Ascoli Piceno, 30 luglio 2018 – Due casi giudiziari in materia di maltrattamenti ad animali sono stati trattati a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro al tribunale di Ascoli. Dal 2010, a seguito in particolare dell’entrata in vigore della ‘Convenzione europea per la protezione dei cani da compagnia’, il codice penale punisce chiunque provochi una lesione ad un animale o lo sottopone a sevizie, a comportamenti o a fatiche e lavori insopportabili; la pena detentiva va da un minimo di tre mesi ad un massimo di diciotto mesi, con una multa che, secondo i casi, può arrivare a 30.000 euro.

“Spesso succede che tutto dipenda però da chi giudica e in particolare se costui sia animalista o meno”, commenta l’avvocato Umberto Gramenzi che ha seguito le vicende di cui si sono occupati due diversi giudici del tribunale di Ascoli. Un caso è avvenuto a Venarotta dove un uomo di 64 anni era accusato di aver sparato contro il cane di una vicina di casa, uccidendolo. In questo caso il giudice ha riconosciuto che l’imputato ha agito in uno scatto d’ira dovuto al fatto che il cane in questione era stato lasciato libero dalla padrona e si avvicinava pericolosamente alle sue galline. La sanzione applicata è stata una multa di 2.100 euro, pagabili in 21 rate, 100 euro al mese.

Veniamo al secondo caso, spostandoci a Valle Castellana. Un uomo di 58 anni è stato fermato dagli agenti del corpo forestale (ora confluiti nei carabinieri). Era a bordo di un fuoristrada all’interno del quale c’era un cane di razza, un segugio da caccia. All’animale era stato applicato un collare ad impulsi elettrici, normalmente in vendita, che trasmette piccole scosse per richiamarlo dal suo padrone in caso di allontanamento oppure per impedirgli di attaccare un animale protetto. Il 58enne è stato denunciato ed il collare sequestrato. In questo caso il giudice ha condannato il proprietario del cane alla pena di cinque mesi di arresto. Una bella differenza rispetto alla condanna ad una multa del precedente processo, benché in entrambi i casi il reato contestato fosse lo stesso, maltrattamenti di animali, e nel primo un cane è stato ucciso.

“Quando ci sono fatti inerenti animali conviene prima verificare chi sarà il giudice, se sia per esempio animalista o meno, per poi scegliere la strada processuale da seguire”, commenta con un pizzico d’ironia l’avvocato Gramenzi annunciando ricorso in appello per l’uomo condannato a cinque mesi di arresto per aver applicato al suo cane un collare ad impulsi elettrici.

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