Boston, 22 gennaio 2018 –  «La famiglia si arricchisce di un nuovo membro: non ha frequentato un college di lusso dove insegnano agli studenti le valutazioni d’arte e non sarà in grado di distinguere un Van Gogh da un Degas», ma grazie al suo fiuto salverà tanti capolavori. Così il Museum of Fine Arts di Boston annuncia sui social (https://www.instagram.com/p/BdvsCWzlRTl/?taken-by=mfaboston) l’arrivo di Riley, «cucciolo di Weimaraner dalle orecchie flosce», l’ultimo membro dello staff, sicuramente il più adorabile. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dai suoi occhi dolci. Riley è in fase di addestramento per svolgere un lavoro molto serio: fiutare e individuare parassiti presenti nuove opere in arrivo o oggetti che potrebbero danneggiare le opere d’arte in collezione.

L’idea di farne un dipendente del Mfa è venuta quando Nicki Luongo, la responsabile del museo per i servizi di custodia, ha preso Riley per “allargare” la propia famiglia: per hobby, infatti, lei addestra cani poliziotto, le è sembrato quindi naturale pensare all’impiego del cucciolo all’interno delle gallerie con l’obiettivo di individuare gli insetti “divoratori” di legno e tessuti. Il cagnolino, che ha solo 12 settimane e non è ancora in grado di rilevare i parassiti, dovrà darsi molto da fare, in quanto alcuni insetti provocano conseguenze devastanti su oggetti preziosi: coleotteri, falene, tarli danneggiano antiche cornici, tavole, arazzi, libri. 

E dato che i Weimaraners – bracchi con un talento speciale per la caccia, ma utilizzati anche come cani guida, nella lotta al narcotraffico e come cani poliziotto – non hanno la coda lunga, sono perfetti per un servizio di sorveglianza all’interno di un museo pieno di opere preziose e delicate. Inoltre si tratta di una razza nota per la sua resistenza alla fatica: «si tratta di cani capaci di lavorare per lunghe ore senza annoiarsi», assicurano gli addestratori . «Abbiamo un sacco di oggetti che portano, per loro stessa natura, insetti o parassiti – spiega Katie Getchell, vicedirettore del museo –. Se Riley può essere addestrato a sedersi di fronte a un “elemento” in cui fiuta l’odore di un insetto che noi esseri umani non siamo in grado di captare né tantomeno vedere: in caso di infestazione, potremmo prendere quell’oggetto, ispezionarlo e capire cosa stia accadendo. Un ottimo risultato in termini di conservazione». 
Nel frattempo il cucciolone ha già avuto un momento di notorietà: «Sì, la sua prima conferenza stampa – scherzano i responsabili del museo –. Il nostro nuovo addetto in galleria ha un lavoro importante da fare dietro le quinte». Riley, l’unico cane al mondo assunto con il ruolo di “conservatore a quattro zampe” sta “studiando” specificamente per il compito illustrato dai responsabili del museo. Gli insetti sono avvertiti. «È un progetto pilota, un esperimento» prosegue Katie Getchell, puntando sul fatto che «nessuna tecnologia è potente quanto l’olfatto canino». Il prodigioso “tartufo” dei cani, da secoli abituati a vivere in un mondo fatto soprattutto di odori, ha trovato di recente molteplici applicazioni, tra cui la diagnosi precoce anche dei tumori.

Secondo Pepe Peruyero, padrone dell’agenzia di addestramento dei cani Pepedogs, il piano del Museum of Fine Arts di Boston è assolutamente plausibile: Pepedogs ha addestrato cani a identificare uova di tartarughe marine sepolte sotto un metro di sabbia e trovare larve sui campi di golf sei mesi prima che si schiudano e distruggano l’erba. Mai, fino ad oggi, le narici del miglior amico dell’uomo erano state impiegate in un museo per a proteggere da infestazioni opere come il prezioso Trittico attribuito a Duccio e bottega, la “Madonna delle Nuvole” di Donatello e oltre 27mila opere fra tessuti, ricami a piccolo punto dei primi coloni americani, arazzi europei, tappeti orientali e capi di alta moda. 

L’Mfa di Boston ha già attuato contromisure per proteggere i suoi capolavori da infestazioni – ad esempio esige una quarantena per i nuovi tesori prima che vengano esposti al pubblico – ma non c’è difesa che tenga contro le tarme: «Le opere d’arte in materiali organici, come legno e tessuti, portano con sé il rischio di essere infestate», conclude Getchell spiegando che Riley, primo cane da museo, «rappresenterà un’arma in più da affiancare agli strumenti già utilizzati per combattere il deterioramento degli oggetti». 

Il Museum of Fine Arts di Boston vanta una collezione di 450 mila opere, compresi capolavori di artisti come Donatello, Edgar Degas e Vincent Van Gogh. Con quasi un milione e duecento mila visitatori l’anno è uno dei musei americani più visitati. La galleria continua inoltre a espandersi, procedendo con acquisti di opere che arricchiscono la collezione e ricevendo donazioni da privati. Lo scorso autunno, ad esempio, ha preso in carico 113 dipinti tra quadri olandesi e fiamminghi. Un patrimonio enorme che richiede cura e organizzazione, motivo per cui nel 2016 il Mfa ha investito 24 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo centro di restauro e di un’ala del museo che ospita le collezioni più antiche.

Riley lavorerà dietro le quinte, durante gli orari di chiusura del museo: per i visitatori, dunque, niente selfie con il conservatore a quattro zampe. Il progetto del Mfa è unico per quanto riguarda la tutela delle opere contenute nella galleria, ma non è il primo caso al mondo di impiego degli amici a quattro zampe nel mondo dell’arte. In Pennsylvania i cani sono al centro di un progetto, chiamato K-9 Artifact Finders, che intende smantellare il mercato illegale dell’arte antica utilizzando il fiuto dell’animale per riconoscere le opere d’arte rubate. Lo riporta il Daily Pennsylvanian che spiega come il Penn Museum e il Penn Vet Working Dog Center, insieme con il Red Arch Cultural Heritage Law and Policy Research, abbiano messo a punto il progetto. Lo scopo? Frenare il mercato del contrabbando dell’arte, la quarta o quinta attività criminale al mondo in termini di incassi.

[email protected]

0 Comments

Leave a reply

©2024 ForumCani.com