UN NUOVO medico, pronto a fare diagnosi, si aggira per le corsie dell’ospedale di Vancouver, in Canada. Si chiama Angus, ed è un dottore particolarissimo: si tratta infatti di uno springer spaniel inglese, una razza di cani particolarmente allegri e socievoli. E, soprattutto, facilmente addestrabili e dall’olfatto sopraffino: Angus, ad appena due anni di età, ha infatti imparato ad annusare nei letti d’ospedale  tracce di Clostridium difficile, un superbatterio che, se non trattato, può provocare disturbi e malattie all’apparato digerente, come crampi addominali, diarrea e colite. Il Clostridium difficile è presente naturalmente nel microbiota umano, ma di norma è tenuto a bada dagli altri batteri che compongono la flora intestinale: in seguito a terapie antibiotiche o immunodepressive, tuttavia, il superbatterio può superare tali difese e entrare in circolo nell’organismo.

Secondo il giornale the Guardian, la storia è iniziata tre anni fa, prima della nascita di Angus. Quando a Teresa Zurberg, addestratrice di cani di Vancouver, fu diagnosticata un’infezione da Clostridium difficile, che la relegò in ospedale per cinque giorni e le fece perdere quasi dieci chili di peso. Cercando informazioni in rete, suo marito Markus, infermiere specializzato, si imbatté in un articolo che raccontava la storia di un beagle olandese addestrato a riconoscere, per l’appunto, le infezioni da Clostridium difficile. La coppia, a questo punto, propose al Vancouver Coastal Health, l’ente che sovrintende alle strutture sanitarie della città, di ripetere l’addestramento su un altro cane.

Ottenuta l’approvazione, Zurberg si mise subito al lavoro, scegliendo di concentrarsi esclusivamente sulle infezioni ospedaliere, anche considerando che nosocomi e case di cura sono gli habitat preferiti dal batterio (nel solo Canada, il 64% dei casi di infezione da Clostridium difficile avvengono in ospedale). Per l’addestramento fu scelto Angus, uno springer spaniel appena nato dal carattere estremamente espansivo: Zurberg addestrò il cane a riconoscere l’odore impalpabile (per gli esseri umani) del batterio con le stesse tecniche usate per l’addestramento dei cani antidroga. “Per il cane si tratta di un gioco –  racconta oggi l’addestratrice. – Una sfida per ottenere la ricompensa, che può essere cibo oppure un giocattolo”.

In capo a 10 mesi, trascorsi allenandosi su manichini in finte corsie di ospedale, Angus era perfettamente addestrato e ha iniziato a fare sul serio, lavorando in reparto e segnalando ai medici i letti in cui si annida il batterio. Nel caso in cui il cane individui materiale infetto, l’ambiente viene poi sterilizzato per mezzo di luce ultravioletta. Il successo dell’esperimento ha fatto subito notizia: diversi enti sanitari di tutto il mondo, dalla Finlandia al Cile, hanno contattato Zurberg per replicare il suo programma di addestramento. Che un giorno magari potrà essere esteso anche ad altri tipi di infezioni: “In tanti, specialmente tra i parenti di persone che hanno sofferto di infezione da Clostridium difficile, mi ringraziano per il lavoro che sto facendo – spiega ancora Zurberg – .Spero che aprirà la strada ad altre possibilità: cos’altro possono annusare i cani? L’unica limitazione, è il caso di dirlo, è la nostra immaginazione”.

Cercano dispersi, vittime di terremoti e valanghe, identificano esplosivi e sostanze stupefacenti. Ma non solo, perché negli ultimi anni i cani stanno iniziando ad aiutarci anche in un altro campo: la medicina. Con il loro proverbiale fiuto potrebbero infatti identificare diversi tipi di malattie e disturbi, evitando di ricorrere a test costosi e intrusivi e aiutando i padroni a reagire per tempo. Il condizionale resta d’obbligo, perché in molti casi si tratta di indizi aneddotici, cioè racconti degli stessi padroni che assicurano di aver ricevuto una diagnosi dal proprio animale da compagnia. Ma se gli studi scientifici confermeranno le loro intuizioni, nei prossimi anni i cani potrebbero rivelarsi un valido aiuto in diversi ambiti della medicina.

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