Non tira una buona aria per il lupo che, come “compare orso”, vede crescere la sua popolarità, ma al contempo la paura che esercita sulla gente. Paura senza senso diffusa da chi lo ritiene un “personaggio scomodo” in un contesto naturale sempre più condizionato e manovrato dall’uomo. In primis cacciatori e allevatori, ma anche amministratori, preoccupati di ritrovarsi a dover gestire situazioni scomode com’è successo in Trentino con i plantigradi. E così anche l’Alto Adige insieme ai vicini trentini chiede di potersi occupare in autonomia dallo Stato dei grandi carnivori (in sostanza abbatterli a piacimento) bandendoli dalle Alpi, mentre il Veneto ha messo in atto una vera caccia alle streghe contro la dozzina, o poco più, di lupi del suo territorio (neanche fossero lupi mannari) ed è uscito, sbattendo la porta, dal progetto Life Wolfalps nato per riportare il lupo sulle Alpi. Una scelta bizzarra in quanto, di fatto, significa rinunciare ai finanziamenti ottenuti per mettere in atto misure di mitigazione della presenza del lupo (ad esempio, recinti anti-lupo) e per rimborsare gli allevatori di eventuali danni subiti. Sempre che non comporti anche il dover restituire i soldi già avuti. «Scelte assurde – dicono in ambientalisti – perché un piano di abbattimenti andrebbe solo a scomporre la struttura sociale dei branchi con conseguenze imprevedibili. Inoltre, com’è stato ben dimostrato, il lupo ha un ruolo importantissimo per l’equilibro della fauna selvatica». E poi, diciamoci la verità, non si può accusare i lupi di ciò che non funziona nei progetti di gestione, ossia il ritardo dei rimborsi agli allevatori che subiscono perdite a causa dei lupi e che poi, giustamente, si arrabbiano.

I progetti per salvare il lupo

Come concordano gli esperti, comunque, l’unico metodo efficace per proteggere le greggi dal lupo è la loro reale messa in sicurezza e in Italia i progetti d’eccellenza in tal senso non mancano. Almo Nature per esempio,  azienda genovese di prodotti per animali che si impegna anche nella tutela della biodiversità, ha messo in atto dal 2014, nei parchi naturali italiani e nelle aree sensibili, un progetto mirato: “Convivere con il Lupo attraverso l’impiego del cane da guardiania”. I cani da guardiania, razza maremmana abruzzese, infatti, sono i soli ha scoraggiare veramente gli attacchi dei lupi e per questo il progetto prevede la distribuzione e il mantenimento di questi cani per i primi due anni, dopo di che l’allevatore continua in autonomia e il progetto si sposta altrove. Finora il progetto ha interessato la Toscana con Canislupus italia, il Parco dell’Appennino Tosco Emiliano con Wolf Appenine Centre, i parchi liguri del Beigua, Antola e Aveto (con 52 cani solo in queste aree), il Parco del Pollino in Calabria, i parchi piemontesi delle Alpi Marittime e Cozie e in parte il Veneto. Alcuni progetti sono da poco conclusi, altri in avviamento e il 16 settembre a Torino, alle 15.30, nell’ambito della manifestazione fieristica Atuttacoda – expo around pets Almo Nature presenterà i risultati e le prossime iniziative affinché altre realtà si affidino, ancora una volta, al “miglior amico dell’uomo” per trovare un’armonia col grande, bistrattato e temutissimo lupo.

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