Ancora un episodio di violenza, ancora una vittima innocente. 

Lui non ha un nome, era solo un randagio, uno dei tanti. Girava per il paese da qualche mese, dopo essere stato probabilmente abbandonato; cercava po’ di cibo, una carezza, ma ha trovato soltanto la vigliaccheria e la crudeltà di chi lo ha ucciso.

Catturato con un laccio per cinghiali e finito a fucilate mentre tentava disperatamente di liberarsi: così è stato ucciso nel sud della Sardegna, a Masainas (Carbonia-Iglesias), un paese di circa 1300 abitanti. 

Il laccio è un mezzo di caccia vietato e sanzionato penalmente dalla legge sulla tutela della fauna selvatica ma il cui utilizzo è radicato in tutta la Sardegna, ogni anno i volontari recuperano migliaia di lacci e altre trappole posate dai bracconieri con lo scopo di catturare animali selvatici. I lacci procurano una morte lenta e dolorosissima agli animali che hanno la sfortuna di imbattersi in essi.

Abbiamo scritto al Sindaco e alla Polizia Municipale di Masainas. Chiediamo che venga fatta luce su questa crudele uccisione, con indagini approfondite, chiediamo che il colpevole sia individuato e punito in maniera esemplare.

Da parte del Corpo forestale e di vigilanza ambientale (Cfva) auspichiamo maggiori controlli del territorio per prevenire e reprimere gli atti di bracconaggio, purtroppo ancora così diffusi in Sardegna.

Vogliamo, tuttavia, rivolgere un appello speciale ai cittadini che con comportamenti omertosi sostengono le attività illecite dei bracconieri/cacciatori e di chi, come in questo caso, uccide un cane invece di salvarlo dalla fine segnata.

Chi sa qualcosa parli con le Autorità, dia il proprio contributo per assicurare alla giustizia l’autore di questo gesto tanto efferato.

Non possiamo ridare la vita a questo povero cane ma possiamo, anzi dobbiamo, tutti dare il nostro contributo per evitare che fatti come questo continuino a succedere.

Daniela Musocco

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