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giugno 18, 2016 Leone Grotti

Dal 21 giugno verranno mangiati almeno 10 mila cani. Le eccessive proteste occidentali hanno risvegliato il patriottismo cinese: «Ordini aumentati di oltre il 50%»

Si sono mobilitati tutti. La principessa Leila di Star Wars, Carrie Fisher, l’attore comico hollywoodiano Ricky Gervais, la cantante Leona Lewis, le impegnatissime vip Paris Hilton e Lisa Vanderpump, filantropi assortiti, insieme a tutte le associazioni animaliste del globo (Italia compresa). Tutti per dire no alla «barbara» tradizione cinese che ispira quel «massacro di cani» che è il festival della carne di Yulin.

IL FESTIVAL. Dal 21 giugno, per 10 giorni, nella città del sud-est della Cina per festeggiare il solstizio d’estate verranno mangiati almeno 10 mila cani, cucinati nei modi più crudeli secondo la credenza che più il cane è spaventato, più la sua carne è buona. Una campagna globale ha raccolto decine di milioni di firme per impedire lo svolgimento del festival. Per la gioia di organizzatori, albergatori e macellai di Yulin.

«RICHIESTE AUMENTATE». Proprio così, perché la protesta ha peggiorato di gran lunga la sorte degli animali. «Io vendo carne di cane e le richieste finora sono aumentate di oltre il 50 per cento rispetto all’anno scorso», ha dichiarato all’Afp un felicissimo signor Lin, proprietario di una macelleria di Yulin. «Le proteste hanno reso il festival famoso e ora tutti vogliono venire a vedere e ad assaggiare». Anche gli hotel «sono tutti pieni ormai. Ho anche aperto un servizio di consegna a domicilio».

«IL MIO NEMICO». Gli stessi cinesi che si oppongono al festival sono arrabbiati con gli occidentali: «Ho sempre pensato che i miei nemici fossero gli amanti di carne di cane», spiega un cinese che preferisce restare anonimo e che ha aperto un rifugio per cani in città. «Ma ora non è più così. Quando uno straniero viene in Cina e comincia a dire che la Cina ha questo problema e poi ha quel problema, la gente si arrabbia e non vuole più ascoltare». Quando si esagera, lo spirito cinese incline al patriottismo e alla difesa delle tradizioni locali prevale su qualsiasi ragione.

PUNTARE SUI SOLDI. «Per colpa dei media», insiste, «molta più carne di cane sarà mangiata». Il commerciante, che conosce bene i suoi connazionali, aveva scelto una tattica del tutto diversa per proteggere il “migliore amico dell’uomo”. Puntare sul portafogli. Yulin si trova infatti nella povera regione cinese del Guangxi e il nostro ha aperto un negozio per cani per dimostrare che si possono fare soldi con gli animali anche senza ucciderli. «Il nostro centro è puramente commerciale. Il nostro obiettivo non è abolire del tutto il consumo di carne di cane, ma dare alla città gli anticorpi per resistere al virus».

CAMPAGNE ANIMALISTE SBAGLIATE. Essendo i cinesi molto attaccati alla cartamoneta, la strategia è quella giusta. Ma gli animalisti occidentali gliel’hanno rovinata con campagne del tipo: “Le belle ragazze non escono con chi mangia i cani”. Il messaggio doveva contrastare la credenza tradizionale secondo la quale la carne di cane aumenta la virilità. E invece non farà altro che portare più cinesi al festival di Yulin.

Foto Ansa
Foto protesta Ansa/Ap

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