Uno scandalo alimentare di vasta portata: è quello delle cosiddette “uova al fipronil”, che da inizio estate sta interessando vari paesi europei. Sono uova contaminate da un insetticida proibito, che è stato invece utilizzato per tenere sotto controllo le infestazioni di acari in allevamenti di galline ovaiole.

Ma che rischi corrono i consumatori, in particolare i bambini? Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’argomento in sei punti. 

1. Che cos’è il fipronil?
Il fipronil è un insetticida utilizzato contro insetti come formiche, pulci, zecche, acari e scarafaggi.  Il suo impiego è proibito da tempo per gli animali destinati alla catena alimentare, ma in realtà può essere ben presente nelle nostre case – o almeno in quelle di chi possiede un animale domestico – perché è contenuto in molti antiparassitari per cani e gatti. 

Negli allevamenti di animali da carne, latte o uova, però, non può essere utilizzato, né direttamente sugli animali stessi, né indirettamente come disinfettante ambientale. Questo vale per l’Italia già dal 2005 e in generale per l’Europa da un paio d’anni. 

2. Come ha fatto a finire nelle uova?
Il problema è esploso in prima battuta a fine luglio in Olanda e Germania – che in breve tempo hanno ritirato dal mercato milioni di uova contaminate – ma sembra che già da giugno in Belgio si sapesse della possibilità di queste contaminazioni.

La presenza nelle uova di un insetticida vietato è ovviamente segnale di un atto illecito: “Il fipronil sarebbe stato aggiunto a un antiparassitario autorizzato per la pulizia di allevamenti avicoli, per renderlo più efficace” spiega a nostrofiglio.it Maria Caramelli, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta. Il cocktail proibito sarebbe stato utilizzato per una pulizia ambientale, prima dell’immissione degli animali negli allevamenti stessi, ma non importa: non avrebbe dovuto esserci. Nella sola Olanda, sono state coinvolte oltre 180 aziende. 
 
Nel giro di poche settimane, il problema si è diffuso in vari paesi europei, Italia compresa. Da noi, le analisi a tappeto coordinate dal Ministero della Salute e dai Nas dei Carabinieri, hanno individuato alcuni campioni contaminati, sia tra partite di uova provenienti dall’estero sia tra uova prodotte direttamente nel nostro paese. 

Per Caramelli, questo nuovo scandalo europeo è un “fatto vergognoso, compiuto in totale disprezzo dei regolamenti”. Tra l’altro, un fatto del genere mina ulteriormente la già fragile fiducia dei consumatori nel complesso sistema della produzione alimentare e nei controlli che dovrebbero garantirne la sicurezza.   

3. Dobbiamo preoccuparci della carne di pollo?
Secondo le informazioni disponibili, il fipronil sarebbe stato impiegato esclusivamente in allevamenti di galline ovaiole, che, come spiega un documento dell’Istituo federale tedesco per la valutazione del rischio alimentare (Bfr), in genere non vengono utilizzate in modo massiccio per la produzione di carne. “Va anche sottolineato – precisa Caramelli – che questi insetticidi tendono a passare più nelle uova che nelle carni”. 

Dunque, per quanto riguarda la carne non dovrebbero esserci particolari problemi. In effetti, dati raccolti in Germania sulle carni di animali provenienti dagli allevamenti coinvolti nello scandalo indicherebbero livelli davvero minimi di contaminazione. 

4. Il fipronil fa male? 
Intanto una premessa: come abbiamo anticipato, il fipronil è ampiamente utilizzato come antiparassitario per animali domestici, e non sono mai stati segnalati effetti negativi o rischi particolari per la salute delle persone che vivono in stretto contatto con cani o gatti trattati con questa sostanza. “Un’osservazione che offre già una rassicurazione indiretta” afferma Caramelli. 

Detto questo, rispetto a un eventuale ingestione con alimenti bisogna distinguere due situazioni. Da una parte l’esposizione acuta: per esempio, se questa settimana ho ingerito, per la prima e unica volta nella vita, qualche uovo contaminato. Dall’altra, un’eventuale esposizione cronica, prolungata nel tempo: se mangio prodotti contaminati, anche a bassissimi livelli, per mesi o anni. 

