Molti parroci non permettono l’ingresso dei cani in chiesa nemmeno il giorno delle nozze dei loro compagni umani. Il caso più recente? Quello di Don Franco Rapullino, parroco di San Giuseppe a Chiaia (Napoli), che, pur dicendo di non disprezzare gli animali perché parte del Creato, ha rifiutato la proposta di una futura sposa che avrebbe voluto farsi accompagnare all’altare dal suo cane. “Mi ha detto che era l’affetto più caro che aveva. Non posso dire cosa ho risposto, diciamo solo che dopo mi sono dovuto confessare. E credo proprio che quelle persone (mamma e figlia) non torneranno nella mia chiesa. Non sono stato diplomatico nel dire ‘no’. C’è amarezza nel constatare con quale spirito, a volte di leggerezza, ci si avvicina a un sacramento così importante per noi cattolici quale la consacrazione dell’amore nuziale”, dichiara l’uomo a Repubblica.it.

Foto di www.weddingdogsitter.com (riproduzione riservata)

Chi è Don Franco Rapullino per giudicare una ragazza che prova un affetto profondo per il proprio cane e lo mette sullo stesso piano degli altri componenti della famiglia? Credo che il parroco, oltre ad aver dimostrato poca empatia e capacità di ascolto nei confronti dell’altro, abbia dimenticato, prima di tutto, uno dei semplici principi del Vangelo: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati” (Mt 7,1-5). Lodarsi, inoltre, pubblicamente, di aver trattato senza rispetto le due donne (al punto di doversi confessare subito dopo), facendole allontanare dalla “sua” chiesa, è un altro fatto che non depone a favore dell’uomo. Don Franco Rapullino ha dato prova di non possedere le tre qualità che, secondo Papa Francesco, un sacerdote dovrebbe sempre dimostrare alla “sua” gente: “vicinanza, viscere di misericordia, sguardo amorevole”. “Un sacerdote non è un rigido ‘professionista della pastorale’, ma un uomo sempre vicino al “popolo”, di cui è padre e fratello, e soprattutto, un “apostolo di gioia” del Vangelo” ha ribadito Papa Francesco, durante una sua udienza, ai partecipanti al Convegno organizzato dalla Congregazione per il Clero. 

Quello che è accaduto a San Giuseppe a Chiaia non è un caso sporadico. Il parroco ha la facoltà di scegliere se far entrare o meno un cane in chiesa perché al momento non esiste una vera e propria normativa che regoli l’accesso degli animali nei luoghi sacri. Le uniche leggi sono la n. 60 del 2006 e la n. 37 del 1974, che stabiliscono l’accesso dei cani accompagnatori di non vedenti in qualsiasi luogo pubblico e privato, senza alcuna restrizione. È a discrezione, quindi, del parroco scegliere se accogliere o meno un animale nella casa di Dio; per giustificare la decisione, in molti usano dire che i cani potrebbero essere fonte di distrazione per i proprietari stessi o per gli altri o che gli animali, seppur addestrati e puliti, potrebbero scatenare reazioni allergiche o fobiche.

E nel caso di un matrimonio? La chiesa è “riservata” in quel momento agli sposi e ai loro invitati. Perché, allora, non dare il consenso, almeno quel giorno? Eppure, ancora molti parroci non permettono agli sposi di avere accanto i loro più cari amici proprio nel giorno in cui vorrebbero essere circondati solo da chi amano davvero. Sentiamo, allora, il parere di chi, quotidianamente, si occupa di far partecipare i cani ai matrimoni dei loro compagni umani.

Foto di www.weddingdogsitter.com (riproduzione riservata)

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“Nel 50% delle volte il parroco non dà il permesso di far entrare il cane in chiesa. Io credo che si possa fare tutto nel rispetto del luogo sacro. Al giorno d’oggi, del resto, capita che le coppie arrivano al matrimonio con un cane già in famiglia, magari perché un figlio non possono permetterselo: ci tengono ad averlo vicino in un momento importante come questo. Per una coppia, che considera il proprio cane un membro della famiglia, è difficile rinunciare alla sua presenza in chiesa o in comune. Il parroco può opporsi, soprattutto, quando non gli viene spiegato, nello specifico, il ruolo che esso avrà durante la celebrazione, pensando erroneamente che la sua presenza possa ridicolizzarla. Se si incontra un prete restio, bisogna fargli capire che la sua partecipazione non sminuirà in nessun modo la funzione sacra” spiega, Elisa Guidarelli, ideatrice di Wedding Dog Sitter, il 1° servizio in Italia di Dog Sitting professionale per matrimoni.

