SAN MARTINO AL TAGLIAMENTO. «Vado sempre in cimitero a salutare Astrid. E non riesco a farmi una ragione di quello che le è accaduto. Non volevo che quei cani stessero vicino a mia figlia: glielo avevo detto». È lo sfogo di Pietro Guarini, padre della piccola Astrid, la bimba di 3 anni azzannata e uccisa dal pastore tedesco Cloe il 25 maggio del 2015 a San Martino al Tagliamento.leggi anche:san martino al tagliamentoSan Martino, morta bimba di tre anni azzannata da un pastore tedescoIl dramma nel pomeriggio nel cortile di casa degli zii. La piccola, soccorsa dagli infermieri del 118, era stata ricoverata all’ospedale di PordenoneGuarini ha deciso di costituirsi parte civile, con l’avvocato Elena Lizzi, nel procedimento in cui sono imputati di omicidio colposo la madre e lo zio della bimba, Mara Menotto, 45 anni, e Loris Truant 46 anni, (difesi, rispettivamente, dagli avvocati Laura Sbrizzi e Luca Colombaro).Il pm Maria Grazia Zaina ritiene che gli imputati abbiano tenuto condotte colpose causalmente concorrenti nel provocare la morte di Astrid. Secondo l’accusa per lo zio, padrone del cane, la colpa sarebbe consistita, nel mancato controllo di Cloe, per la madre nell’aver consentito il contatto fra la bimba e l’animale senza protezione. La difesa, invece, afferma che il cane ha compiuto una mossa imprevedibile e repentina. «È stata una disgrazia. La madre non ha lasciato la piccola da sola, era con lei», sottolinea l’avvocato Sbrizzi. Quanto allo zio, non si trovava nemmeno in casa.Il dramma, in quel fatale pomeriggio di maggio, si è consumato in una manciata di secondi. Mara Menotto con le bimbe è entrata in cucina, poi mentre chiudeva la porta, difettosa, le bimbe sono andate avanti e si sono imbattute nel cane. La cuginetta, della quale è stata acquisita la testimonianza, ha riferito che prima Cloe ha leccato le mani in modo affettuoso ad Astrid, che si era avvicinata per toccarla, poi, all’improvviso, l’ha morsa alla gola. La cuginetta, allora, ha lanciato le crocchette al cane per tentare di distrarlo, affinché mollasse la presa. Vani i soccorsi.Ieri nell’aula del giudice Rodolfo Piccin il padre di Astrid ha ricordato che nel luglio del 2014, quando era stata installata una piccola piscina in giardino, aveva chiesto che i cani non circolassero liberamente quando c’era la bambina.Sono stati sentiti anche gli ultimi testi del pm, compresa la veterinaria Ornella Del Neri, che tenuto in osservazione il cane Cloe dopo il fatto, valutandone la pericolosità. Ha riferito che il pastore tedesco aveva ricevuto un addestramento alla difesa, ma poi alla prova del manicotto il cane non ha reagito. A precisa domanda dell’avvocato Colombaro, che le ha chiesto sulla base di quali risultanze avesse ritenuto il cane a rischio, Del Neri ha risposto: «Per quello che ha fatto». Non era possibile dunque sapere prima del fatto che il cane era pericoloso. Durante gli 8 mesi in canile Cloe non ha manifestato comportamenti aggressivi. Solo quando le è stata fatta un’iniezione, la veterinaria ha percepito un flebile ringhio da parte dell’animale.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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