News | 23 agosto 2018

L’Enpa ha denunciato una donna residente a Lecco per uccisione e maltrattamenti di animali. Uno dei gatti a lei affidati potrebbe addirittura essere stato congelato nel freezer. Ecco altri casi di violenze e vero animalicidio denunciati da noi de Le Iene

È stata definita dall’Ente protezione animali la “serial killer dei felini”. Una donna di 41 anni originaria di Milano ma residente a Lecco che è stata denunciata dall’Enpa per uccisione e maltrattamenti di animali e ora è indagata dalla Procura di Lecco.

Sarebbero almeno sei i casi che la vedono coinvolta e in tutti si tratta di cuccioli di gatto che la donna ha preso in affidamento da persone ignare del pericolo che quei felini avrebbero corso. Due gatti affidanti alla donna sarebbero infatti morti dopo violenti maltrattamenti. Si ipotizza che uno sia morto in seguito alle percosse, mentre l’altro potrebbe essere stato congelato nel freezer.

Anche in queste ore, la donna continuerebbe a farsi affidare cuccioli di gatto. “Chiedo a tutti di usare la massima cautela e attenzione: la 41enne è in cerca di nuove vittime, non affidatele per nessun motivo gatto o altri animali”, ha avvertito la consigliera nazionale di Enpa, Mirella Bridda.

Una storia agghiacciante, come lo sono gli altri episodi di violenza e maltrattamenti di animali che noi de Le Iene vi abbiamo raccontato. Come quello del pastore tedesco Kuma, mascotte dei bambini di un centro equestre nel Bresciano. Il “gigante buono” è stato ritrovato sotto un mucchio di rami, massacrato a bastonate e ucciso, dopo che era scomparso da qualche giorno. A trovarlo è stato l’altro pastore tedesco del maneggio, Camilla.

Allo stesso modo è stato un altro cane, nella giornata di martedì scorso, a trovare nel Naviglio della Martesana, a Cassina de’ Pecchi, la carcassa di un meticcio di taglia media, vicino alla quale c’era un cappio. Abbaiando in direzione del cadavere, l’animale ha attirato l’attenzione del suo padrone. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri, che hanno presentato denuncia contro ignoti per uccisione di animali. Intanto, un veterinario sta cercando di capire se l’animale sia morto per annegamento o se fosse già morto e qualcuno abbia cercato di disfarsi così del corpo. 

Quel cappio nel Naviglio ricorda il destino di un altro animale vittima dell’uomo: il cane Angelo, morto nei primi mesi del 2017 dopo che gli è stato messo un cappio al collo. La nostra Nina Palmieri, in un servizio del 14 febbraio 2018, ha  voluto guardare negli occhi il gruppo di ragazzi che ha ucciso il cane, filmando la scena. Il video della tortura era girato in Rete, scatenando rabbia e incredulità.

Il processo contro i ragazzi si è chiuso il 26 maggio scorso e la sentenza del Tribunale di Paola, in qualche modo “storica”, ha deciso per il massimo della pena: un anno e quattro mesi di reclusione per ciascuno, con sospensione subordinata a sei mesi di volontariato in un canile municipale e un risarcimento di duemila euro a ciascuna delle venti associazioni parte civile nel processo.

Poche settimane fa, un altro cane ha rischiato di morire annegato dal suo padrone. Fortunatamente la storia di Mia è a lieto fine. Era stata buttata in mare con una pietra al collo, la cagnetta però è riuscita a liberarsi e a portarsi a riva anche grazie all’aiuto di alcuni bagnanti. Il nostro Ismaele La Vardera è andato a Valderice nel Trapanese per incontrare Mia e, per primo, anche il suo “padrone”.

Guarda qui sotto il servizio di Nina sulla storia del cane Angelo.

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