Le chiese si svuotano di fedeli. E c’è qualcuno che vorrebbe riempirle, almeno in parte, con qualche animale amico, come i cani. Ma la cosa non è accettata. E nascono casi anche eclatanti. L’ultimo episodio è accaduto domenica scorsa, nei pressi di Roma.

Qualche giorno prima il parroco aveva invitato una donna con il suo cane a uscire dalla chiesa: per questo domenica, appunto, un gruppo di animalisti ha fatto “irruzione” nella chiesa di Santa Maria della Cima a Genzano, interrompendo la messa e inscenando una protesta al grido «Anche i cani hanno un cuore». Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Genzano dopo la segnalazione di alcuni parrocchiani. Quando i militari sono arrivati sul posto hanno trovato e identificato quattro-cinque persone che indossavano una pettorina, autodefinitesi «animalisti». Il parroco ha raccontato l’accaduto e spiegato che il gruppetto che aveva interrotto la messa era composto da 15-20 persone.

Sempre alla settima scorsa risale un altro episodio, francamente più sconcertante. «Padre, le piacciono gli animali? Nulla in contrario se il giorno del matrimonio mi faccio accompagnare all’altare dal mio cagnolino? E’ la vita mia». E’ stata questa la proposta rivolta a don Franco Rapullino, parroco di San Giuseppe a Chiaia, a Napoli. «Mi ha detto che era l’affetto più caro che aveva e che lo voleva con sé all’altare in un momento così importante della sua vita», ha poi spiegato il parroco, «non posso dire cosa ho risposto, diciamo solo che dopo mi sono dovuto confessare».

Don Franco ha tenuto a sottolineare che nella sua presa di posizione non c’è alcun disprezzo verso gli animali. Da parte del parroco napoletano c’è «solo amarezza nel constatare con quale spirito, a volte di leggerezza, ci si avvicina a un sacramento così importante qual è per noi cattolici la consacrazione dell’amore nuziale».

I cani in chiesa hanno sempre diviso i fedeli, una maggioranza che non li accetta, una minoranza con qualche “concessione”. Del resto, il detto popolare «fortunato come un cane in chiesa», è stato usato per indicare che si è stati presi di mira dalla sfortuna. I cani in passato non potevano in alcun modo entrare in chiesa: esisteva addirittura lo “scaccino”, che faceva uscire dalla chiesa sia gli animali sia i vagabondi.

Torna alla memoria quell’episodio del Don Camillo di Guareschi in cui lo straordinario parroco, sempre alle prese con i diktat comunisti, porta il Cristo in processione tutto solo per le strade del suo paese. Unico accompagnatore: un piccolo cane che si mette a seguirlo. Don Camillo prova a cacciarlo via. « “Lascialo”, sussurrò dal’alto il Cristo. “Così Peppone non potrà dire che alla processione non c’era neanche un cane”».

di Caterina Maniaci

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