15.6.16

di Marco Perisse

Col solstizio d’estate, il 21 giugno, la città di Yulin, nella Cina meridionale, si accinge al macello dei cani da mangiare. Un massacro che dà fastidio, per primi, proprio ai cinesi

Il solstizio d’estate è tempo di feste in tutto il mondo. Antichissime. Perché è il momento di salutare il cambio di stagione. In Cina il 21 giugno si celebra il “festival dei cani” che a Yulin, nella regione autonoma del Guangxi, cucina, letteralmente, migliaia di quadrupedi. Nel 2011, sull’onda delle proteste nazionali, le autorità cinesi hanno messo fine al Jinghua Dog Meat Festival, evento simile a quello di Yulin. Le torture del macello dei cani hanno sollevato proteste non sono in Occidente e da parte di gruppi animalisti, ma nella Cina stessa dove il cane è un animale domestico comune nelle aree rurali. Secondo dati diffusi l’anno scorso da Animals Asia il 93,6% dei residenti in quelle regioni sostiene di tenerne per fare la guardia, il 45,1% per compagnia, il 33,8% come compagno di giochi, il 6,1% per soccorso ai randagi e solo l’8,2% ha dichiarato di tenerli ed allevarli per mangiarne la carne. Dati Euromonitor stimano vi siano in Cina circa 130 milioni di cani dei quali 27 milioni vivono come animali domestici nei centri urbani.

Anche per questo le immagini delle uccisioni e macellazioni improvvisate, per strada, nei mercati o in locali improvvisati, urtano particolarmente i cinesi.

Un tempo non erano rari gli allevamenti di cani da macello, il che non sembri così ripugnante come si evince da certi commenti sul web visto che un allevamento industriale di maiali – mammiferi altrettanto intelligenti – non è poi così diverso solo perchè una tradizione ne ammette il macello a scopi alimentari o per trovarsi nella pianura padana. È diverso invece il controllo sanitario. In Cina oggi è diseconomico allevare un cane solo per macellarlo. Ma l’assenza di allevamenti di animali vaccinati, controllati da autorità veterinarie e capaci di sostenere la domanda del festival, ha fatto crescere il bubbone di un mercato nero di commercio illegale nel quale convogliano randagi, cani catturati dove capita, infilati in sacchi e trasportati al supplizio – uccisi a martellate, sgozzati, bolliti semivivi – eseguito in strada senza troppi accorgimenti sanitari, come avveniva nelle strade d’Europa fino alla soglia della modernità.

Carni cotte esposte e gabbie di animali trasportati vivi convivono alla feria. I rischi sanitari sono elevati e le autorità di Yulin nel 2014 hanno reso più stringenti le normative sanitarie sulla sicurezza alimentare inducendo un crollo del numero dei cani macellati e mangiati, sceso dell’80%. Animalisti cinesi comprano centinaia di cani per evitarne la morte. Ma certe tradizioni sono dure a morire. L’allarme sanitario è invece immediato. Scomparsi gli allevamenti, il rischio della rabbia è alto. Mangiare la carne di cane non porta al contagio, ma trasportare e uccidere un così elevato numero di animali non vaccinati espone in maniera esponenziale al virus quanti li rubano, catturano, trasportano o macellano. Ci sono poi rischi sanitari per i consumatori di carni di animali uccisi in ambienti infetti, o morti senza essere conservati in luoghi adeguati, o malati o, in alcuni casi, avvelenati per catturarli. Senza contare le sofferenze atroci cui vengono sottoposti i cani per festeggiare il solstizio d’estate.

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