Chi torna dalla guerra spesso non riesce a lasciarsi alle spalle le violenze a cui ha assistito. Lo chiamano disturbo post-traumatico di stress, una ferita invisibile che non guarisce. «Molti di non non si rendono conto che stiamo portando con noi la guerra» racconta Josh Marino, veterano della guerra in Iraq che ha sofferto di questa malattia fino a portarlo sull’orlo del suicidio.  

«Non volevo più andare avanti, combattere con il mio male» ha raccontato l’uomo. Ha scritto una messaggio d’addio, ha preso un coltello ed è uscito per un’ultima sigaretta sotto la pioggia. Ma poi, proprio quando aveva toccato il fondo della sua disperazione, ha visto una luce: da dietro a una siepe è spuntato un gattino bianco e nero che gli si è avvicinato. «Ha iniziato a strofinarsi sulla mia gamba e mi sono fatto coinvolgere. Sono crollato, ho iniziato a piangere sfogando tutto il mio dolore». 

Da quell’incontro, tutto è cambiato: Marino ha trovato in quel tenero micio una ragione di vivere. Lo ha chiamato Scout ed è convinto che lo abbia salvato: «Ho smesso di pensare a tutti i miei problemi, e ho iniziato a pensare a tutte le sue difficoltà e come avrei potuto aiutarlo» spiega Marino. Il legame tra loro è stato sin da subito molto forte, ma non era tutto. 

Marino ha voluto raccontare la sua storia in un video realizzato per l’associazoone Mutual Rescue, una sorta di spot che possa mostrare come gli animali possono aiutare le persone nei momenti più difficili e come gli uomini possono aiutarli.  

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