Lunedì, 19 Ottobre 2015 11:06

ASL BRESCIAI quattro veterinari indagati? Sono la prova dell’efficacia dei controlli interni ed esterni. La Asl di Brescia rivendica una “rigorosa vigilanza” sulle vicende oggetto di inchiesta.
In occasione della presentazione delle attività del Dipartimento di prevenzione veterinario, la Asl di Brescia ha replicato pubblicamente alle accuse sulle presunte “ispezioni pilotate” a Green Hill e le presunte irregolarità nel macello Italcarni di Ghedi.  Alla presentazione, oltre al direttore sanitario Francesco Vassallo sono intervenuti anche il direttore generale Carmelo Scarcella e il responsabile del Dipartimento Silvestro Abrami. Nei giorni scorsi, ai sit in di protesta per chiedere il commissariamento della Asl,  si sono aggiunte le istanze del Comitato Montichiari che -dopo aver riconosciuto che “la Asl conta professionisti integerrimi al servizio della collettività”- chiede “punizioni esemplari” per “quelli che non hanno svolto il proprio lavoro con coscienza e nel rispetto della deontologia professionale, una volta riconosciuti colpevoli dalla magistratura”.

Nelle sue dichiarazioni alla stampa, Vassallo puntualizza che “la Asl è garanzia di trasparenza e legalità: non siamo mai stati dall’altra parte della barricata. Io stesso- aggiunge-  sono stato chiamato come testimone dell’accusa al processo contro i vertici dell’allevamento di cani da laboratorio di Montichiari”. «I due veterinari compromessi nell’inchiesta Green Hill – ha spiegato Vassallo – sono stati sospesi. Per i due coinvolti nella vicenda di Ghedi, non essendo ancora in presenza della richiesta di rinvio a giudizio, uno è stato assegnato ad altro tipo di impianti, mentre il secondo è stato trasferito da Leno a Lonato in forma cautelativa, a tutela del dipendente».

Quanto alla vicenda del macello di Ghedi,  l’indagine è scaturita proprio da un esposto dei vertici Asl alla Procura, nel febbraio scorso, nel quale veniva segnalato un «fumus di corruzione». Esposto che ha portato a maggio ad un primo sequestro dell’azienda. “Una volta scattata l’indagine- sottolinea il Direttore Sanitario-  la collaborazione dell’Asl con la Forestale per verificare l’idoneità del consumo delle carni sequestrate, è stata totale,  a dimostrazione che da parte dell’autorità giudiziaria c’è fiducia nel nostro operato».

«La nostra Azienda – spiega Scarcella – ha adottato un sistema di trasparenza e anticorruzione che funziona. Siamo stati tra i primi in Italia a consentire anche la segnalazione in forma anonima: in questo modo, ognuno può comunicare sospette criticità o problematiche. Spetta poi a noi, attraverso attività di vigilanza, mettere in atto tutte le verifiche ed eventualmente tradurle in azioni. Non è il caso di Italcarni, dove la segnalazione è stata fatta “in chiaro”».

Per quanto riguarda la carne di animali giunti già morti al mattatoio messa in vendita dall’azienda, Francesco Brescianini, responsabile della sicurezza alimentazione della Asl, precisa che «in molti casi la macellazione speciale d’urgenza, vale a dire condotta al di fuori di un mattatoio, oltre che prevista dalla legge, punta ad evitare inutili sofferenze all’animale». La carne insomma può essere venduta purchè le cause della morte del bovino non ne pregiudichino la salubrità. «La macellazione è l’evento più stressante e drammatico che l’animale deve affrontare – spiega Brescianini -, e tutti devono garantire che le operazioni vengano svolte in modo da risparmiare ai capi dolori, ansia o sofferenze evitabili».  «La macellazione d’urgenza – ammette Brescianini – non è l’ottimale: la carne ottenuta costa poco, ma la cosa essenziale è garantire che sia esente da farmaci e batteri patogeni». In riferimento alle analisi effettuate a giugno sulle carni sequestrate all’azienda di Ghedi che hanno evidenziato tracce di salmonella, «i campioni sono stati analizzati dagli Zooprofilattici di Torino e a Napoli – conclude Brescianini -, l’esito non l’abbiamo visto. Non abbiamo giocato noi questa partita». (fonte) (fonte)

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