Nel decidere di prendere in casa un animale domestico una famiglia dovrebbe essere innanzitutto conscia dei grandi vantaggi educativi che questo comporta: «Ci sono tanti studi che dimostrano quanto un bambino che cresce con un animale diventa mentalmente più aperto al concetto di diversità – spiega Roberto Guadagnini, veterinario e direttore sanitario della clinica Zoolife. – Un bimbo che vive con un cane impara che l’animale non si esprime come fa lui e agisce in modo diverso: il piccolo diventa in un certo senso “bilingue”, impara cioè a comunicare in maniera diversa. Questa sua qualità gli sarà utile fin da subito: ad esempio, se in classe si troverà con un ragazzo paraplegico, sarà più empatico con lui, sa che dovrà avere più riguardi e attenzione, perché si sarà abituato fin da piccolo a rapportarsi con il “diverso da lui”».

Un amico peloso che fa crescere l’autostima

Altro aspetto educativo da non sottovalutare è l’aiuto che il contatto con un cucciolo può dare al bambino in tema di autostima. «Un animale è un compagno di giochi ideale per un bimbo: ad esempio un cane lo sa ascoltare, gli dà fiducia e non lo carica di attese, lo stima incondizionatamente, non lo giudica. Vostro figlio si trova con una sorta di suo pari che gli permette di essere se stesso: questo non potrà che fargli bene sul piano dell’autostima».
 

Non sottovalutare la conoscenza delle specie

Prima però di scegliere che animale accogliere in famiglia, è necessario documentarsi bene su usi, abitudini e necessità del cucciolo. «Non dimentichiamo che il gatto è predatore di natura, e che il coniglio non va abbracciato o preso dall’alto, perché per lui questa posizione significa essere preda» illustra il dottor Roberto Guadagnini.

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«Ogni specie ha le sue caratteristiche, per questo motivo chiedete sempre al veterinario o al gestore del negozio dove lo acquistate le esigenze di ogni animale, per capire se la famiglia può corrispondere ai suoi bisogni». Un approccio iniziale sbagliato, dovuto alla poca conoscenza delle specificità dell’essere vivente che abbiamo davanti, potrebbe portare infatti a iniziare male il rapporto. «Anche il morso di un piccolo criceto per il ditino di un bimbo potrebbe essere spiacevole: i genitori devono spiegare al bambino come trattare ogni cucciolo. Una volta instaurata una relazione con le dovute attenzioni, possono nascere delle amicizie bellissime: questo vale per cani, gatti, conigli, cavie, criceti, per tutti».
 

Animali da accarezzare o da guardare?

Per capire quale animale domestico scegliere per il vostro bambino, la distinzione da fare è principalmente tra due gruppi: quelli che si possono accarezzare e quelli “da contemplare”. «Per i bimbi che amano il contatto fisico i cuccioli ideali sono cani, gatti, criceti, conigli e cavie. Il criceto è meglio riservarlo agli adolescenti, perché è delicato e va maneggiato con cura. Con queste specie il bambino può instaurare una bella relazione di scambio» illustra il dottor Roberto Guadagnini. «Pesci e canarini invece sono principalmente da ammirare: per instaurare una relazione con loro ci vuole una maturità superiore. Ma questo tipi di animali sono l’ideale per bambini iperattivi o che fanno fatica a stare fermi per lungo tempo: osservare un acquario infatti permette loro di conoscere il ciclo vitale (si vede come i pesciolini crescono di numero quando si riproducono), e di studiare tutti i movimenti e le traiettorie che fanno i pesci. Per i piccini, bombardati da stimoli tecnologici di ogni sorta, stare davanti ai pesci o alla gabbietta degli uccellini è un’ottima occasione di conoscere la natura».
 

Dividere le responsabilità

Quando si decide di prendere un animale in famiglia, è bene sapere che vostro figlio fino a 12 anni non può prendersi cura in maniera autonoma dell’animale: «Un bambino può promettere che farà tutto da solo, ma non può avere la responsabilità completa della cura del cucciolo. I genitori devono essere da stimolo e accudire l’animale per primi, i bambini seguiranno a ruota». Quindi quando si cerca di capire che animale domestico scegliere per il proprio bambino, mai sottovalutare il tempo che ci vuole per accudirlo.

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