Chi non vuole rinunciare alla compagnia di Fido quando esce di casa, potrà godersi senza problemi un pranzo al ristorante piuttosto che un aperitivo al bar. Meglio evitare, invece, di farsi accompagnare a fare la spesa dal fedele amico a quattro zampe, visto che nella maggior parte dei supermercati cittadini il cane è invitato ad aspettare fuori (fatto salvo il caso dei cani guida che accompagnano le persone non vedenti o ipovedenti). Se in moltissimi locali, infatti, i padroni dei cani possono entrare senza problemi con i loro amici a quattro zampe – il regolamento comunale di polizia urbana impone però l’uso di guinzaglio e museruola – quando si parla di supermercati – per ragioni igienico sanitarie – il discorso cambia.
«Io aspetto fuori», recita il cartello affisso all’entrata. Accanto, quasi sempre, i padroni trovano un gancio al quale assicurare, attraverso il guinzaglio, il proprio cane. Un divieto sul quale, proprio in questi giorni, si è riacceso un dibattito dopo una lettera inviata all’Adige da una signora, che – arrivata con il suo bassotto nel supermercato di via Grazioli – si è sentita dire che l’animale non poteva entrare. «Ma nemmeno se lo teniamo in braccio? Solitamente ci lasciano entrare», ha provato a dire. La commessa è stata però chiara, spiegando che si trattava di nuove direttive. 

La signora, indignata, ha assicurato che non avrebbe messo mai più piede in quel negozio. La notizia, molto commentata sul web, ha diviso i lettori. Molti, pure amanti degli animali e proprietari di cani, hanno però censurato la scelta di volere portare il cane al supermercato: «Non è igienico». Altri, invece, hanno sposato la battaglia della donna. 

Ma Fido può entrare al supermercato? La risposta – normativa alla mano – si potrebbe tradurre con un «nì». Da una parte, infatti, c’è il Regolamento della Comunità europea (852 del 2004), che prevede di predisporre procedure adeguate «per impedire agli animali domestici di accedere ai luoghi dove gli alimenti sono preparati, trattati o conservati». Sulla questione, però, è tornato con una nota di settembre il Ministero della salute, specificando che per essere in linea con il regolamento europeo l’operatore deve decidere quali sono le «potenziali condizioni in cui si può verificare contaminazione degli alimenti da parte degli animali» ed adottare dunque i provvedimenti adeguati. Che significa?
«Non esiste un divieto assoluto di ingresso degli animali domestici nei supermercati, ma esiste il divieto di contatto tra animali e alimenti, confezionati e non, in modo da impedire qualunque contaminazione, nel rispetto della normativa europea. Quindi in assenza di idonei accorgimenti, come ultima ratio, l’operatore del settore alimentare può optare per il divieto di ingresso degli animali domestici», aveva spiegato il direttore generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco.  

E in città, la maggior parte dei grandi supermercati ha infatti scelto il divieto. In qualche negozio fuori provincia, invece, sono comparsi carrelli speciali per il trasporto di Fido.
Diverso il caso per ristoranti e bar. In questo caso la decisione è lasciata all’esercente, come prevede il regolamento comunale, purché sia indicato in modo visibile. «Nei luoghi di lavoro il cane non può ovviamente entrare – evidenzia Massimiliano Peterlana, presidente di Fiepet e titolare del ristorante “Le due spade” – ma in generale direi che nei locali il cane può entrare. Anche noi, qui, non abbiamo preclusioni. Chiaramente se arriva un San Bernardo di 100 chili devo dire di no, ma per una questione di spazi e rispetto verso gli altri commensali, essendo il ristorante piccolo. Se un cane è di piccole dimensioni e non dà fastidio, invece, non ci sono problemi».

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