Con il voto definitivo della Camera dei Deputati sul Collegato ambientale alla Legge di stabilità, è stato approvato senza modifiche il testo dell’articolo 7, che introduce disposizioni preventive, allo scopo di contenere la diffusione dei cinghiali nelle aree protette e vulnerabili, apportando anche alcune modifiche alla legge nazionale sulla caccia. 

A partire dal voto di ieri, sarà vietato introdurre i cinghiali su tutto il territorio nazionale, ad eccezione però delle zone ricomprese nelle aziende faunistico-venatorie e agri-turistico-venatorie, quelle aree, cioè, dove la caccia rappresenta un vero e proprio business. Un miglioramento solo parziale: nel corso delle votazioni, infatti, sono stati ritirati gli emendamenti positivi che avrebbero potuto evitare tutto ciò, estendendo il divieto a tutto il territorio nazionale, senza alcuna eccezione.

Tra le modifiche positive, figura quella che riporta la gestione delle popolazioni di nutrie nell’alveo delle disposizioni previste dall’articolo 19 della legge nazionale 157/92, che impone piani di controllo che utilizzino prioritariamente ed esclusivamente metodi incruenti. Ne consegue che tutti i piani di contenimento oggi attivi, diventeranno a breve illegali, con gravi rischi di ordine giudiziario per coloro che dovessero continuare ad applicarli.

Inoltre, sono stati bocciati due emendamenti sfacciatamente filo-venatori: uno che puntava a rimuovere il divieto di costituzione di allevamenti di cinghiali in aree prossime alle zone protette, e l’altro che voleva semplificare le procedure previste per l’autorizzazione della caccia in deroga ai piccoli uccelli migratori.

Purtroppo, il voto di ieri, registra anche novità in favore dei cacciatori. Nel corso della discussione in aula, infatti, è stato bocciato l’emendamento al comma 5 dello stesso articolo, che avrebbe abolito la libera costruzione dei capanni da caccia. Quindi, da adesso gli appostamenti costruiti con tubolari di acciaio e legno, alti fino a 30 metri, potranno essere edificati su tutto il territorio nazionale, in spregio alle disposizioni edilizie e senza dover richiedere alcuna autorizzazione ai Comuni.

Altro punto estremamente negativo, introdotto con l’approvazione della legge, è quello che semplifica l’attivazione della caccia in deroga allo storno. Si tratta di una modifica introdotta ad arte, allo scopo di contrastare i tanti ricorsi ai TAR, che in numerose regioni ci hanno consentito di bloccare la caccia in deroga, come avvenuto recentemente in Liguria.

Massimo Vitturi
Responsabile LAV Animali Selvatici

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