PORDENONE. Un’uscita come tante, tra le montagne che conosce bene, con i suoi cani, Ula e Kira e improvvisamente la caduta di uno degli animali in un dirupo. L’angoscia, una catena di solidarietà, una fatica durata giorni e, per fortuna, il lieto fine.Tutto comincia lunedì sera, quando Yuri Maceroni, di Montereale Valcellina, sale per una passeggiata in notturna sul Monte Fara. Ula e Kira sono parte della famiglia, con la compagna Sabrina e il piccolo Simone. Quando è ora di rientrare Kira torna vicino al padrone, ma Ula non si vede.Yuri la chiama, la cerca, per ore vaga alla sua ricerca. Nulla. Di Ula, la docile, mansueta golden retriever, non c’è traccia.Yuri, angosciato, rincasa, ma il pensiero lo tormenta e torna in quota: in una giornata si sobbarca 60 chilometri, seimila metri di dislivello. Non sente la fatica, sia perchè l’angoscia e il desiderio di ritrovare il suo cane sono superiori all’acido lattico che blocca le gambe, sia perchè è un atleta, un ultratrailer, abituato a freddo e buio.Ma da solo capisce che non otterrà alcune risultato e quindi decide di lanciare un appello su Facebook: pubblica la foto di Ula, chiede aiuto per ritrovarla e diffonde il suo numero di cellulare.Un appello raccolto subito da molti, in primis dai Montrunners, un gruppo di atleti dediti alla corsa in montagna, di Montereale Valcellina. Cominciano a cercarla chi dal monte Jouf, chi da Frisanco, chi dal Fara, partendo da Andreis. E’ una mobilitazione di massa, che si diffonde via sms e post su Facebook.Per il giorno successivo i Montrunners organizzano una battuta di ricerca, il social network fa da cassa di risonanza: l’appuntamento è alle 7 del mattino dell’Epifania in piazza a Montereale.Nel frattempo, la cagnetta viene individuata: Yuri la sente abbaiare. Dopo 20 ore di ricerca trova la sua posizione sopra l’imbocco della galleria per Barcis. Un luogo scosceso, difficile da raggiungere. Il suo abbaiare lo rasserena: è viva, questo è l’importante. Ma i sensi di colpa lo tormentano: «Doveva andare liscia come lo scorso anno, ma si sta trasformando in un incubo. Questa non me la perdono. Portiamola a casa, vi prego» scrive Yuri.Quindici i volontari che si presentano la mattina: ci sono i Montrunners, amici, cacciatori. Un’azione studiata con l’avallo e la consulenza telefonica del soccorso alpino. Le fasi di salvataggio sono concitate, difficoltose. L’animale è lì, lo si vede, ma dal basso c’è una parete da scalare, dall’alto un pendio scosceso e con la neve la difficoltà aumenta.Un soccorritore Cai riesce a raggiungere l’animale, solleva a braccia i suoi 30 chili, lo tira fuori dalla trappola, mentre alcuni volontari, imbragati, già si stavano calando dall’alto con le funi.Ula è salva, sta bene: è impaurita, affamata, infreddolita, ma viva. I volontari la riportano a valle dove incontra il padrone. Da quel momento sono soltanto lacrime, sorrisi, amore, carezze e gratitudine per tutti, dai volontari al soccorso alpino che ha fornito un importante aiuto.Ora Ula è a casa: di questa storia è rimasto un grande spavento ma soprattutto l’impegno che in tanti hanno profuso per riportarla a casa. Il cuore di chi le vuol bene e la cassa di risonanza garantita dai social network le hanno salvato la vita.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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