GIUDICE

Tupac è stato avvelenato, ma è ancora vivo. Mafalda invece non ce l’ha fatta. Non si tratta di una nuova e sconcertante verità sulla morte di Tupac Amaru Shakur, artista idolo della cultura rap, scomparso nel settembre a soli 25 anni, quando fu colpito da quattro proiettili sparati da un’auto in corsa. E neanche di una un remake a tinte horror sulle avventure della protagonista dei fumetti disegnati dall’argentino Joaquín Lavado. Questa è la storia di Tupac, Mafalda e Sorcio, tre cani che secondo la procura di Roma sarebbero stati avvelenati. Il sostituto procuratore Maria Bice Barborini, ha infatti chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio nei confronti di Mario F., 74enne originario di Napoli. L’uomo è costretto a difendersi in un’aula del tribunale penale di piazzale Clodio perché, secondo gli inquirenti, avrebbe introdotto nel giardino della vicina di casa, la signora Daniela, «alcune bustine di rodenticida di colore azzurro – recita il capo d’imputazione – al fine di farle ingerire ai cani della medesima, cagionava, senza necessità, lesioni al cane meticcio Tupac». La vicenda era iniziata il 26 settembre del 2013, quando la piccola Mafalda era morta a causa di un’emorragia interna. La signora Daniela aveva trascorso settimane chiedendosi cosa avesse potuto provocare quel male che aveva condotto il suo cane alla morte. Del resto non è facile per un amante degli animali accompagnare il proprio cane dal veterinario, dove gli viene somministrata un’iniezione letale. La risposta a quel quesito era arrivata il 21 dicembre, quando la donna, pulendo, aveva notato del veleno per topi, misteriosamente finito nella sua proprietà. La grata che separa l’abitazione della signora Daniela a quella del signor Mario, sarebbe stata leggermente sollevata. In quel punto erano state ritrovate alcune bustine di veleno per topi. Una sostanza proibita in quelle zone, visto che gli appartamenti di via Fabio Nannerelli, sorgono nella riserva naturale della Mercigliana. Quel giorno di dicembre la donna si era dunque lamentata con il vicino. L’uomo, stando alla denuncia, avrebbe risposto di aver piazzato il veleno nella sua proprietà e di non sapere come fosse finito nel terreno della vicina. La discussione era però trascesa e la signora aveva contattato i carabinieri. Mentre attendeva l’arrivo dei militari, la donna si era accorta che una bustina era stata aperta. Per questo motivo, quando alcuni giorni dopo Tupac aveva iniziato a vomitare, proprio com aveva fatto Mafalda prima di iniziare il suo calvario, la signora Daniela aveva immediatamente allertato il veterinario: «Tupac vomita sangue e succhi gastrici» aveva spiegato la donna. Il veterinario, dopo aver effettuato la visita, aveva messo nero su bianco la diagnosi: «Quadro compatibile con avvelenamento da rodenticidi». «Per oltre 20 giorni Tupac ha sofferto il freddo accucciandosi sotto le coperte e uscendo solo per fare i suoi bisogni», si legge in denuncia. E mentre Tupac veniva curato, anche un altro cane aveva accusato gli stessi sintomi. Anche Sorcio era stato salvato per un pelo. La donna inoltre aveva denunciato che il 12 febbraio del 2012, il vicino avrebbe provato a investire un altro cane, un cucciolo pastore tedesco. «Le esche le ho messe al confine – si è difeso in aula il signor Mario – ma la rete tra le due proprietà non è ben fissata. Quindi non escludo che i topi abbiano giocherellato con le esche facendole finire nel terreno della signora. Per quello che sapevo – ha continuato a spiegare l’uomo – le esche per topi di cui ho fatto uso non sono appetibili per animali domestici, se proprio lo volete sapere l’unico che è morto è stato un riccio. Mi è dispiaciuto moltissimo».

Andrea Ossino

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