Milano, 21 settembre 2017 –  Manto grigio, sguardo intelligente, fiuto eccezionale. Ha lavorato fino alla fine Piro, 10 anni, pastore tedesco antidroga tra le punte di diamante del Gruppo cinofili della polizia locale.

Da martedì notte non c’è più, se n’è andato per una torsione gastrica fulminante a pochi giorni dalla pensione. Un lutto improvviso, perché il cane si era ripreso dopo un’operazione subita a luglio a causa di un altro male che lo aveva colpito. Sembrava essere tornato quello di sempre nonostante l’asportazione della milza e dei testicoli – necessaria per salvarlo – e gli acciacchi dell’età: instancabile, ogni giorno tornava al lavoro nei polmoni verdi della città, in particolare al Parco Sempione, veterano tra i cani antidroga. Scavava sotto i cespugli, fiutava tra gli alberi, attirava l’attenzione del suo collega umano se trovava sostanze stupefacenti. Non gli sfuggivano involucri di hascisc e marijuana nascosti nel terreno e indicava tracce di malviventi da stanare. Ma sapeva soprattutto farsi amare dalle persone per il suo carattere mite. Basti dire che decine di bambini si avvicinavano ogni giorno chiedendo di accarezzarlo.

E Piro saliva anche in cattedra nelle scuole, ad affiancare gli agenti umani durante le lezioni antidroga. Spesso infatti veniva scelto tra tutti gli altri cani per questa missione educativa, proprio perché era mansueto. «Quando c’era lui – ricorda Alessandro Di Giacomo, responsabile del Gruppo cinofili della polizia locale – gli studenti stavano molto più attenti e ascoltavano di più. Bastava la sua presenza ad accorciare la distanza tra la polizia locale e i ragazzi». Nato nel 2006, Piro è diventato un «ghisa» l’anno successivo, dopo circa otto mesi di addestramento. E da allora non ha mai smesso di passare al setaccio i parchi cittadini. Tra poco sarebbe andato in pensione, accolto a casa del suo conduttore Enzo Tarallo per trascorrere felicemente l’ultima porzione di vita tra mura domestiche amiche. Il destino ha scelto diversamente. Ma la luce di Piro brillerà sempre nel Gruppo cinofili, che è stata la sua famiglia, e che così lo ricorda: «Era un collega a quattro zampe che con il suo affetto ha arricchito la vita del suo compagno di pattuglia, ma ha anche contribuito a migliorare il quotidiano dei cittadini dei quali si era reso servitore facendosi garante del rispetto delle leggi dello Stato. Ha dedicato la sua vita a tutti noi facendo da esempio a tutti i cani che lo seguiranno ma anche ai suoi colleghi che lo hanno accudito godendo della sua fedeltà».

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