Ha la testa a forma di diamante, è lungo circa 50 centimetri e il suo morso può causare paralisi e morte. Si tratta di Acanthophis cryptamydros, un serpente della famiglia degli elapidi appena scoperto da un gruppo di ricercatori nella regione di Kimberley, una zona dell’Australia già nota per ospitare alcune delle specie più affascinanti del continente, come il coccodrillo marino, il coloratissimo diamante di Gould o il bilby maggiore.

Il nome comune dato dai ricercatori alla nuova specie di serpente è Kimberley death adder, proprio per la regione nella quale è stato scoperto, ma non deve trarre in inganno: questi elapidi non sono imparentati con le vipere (in inglese adder, famiglia Viperidae), nonostante il loro aspetto possa confondere i meno esperti. Ma anche chi di serpenti ne sa qualcosa in più visto che -i ricercatori lo spiegano sulla rivista open access Zootaxa– finora A. cryptamydros

era stato confuso con i suoi parenti A. pyrrhus, una specie desertica, e A. rugosus, una specie molto nota e diffusa nel Territorio del Nord. 

È solo grazie alle analisi del DNA mitocondriale e nucleare che il gruppo di ricerca, guidato da Simon Maddock dello University College London, è riuscito a capire che si trovava di fronte a una specie del tutto nuova. Incontrata quasi per caso, mentre gli scienziati erano occupati in una ricerca sul campo sulle caratteristiche genetiche ed ecologiche dei serpenti che vivono nella regione di Kimberley. E che fanno parte di una ricca biodiversità ancora poco esplorata.

Siediti e aspetta

Come molti altri serpenti del genere Acantophis, A. cryptamydros cattura le sue prede sfruttando la strategia “sit and wait”, ovvero rimane appostato fingendosi un sasso o un mucchio di foglie fino a quando un altro rettile, un uccello oppure un piccolo mammifero si avvicina quanto basta per essere predato. Per riuscirci sfrutta l’estremità della sua coda come un amo da pesca, agitandola in modo invitante per attirare quello che sarà il suo pasto. 

“Questi serpenti sono nella top ten dei serpenti più velenosi al mondo” ha commentato al Guardian Australia Paul Doughty, curatore per la sezione erpetologia al Western Australian Museum, che concorda con Maddock e i colleghi sul fatto che l’Australia è tutt’oggi un calderone di nuove specie da scoprire. “Potrei trovare senza problemi 20 o 30 esemplari che abbiamo al museo e ancora non sono stati descritti. Non resterò senza nuove specie da descrivere nella mia carriera, e sono piuttosto convinto che il lavoro non mancherà nemmeno a chi verrà dopo di me”.

Secondo Maddock è davvero difficile ipotizzare quanti A. cryptamydros possano esserci in natura, ma sospetta che il numero non sia poi così elevato. E che si tratti di una delle molte specie di serpenti, a noi ancora sconosciute, che vivono nella parte nord-occidentale dell’Australia.

Serpenti nella quotidianità

Se ci sono regioni (come quella di Kimberley) che nelle stagioni umide diventano decisamente poco accessibili per gli esseri umani, altrove, per essere più precisi nel Queensland, è la natura a venire incontro a noi. Succede a Townsville, dove di recente i serpenti hanno pensato di cercare un po’ di fresco dentro le case. All’interno di un water o dentro la cassetta di scarico, ben infilati nel sifone.

Un commerciante si è imbattuto in questo pitone lungo tre metri rannicchiato in un water a Townsville.
Fotografia di Elliot Budd

Fortunatamente si trattava di pitoni tappeto, la specie Morelia spilota, facilmente riconoscibile per la sua livrea e molto comune in Australia. Ma, con i suoi oltre due metri di lunghezza, non velenosa. Lo ha raccontato Elliott Budd, l’esperto nella cattura di serpenti che è intervenuto nei casi australiani, ricorrendo a non poche accortezze per riuscire a estrarre i rettili, soprattutto quello infilato nel sifone, senza far loro del male. In quest’ultimo caso è stato necessario rimuovere del tutto il water per poter fare uscire il serpente, rilasciato poi in natura come tutti gli animali trovati in queste circostanze.

Budd ha commentato le sue esperienze recenti in un articolo del Guardian, spiegando che non gli era mai capitato prima di trovare un pitone tappeto di tre metri dentro un water, ma che essere chiamato per rimuoverli da cucine, giardini, piscine e uffici è invece la routine. Le immagini sono comparse per la prima volta sul gruppo Facebook Townsville Snake Catchers (un paradiso per gli appassionati di rettili e fauna in generale), dove qualche giorno fa Budd ha postato l’immagine di un altro pitone tappeto che aveva estratto -di nuovo- da un water, commentando sarcastico “E io che speravo d’aver finito di tirare fuori serpenti dai water”. 

Perché arrotolarsi in un water o cercare rifugio nella cassetta? Per rinfrescarsi nei periodi più caldi, anche se secondo gli esperti, come l’erpetologa Lin Schwarzkopf della James Cook University, non si tratta di un comportamento “normale” vedere questi serpenti spingersi fino all’interno delle tubature di casa. La situazione verrà certamente monitorata nei prossimi mesi, ma una cosa è certa: “chiudi il coperchio del water” potrebbe presto diventare, per gli australiani, il nuovo “non lasciare l’acqua stagnante nei sottovasi”.

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