lo ha avvicinato e gli ha intimato “Non prendere più cani”. Ma la legge che cosa può fare contro uno che, quando è alterato dall’alcol, sevizia i cani? L’accattonaggio con animali non è più reato da tempo. Il maltrattamento invece è nel Codice penale, ma va provato. Ma chi promuove un’indagine per raccogliere le prove? Tocca ai volontari procurarsele. C’è dunque una lunga attesa con appostamenti, riprese, fotografie. E a volte non bastano a far sequestrare il cane. Ma possibile che uno che non fa che prendere cani provocando poi sempre la stessa reazione negli animalisti e nei passanti: toglierglieli, con le buone o con le cattive, con i soldi o con la moral suasion, non possa essere fermato? Molti Comuni italiani hanno risolto inserendo nel Regolamento tutela animali il divieto di accattonaggio con animali. Ma la sanzione poi non viene mai pagata, anche se questo inserimento, oppure l’emanazione di una ordinanza del Sindaco, hanno almeno fatto sì che su segnalazione la polizia municipale possa intervenire, e in caso di constatazione di maltrattamento, c’è un sequestro probatorio e l’affido del cane maltrattato a una associazione o a un privato che ne faccia richiesta. Quindi, fine delle sevizie. Ma qui devono intervenire le Asl: scovare il serbatoio di randagismo è loro dovere, e la legge impone la sterilizzazione di cani che sicuramente non sono padronali, non identificabili attraverso un microchip. Tali sono i cani dei campi rom. Tali sono, spesso, i cani dei clochard che vengono trovati vaganti per le strade. Dunque perché non risolvere almeno facendo leva su questo settore urbano e periferico, trascurato, che di randagismo ne produce tanto? Il clochard che vive in un campo rom nei pressi della stazione centraledi Napoli, infatti, attinge sicuramente a coppie di cani che circolano nel suo circondario. Risolvere il randagismo nei centri urbani è facile. Ciò che è difficile, invece, è indagare nelle periferie e eliminare questi serbatoi, che producono altre decine e decine di cani in grado di moltiplicarsi all’infinito. Questo dà l’idea che il problema del randagismo sia una piaga non difficile da risolvere, ma che nessuno è intenzionato a risolvere.

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