No, non è detto che se possiedi un gatto e lo hai cresciuto con te, tu sia a rischio di malattie mentali. È la scoperta fatta dallo University College London in uno studio pubblicato su Psychological Medicine. Detta così la notizia potrebbe lasciare perplessi, ma facciamo un passo indietro.

L’ALLARME DEGLI STUDI PRECEDENTI
Alcune ricerche recenti avevano suggerito che avere un gatto potesse condurre a disordini mentali. Questo non perché i gatti abbiano poteri telepatici malvagi sull’uomo ma perché ospitano il parassita Toxoplasma Gondii, uno degli elementi connessi con la schizofrenia; secondo gli studi, i bambini che vengono a contatto con questo parassita già nella pancia della mamma o nel periodo dell’infanzia, rischiano di contrarre la toxoplasmosi e sviluppare psicosi durante l’adolescenza. Lo studio inglese è dunque partito da questa teoria ed è arrivato, per fortuna, a smentirla. Secondo i test condotti nel laboratori londinesi, non esistono legami tra la vicinanza con i gatti e i sintomi di psicosi.

NESSUN RISCHIO, MA FARE ATTENZIONE
Alla UCL hanno tenuto sotto controllo oltre 5mila persone nate fra 1991 e 1992, monitorate fino all’età di 18 anni con particolare attenzione alla presenza di gatti in casa. Ebbene, sono giunti alla conclusione certa che la confidenza con i gatti non comporta rischi di sviluppo di malattie mentali. “In ogni caso“, suggerisce il dottor James Kirkbride, “ci sono buone prove che l’esposizione al T. Gondii durante la gravidanza possa portare a problemi nei nascituri sia durante il parto che più avanti. Consigliamo comunque alle donne incinte di non maneggiare le lettiere dei gatti, che possono contenere il parassita”.
Quello della UCL è uno studio piuttosto attendibile rispetto agli altri, sia per la durata che per la profondità dei test, che non può che rassicurare gli amanti dei gatti.

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