La giovane imprenditrice romana, con grande esperienza nel campo cinofilo, ha creato il progetto nel 2010, perché ha sofferto la mancanza dei suoi cani al suo matrimonio. Dopo aver cercato disperatamente un professionista che potesse prendersi cura di loro, in chiesa, al ristorante, ecc., si è resa conto che non esisteva una figura del genere, così, ha pensato bene di crearla, registrando un marchio in Italia e all’estero. Il progetto ha riscosso e riscuote un enorme successo: più di 200 matrimoni in quasi 7 anni di attività. Ricevendo molte richieste e non potendo più gestirle da sola, Elisa Guidarelli ha capito che era ora di farsi aiutare per evitare di rifiutare lavoro in un momento di forte crisi e difficoltà.

Ha deciso, così, di trasformare il progetto in un franchising, che, oggi, conta 5 filiali e altre in apertura. Tra i ricordi più emozionanti, il matrimonio di Ilaria e Diego, due sposi adorabili, vegetariani per amore degli animali, i quali fanno parte di un’associazione che salva cani in difficoltà o da situazioni di maltrattamento. ”La coppia prova un immenso amore per i loro cani, Zagor, Togo e Gino, li considerano membri della famiglia e, per questo motivo, non potevano certo mancare durante il giorno più importante della loro vita. È stato il matrimonio più difficile dal punto di vista logistico ma anche il più toccante. Zagor e Togo sono due dobermann anziani con una malattia degenerativa, tipica della razza, che li rende quasi paralizzati, mentre Gino è un pincher disabile con il carrellino.

Ilaria e Diego con i loro cani Zagor, Togo e Gino (Foto di www.weddingdogsitter.com (riproduzione riservata)

Ilaria e Diego con i loro cani Zagor, Togo e Gino (Foto di www.weddingdogsitter.com – riproduzione riservata)

La situazione sembrava abbastanza tragica, ma non ci siamo persi d’animo: abbiamo preso in braccio i dobermann, e grazie, all’aiuto e alla comprensione del parroco, abbiamo portato i cani dentro la chiesa per farli assistere alla cerimonia. Togo e Zagor, nelle loro cucce, e Gino, con il suo carrellino, sono stati tutto il tempo affianco all’altare, vicino ai loro compagni umani. Gli sposi, durante la cerimonia, spesso, gli hanno lanciato occhiate cariche di amore. Lo sposo ha anche interrotto la messa per aiutare Zagor, uno dei dobermann, a cambiare posizione per sentire meno dolore, mentre Gino, con il suo carrellino, ha fatto un ingresso trionfale, portando le fedi, in cambio di tantissime coccole di Ilaria e Diego, prima dello scambio degli anelli.

Finita la cerimonia, all’uscita dalla chiesa, gli sposi si sono voluti far fotografare con tutti e tre i cani, affinché non mancasse il loro ricordo nell’album di famiglia. La sposa, dopo gli scatti, ha preso la zampa di Zagor tra le mani e l’ha baciata, spiegandoci che quando suo marito le ha chiesto di sposarla, lei ha fatto quello stesso gesto con Zagor e Togo, chiedendo a sua volta “la loro mano”, perché sarebbero diventati un’unica famiglia. È stato un matrimonio faticoso, ma non sarebbe stato lo stesso per gli sposi senza gli amici a quattro zampe al loro fianco” racconta Elisa Guidarelli. Voler prendere parte alla messa con il proprio cane o volerlo alle proprie nozze non è un oltraggio alla chiesa o una mancanza di rispetto verso un luogo sacro, ma una richiesta crescente da parte di quella popolazione che condivide la propria vita anche con il compagno a quattro zampe.

L’appello di Elisa Guidarelli al Papa e ai sacerdoti: “Vorrei che capissero che oramai da molti anni i cani sono parte integrante della famiglia e che molte coppie li hanno. Spesso, anzi, quasi sempre, sono più educati i cani di molti umani. Il mio invito è quello di essere un po’ più di larghe vedute, cercando di capire che molte coppie non lo fanno per moda ma, semplicemente, perché essi sono membri del nucleo familiare. Concedete a chi li ama, di averli accanto, anche nei momenti più importanti della vita, come per esempio, il giorno delle nozze”.

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia

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