La città impone ai proprietari di pulire con l’acqua la pipì dei loro animali. Ma allora bandiamoli dalle città e non pensiamoci più

Se prossimamente vi trovate a Piacenza, non stupitevi se notate gente a passeggio con un guinzaglio in una mano e una tanica d’acqua nell’altra. Una nuova ordinanza (ah, le ordinanze estive!) obbliga chi possiede un cane a pulire subito non solo le feci dell’animale, ma anche la pipì. Pare – e non fatico a credere – che l’ordinanza fosse “da tempo invocata, a tutela del decoro e dell’igiene degli spazi condivisi“, ha detto il sindaco Paolo Dosi.

Funziona che i padroni di cani d’ora in poi dovranno lavare la pipì con acqua (tranne nei periodi a rischio gelate), dappertutto: “da aree pubbliche o di utilizzo comune (strade, piazze, marciapiedi), nonché sui muri di affaccio di edifici anche privati e mezzi in sosta al margine della via“. I cittadini devono inoltre “assicurarsi che le deiezioni canine non lordino la soglia di immobili e su bocche di lupo delle cantine“. La sanzione prevista va da 25 a 500 euro. Esentati i non vedenti, le persone con disabilità e le forze dell’ordine.

Ora, come spesso racconto, vivo e passeggio tre volte al giorno con il mio grosso cane randagio. E conosco benissimo il problema: sulle aiuole c’è scritto di non fargliela fare, perché secca l’erba. Sui portoni scoccia a tutti. Lungo i muri è pericoloso, perché sono il regno d’affaccio delle finestrelle delle cantine. Peggio che mai sul gradino d’ingresso di un negozio, o sulla saracinesca chiusa, dove uno magari si siede a sorseggiare una birra nelle serate d’estate. Sulla macchina posteggiata no! Ché magari si rovina la carrozzeria.

Tuttavia, come ho avuto modo di dire anche a qualche pedone che si scandalizzava perché il mio cane la stava facendo per strada, proprio non posso imporre a questo animale di aspettare di essere al parco per farla: essendo maschio, è nella sua natura segnare il territorio con l’urina. Se anche riuscissi a strattonarlo sempre via nel tragitto, lui al parco non la farebbe tutta, perché un cane maschio capita che urini a piccole dosi, per così dire. Quindi dovrei stare al parco mezza giornata per fargliela fare tutta (lo stesso parco dove però ci sdraiamo durante i pic-nic e dove, spiace ricordarlo così crudamente, pisciano e cacano tutta un’altra serie di altri animali, dagli uccelli agli uomini).

Eppure capisco bene il problema: anche io ho trovato la catena della bici grondante pipì, anche io noto l’odore che d’estate diventa molto forte agli angoli delle strade. Per questo credo sia bene essere il più possibile rispettosi degli altri e controllare che dove la fa il cane sia un posto diciamo accettabile.

Dall’altro lato però – allo stesso modo – serve tolleranza, e servirebbe evitare ordinanze che mal celano la semplice voglia di sbarazzarsi dei cani. Se non vogliamo i cani in città, diciamolo apertamente: potreste fare una petizione, raccogliere firme e pretenderlo dalle amministrazioni. Ma non vessiamo la vita di chi un cane ce l’ha già, imponendo l’assurda – ma proprio troppo clamorosamente assurda – regola di camminare con un fiascone d’acqua. Magari a un anziano che ha il cane come unica compagnia, e già fatica a trascinare se stesso sotto la cappa dei 40 gradi. Anche perché decisioni come queste sono in contrasto con la legislazione nazionale – che ha introdotto negli ultimi anni multe salate per l’abbandono – e che quindi cerca piuttosto di favorire e semplificare la convivenza tra persone e animali che, si sa, allungano la vita e riducono la spesa sanitaria.

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