Rispetto al primo caso – esposizione acuta – i dati a disposizione sono effettivamente rassicuranti. È vero: sappiamo che negli animali da esperimento il fipronil risulta moderatamente tossico, con effetti – reversibili – a carico di sistema nervoso, fegato e tiroide. Anche nell’uomo l’ingestione dell’insetticida può causare effetti – sudorazione, nausea, vomito, mal di testa e di stomaco, debolezza, convulsioni – che si presentano però solo in caso di ingestione di quantità molto elevate. Tanto che sono pochissimi i casi di intossicazione da fipronil conosciuti.

Per fortuna, i livelli di contaminazione osservati nelle uova incriminate sono in genere piuttosto bassi, soprattutto nel caso delle uova italiane. Secondo un parere rilasciato dall’Istituto superiore di sanità al Ministero della salute (notizia Ansa), aver mangiato per un breve periodo uova contaminate con i livelli trovati nei campioni italiani non comporterebbe alcun rischio per la salute. Né per gli adulti, né per i bambini.

Non solo: anche per livelli di contaminazioni un po’ più alti, come quelli registrati in Belgio, non dovrebbero esserci rischi particolari sul breve periodo. Neppure – sono calcoli sempre del Bfr – per un bambino di un anno che mangiasse un uovo intero al giorno per qualche giorno di fila. 

5. Cosa succede nel caso di esposizioni prolungate all’insetticida?
Il secondo caso – esposizione cronica – è più complicato, anche perché non è chiaro quando esattamente sia cominciato il problema fipronil cioè da quando siano in circolazione uova contaminate. Secondo l’Istituto superiore di sanità, al momento non ci sarebbero indicazioni che, in Italia, l’esposizione possa essere considerata prolungata nel tempo. 

D’altra parte il Bfr ipotizza che, in Germania, l’uso illegale di fipronil possa essere andato avanti per un periodo di tempo piuttosto esteso. Di fronte a questo scenario, l’Istituto ha provato a stimare gli eventuali rischi a un’esposizione cronica, relativa al consumo non solo di uova (ed eventualmente carni) contaminate, ma anche di vari prodotti alimentari contenenti uovo. Che, in effetti, è presente un po’ dappertutto: maionese, pasta all’uovo, biscotti e dolci, ma anche hamburger, dove viene utilizzato come legante, o carni impanate. Per fortuna, anche in questo caso sembra che non ci siano rischi particolari nel corso della vita. 

Non è il caso, comunque, di abbassare troppo la guardia. Come ricorda Caramelli, infatti, tutti questi ragionamenti si riferiscono a contaminazioni relative a un solo insetticida, mentre sappiamo ancora davvero poco di quali possano essere gli effetti della combinazione di più sostanze potenzialmente nocive che circolano contemporaneamente nell’ambiente. “Non c’è solo il fipronil nelle uova – che comunque, lo ripetiamo, non dovrebbe esserci” afferma l’esperta. “Per quanto i sistemi di controllo dicano che sono rare, possono esserci minime contaminazioni di altri alimenti con altri antiparassitari o pesticidi. Senza contare che, anche senza finirci nel piatto, queste sostanze sono comunque presente nell’ambiente”. 

Ecco: il problema è che sappiamo ancora molto poco degli effetti dell’esposizione a lungo termine a  questo super cocktail. Soprattutto per i bambini, che indubbiamente sono i soggetti più sensibili a questi problemi”.

6. Come comportarsi a tavola? 
Dal punto di vista pratico, dunque, cosa bisogna fare? Le uova si possono dare ai bambini, oppure no? Secondo Maria Caramelli, non è affatto il caso di demonizzare questo alimento, che rimane, in generale, sano, ed è in grado di fornire proteine importanti, molto digeribili. 

“Quello che è fondamentale – consiglia – è variare la dieta, evitando sia di eliminare le uova, sia di mangiarne troppe”. Un’indicazione che vale in realtà per qualunque tipo di alimento: più la dieta è varia, minore è il rischio di accumulare eventuali contaminanti che potrebbero essere presenti in un cibo particolare.

Caramelli ricorda inoltre che, sulla base dei dati disponibili, quando possibile sarebbe meglio scegliere uova italiane: nonostante casi di contaminazione segnalati – a livelli comunque molto bassi – sembrano per il momento più sicure. 

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