Divorzio, a chi vanno gli animali domestici quando la coppia si separa? È possibile l’affidamento condiviso anche per i cani e i gatti?

Quando una coppia si separa a chi vanno a finire gli animali domestici? Purtroppo non c’è nessuna legge che lo preveda e, in questo, cani e gatti vengono trattati più alla stregua di comuni cose che non dei figli, come invece l’affetto dei padroncini li vorrebbe assimilare. Spetta quindi al giudice stabilire quali possano essere gli effetti della separazione o del divorzio sugli animali da compagnia. E di certo, nulla vieta a marito e moglie, in caso di separazione consensuale, di concordare i tempi e i modi dell’affidamento dell’amico a quattro zampe: una scelta che, qualche giudice, ha ritenuto «poco ortodossa» e bollato come «una caduta di stile», ma che, comunque, alla fine è ritenuta valida perché non contrasta con nessuna norma. Dunque, gli ex coniugi possono stabilire con chi vada a vivere l’animale, quando l’altro abbia diritto a vederlo e a portarlo a spasso, come regolarsi durante le vacanze, chi debba sostenere le spese ordinarie e come vadano divise quelle straordinarie come, ad esempio, il veterinario, ecc. E su questa linea è d’accordo anche la Cassazione, più volte chiamata a pronunciarsi sul punto.

Il problema si potrebbe fare più complicato quando la separazione è giudiziale. A riguardo, secondo il Tribunale di Como, in caso di disaccordo tra le parti, il giudice non è tenuto a decidere anche in merito all’affidamento dell’animale domestico, pur in presenza di un’esplicita domanda delle parti.

È di questi giorni, infine, la notizia di una sentenza del Tribunale di Roma [1] che dà il via libera all’affido condiviso del cane anche se la coppia che si è separata non era sposata ma semplicemente convivente. E ciò perché in qualche modo si applica per analogia la disciplina vigente per i figli minori: lo consente, da un lato, il vuoto normativo in materia, dall’altro la progressiva assimilazione dei rapporti tra conviventi a quelli fondati sul matrimonio [2].

Dunque, il tribunale può ben decidere di affidare l’animale domestico a uno degli ex partner, stabilendo il diritto di visita dell’altro padroncino per qualche giorno nella settimana. Oppure si può prevedere una perfetta divisione dell’anno solare: per sei mesi il cane sta con uno dei due, per gli altri sei mesi con l’altro. Insomma, una forma di affido condiviso proprio come con i figli: entrambi i titolari del quadrupede mantengono pari diritti e doveri, le decisioni più importanti vanno prese all’unisono, così come le spese impreviste vanno divise a metà. Non importa che il microcip sia intestato a uno dei due soltanto. Ciò che conta – così come per i figli – è l’interesse primario dell’animale, non il certificato di proprietà.

E per il mantenimento? Spese divise a metà. Decisione salomonica.

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