carbonchio ematicoMorti 15 capi di bovini sui Nebrodi, ed uno sull’Etna. Il Servizio veterinario dell’Asl conferma: tre capi erano affetti dal carbonchio ematico.
Nei giorni scorsi il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, ha convocato una conferenza di servizio. A relazionare sul batterio e sulla sua diffusione è stato  Antonio Salina del Dipartimento veterinario dell’Asp 3, alla presenza di Francesco Del Campo, responsabile del Servizio di Igiene pubblica del Distretto di Bronte dell’Asp e di Giuseppe Galvagno, responsabile, invece, di quello veterinario. Presenti al vertice anche l’Arma dei carabinieri, la Guardia forestale e la Polizia municipale di Bronte.  Per il sindaco Calanna è necessario “fornire ai cittadini la giusta informazione affinché, evitando inutili allarmismi, si blocchi il proliferare del batterio e si eviti ogni possibile contagio con l’uomo”.  Del Campo ha spiegato che sono stati informati i medici di medicina generale ed i pediatri.

Si è avuta prova della presenza del carbonchio ematico il 28 settembre, ricorda Salina, “ed in pochi giorni, superando mille difficoltà, siamo riusciti a far arrivare i vaccini dalla Spagna”.
Il Servizio Veterinario del Distretto di Bronte  tranquillizza: i casi negli animali sono già stati isolati e sono stati già vaccinati quasi 8000 capi di bestiame. Felice Belfiore, dirigente veterinario dell’Asp 3 Catania, al notiziario lasicilia.it: “Stiamo provvedendo a completare le vaccinazioni di tutti gli animali nelle zone in cui abbiamo avuto casi accertati, in particolare l’intero territorio di Maniace, ed alcune contrade di Bronte, Maletto e Randazzo”.

Rassicurazioni e precauzioni- “Confermo- spiega Belfiore-  che i pericoli per l’uomo sono limitati se si osservano le giuste precauzioni, tra cui non avvicinarsi a carcasse di animali morti e di segnalarne la presenza alle forze dell’ordine oppure al nostro servizio di veterinaria. Inoltre, non bisogna raccogliere funghi, verdure o altri prodotti, almeno a 15 metri di distanza dalle carcasse. Infine, per il latte ed i suoi derivati non ci sono pericoli”. “Gli animali affetti da carbonchio ematico – prosegue – non producono latte, ma comunque, negli allevamenti con casi accertati, vietiamo la vendita di latte e la produzione di derivati per 10 giorni, come previsto dalle normative vigenti. In caso di probabile contagio, che nel caso del carbonchio emetico può avvenire soprattutto per contatto, ovviamente è consigliato rivolgersi subito ad una struttura sanitaria, è comunque il contagio da carbonchio non è letale per l’uomo, ma curabile.”

Ripercussioni economiche– Il sospetto è che a morire siano stati capi provenienti da transumanze. ll divieto di transumanza  potrebbe causare seri danni a questi allevatori, che non potrebbero spostare le mandrie, e fra poco, come ogni inverno, sui Nebrodi arriva il freddo, e la prima neve. Il danno, per gli allevatori che hanno animali infetti, è alto. Per ogni animale morto, gli allevatori stimano dai 500 ai 2000 euro (in base alla razza) di perdita, ricordando che per questa malattia non sono previste indennità da parte dello Stato.

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