Per protestare hanno scelto un detto calabrese, mai così appropriato: «Manco li cani». Già, al Comune di Torino non ci sono più i soldi nemmeno per i cani vigile, i cinque esemplari di pastore tedesco in dotazione al nucleo cinofili della polizia municipale. Appena 29.975,40 euro l’anno, che nel 2017 sono stati radiati dal bilancio della Città senza offrire alternativa agli agenti che se ne prendono cura quotidianamente. E che da qualche mese pagano di tasca loro, come se il cane che hanno in custodia fosse un animale da compagnia e non un «collega», uno strumento di lavoro. 

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CINQUE PASTORI TEDESCHI  

Il nucleo cinofilo esiste dal 2005. Si occupa prevalentemente di affiancare le pattuglie dei vigili nelle situazioni particolarmente problematiche. Oggi conta su cinque cani, tutti di razza pastore tedesco. Ciascuno è accompagnato da un agente che è anche addestratore e lo segue costantemente. Cane e agente hanno alle spalle un percorso di addestramento di cinque mesi alla Scuola di specializzazione per unità cinofili dei carabinieri, a Firenze. Vivono in simbiosi, e questa è una scelta decisa dal Comune fin dall’inizio, nel 2005, quando si è stabilito di non lasciare i cani un ricovero quando non sono in servizio, ma di affidarli 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno ai loro “conduttori”.   

IL CONTRIBUTO  

Una scelta logica, compiuta anche con un occhio al portafogli: poiché i cani sono “mezzi di lavoro” il loro mantenimento sarebbe totalmente a carico del datore di lavoro, cioè del Comune, cosa che comporterebbe per l’amministrazione un costo non indifferente: il ricovero degli animali in strutture private nelle ore in cui non sono in servizio e nei periodi in cui l’addestratore è in ferie o malattia. La Città ha agito diversamente e ha pattuito con gli agenti un rimborso giornaliero, che nel 2016 era di 16,38 euro.  

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LA PROTESTA  

Nel 2017 è stato cancellato. I cinque agenti semplicemente non se lo sono più visti accreditare sullo stipendio. Quando hanno chiesto spiegazioni è stato risposto che non era più possibile. Il sindacato autonomo Csa, seconda forza per numero di iscritti tra i lavoratori di Palazzo Civico, protesta: «Tralasciando se tutto ciò sia legale, non sarebbe stato corretto avvisare che gli accordi non sono più validi? E adesso, il lavoro di dog sitter oltre le ore di servizio è volontariato e quindi non retribuito?». Pare di sì, visto che finora non è stata trovata una soluzione: i vigili non vengono pagati (se non un piccolo contributo per le crocchette) né il Comune ha avviato una convenzione con una struttura in cui alloggiare i cani. 

Nel frattempo un cane si è ammalato di tumore. Gli hanno dovuto amputare una zampa. L’agente che l’hacon sé sostiene che sia in grado di superare le prove di idoneità e riprendere il servizio anche con tre zampe. Ma in Comune non ne vogliono sapere. Gli hanno inviato una lettera: «Il cane non può più essere adibito al servizio per cui era destinato». Va rottamato. 

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