Prendere un cucciolo e poi scoprire di essere allergici è un’evenienza più comune di quanto si pensi. Secondo dati americani circa tre allergici su 10 risultano sensibili a gatti e cani. Diversamente da quanto molti pensano a causare l’allergia non è il pelo dell’animale in sé, ma particolari proteine (allergeni) prodotte dalle ghiandole salivari e sebacee dell’animale, che si accumulano nelle scaglie di pelle morta (forfora), nella saliva, nel pelo (soprattutto nel caso del gatto che ha l’abitudine di leccarsi il manto per pulirsi) e nell’urina.

Quali sono i sintomi di questa allergia?
«L’allergia agli animali domestici dà soprattutto disturbi respiratori, legati all’inalazione degli allergeni, che si disperdono con facilità nell’ambiente in cui vive il cucciolo. Naso che cola, starnuti frequenti, prurito a naso, gola e palato e congiuntivite, con prurito, arrossamento e lacrimazione agli occhi, sono i sintomi più tipici. Talvolta una leccata del gattino o del cane può anche favorire una reazione cutanea nell’area interessata, causando dermatite. Nei casi più gravi l’allergia può arrivare a causare crisi asmatiche, con difficoltà respiratorie. Attacchi d’asma particolarmente gravi si possono avere in chi è allergico al cavallo. Per cui nei casi in cui si sospetti questa allergia è bene eseguire i test allergologici. I prick test cutanei e la ricerca delle IgE specifiche nel siero sono i principali esami indicati per verificare la presenza di un’allergia agli animali» spiega Giorgio Walter Canonica, direttore del Centro di terapia personalizzata di asma e allergia dell’Istituto clinico Humanitas di Milano.

Che cosa si può fare?
«In teoria come prima cosa bisognerebbe allontanare l’animale domestico a cui si è allergici per ridurre l’esposizione agli allergeni. Ma chi ha ormai un cane o un gatto difficilmente se ne separa: il cucciolo è considerato un membro della famiglia, per cui la possibilità di affidarlo a qualcun altro viene in genere scartata a priori. E se anche si riuscisse ad allontanarlo non è scontato che i disturbi spariscano. Anzi, di solito si ha solo una riduzione dei sintomi perché gli allergeni, soprattutto quelli del gatto, persistono anche per anni nell’ambiente in cui ha vissuto l’animale. Non solo, le componenti allergeniche si attaccano a oggetti, abiti e possono essere trasportate a grandi distanze: sono state rinvenute persino in Antartide, dove non ci sono felini, su un uomo che anni addietro aveva vissuto in Inghilterra con un gatto. Insomma per liberarsi definitivamente di alcuni allergeni animali bisognerebbe fare una vera e propria disinfestazione. Fatta questa premessa, il consiglio è quello di limitare, per quanto possibile, il contatto con l’animale e quindi intraprendere un trattamento mirato».

Come si cura l’allergia agli animali?
«Per alleviare i sintomi si può contare su antistaminici, spray nasali con cortisonici o con cortisonici e antistaminici nella stessa formulazione. Per il fastidio agli occhi si possono, inoltre, usare specifici colliri, sempre a base di antistaminici. Se è presente anche l’asma, bisogna instaurare una terapia mirata. Come per altre allergie respiratorie, esiste la possibilità di fare un’immunoterapia, anche se le evidenze di efficacia del “vaccino” contro cani e gatti sono ancora limitate. Questo trattamento, che va protratto per alcuni anni, ha lo scopo di addestrare il sistema immunitario a tollerare la sostanza che scatena l’allergia, fino a ridurla in modo significativo o a farla scomparire del tutto».

Gatti e cani geneticamente modificati

Chi desidera a tutti i costi un cucciolo, ma sa di essere allergico alla sua specie, a volte si sente suggerire di prendere un gatto o un cane anallergico. Ma esistono davvero? «Alcune società americane hanno realizzato gatti e cani geneticamente modificati, che producono meno allergene. Oltre a essere molto costosi, questi esemplari hanno, però, una sopravvivenza minore e comunque non sono del tutto anallergici. Lo stesso vale per alcune razze di gatti e cani considerate ipoallergeniche, che non sono completamenti prive di capacità allergenica, ma producono solo un quantitativo minore delle sostanze incriminate. Tra i gatti “ipoallergenici” rientrano il siberiano e il norvegese, mentre tra i cani, il barboncino» riferisce Canonica. «Tuttavia è utile tenere presente che talvolta non è l’animale da compagnia a causare l’allergia, ma gli acari che si annidano nel suo pelo».

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