VERONA. Odi et amo. Si potrebbe riassumere così il rapporto tra il gatto e l’uomo. Da divinità nell’antico Egitto a incarnazione del diavolo nel medioevo cristiano, il legame che unisce il genere umano a quello dell’animale domestico più diffuso è tra i più affascinanti. A ripercorrere le tappe di questa storia d’amore è la mostra “Il Gatto e l’Uomo”, aperta domenica 1 novembre e in corso fino al 29 novembre al Palazzo della Gran Guardia di Verona.La gatta morta: felini nella storia dell’arteIn venti sezioni tematiche vengono presentate centinaia di testimonianze nei secoli tra dipinti, fotografie, stampe antiche provenienti anche dal Cats Museum di Cattaro (Montenegro), da collezionisti privati, dal Museo Correr e Ire di Venezia. E se nell’Antico Egitto la dea della femminilità, della maternità e del focolare domestico Bastet era proprio una gatta, nel medioevo cristiano il gatto era considerato l’incarnazione stessa del Male e del Diavolo, protagonista nei raduni stregoneschi o addirittura inserito nella ricetta del “Gato Asado” (gatto arrosto) nel libro di cucina di Ruperto de Nola per il viceré di Napoli nel 1491.Una sezione della mostra è dedicata al gatto nero che nella storia vive momenti diversi. Adorato sulle navi romane, che lo accoglievano a bordo per ingraziarsi la divinità Diana affinché vegliasse sulla rotta durante la notte, venne utilizzato come ricatto sul campo nella battaglia di Pelusio, quando i persiani sconfissero gli egiziani che si rifiutarono di combattere dopo aver visto dei gatti legati agli scudi nemici. Tra libri antichi, riviste e stampe, il gatto è diventato un soggetto anche nelle favole come in “Il Gatto con gli stivali”, che originariamente parlava di una gatta. Ed è proprio dalla versione seicentesca della fiaba che deriva il modo di dire “fare la gatta morta”, quando il protagonista disconosce la sua amica felina che, fingendosi morta, mise alla prova la sua fedeltà. L’adagio però potrebbe riferirsi anche alla fiaba di Esopo “il gatto e i topi” nel quale un famelico gatto intento nella caccia fece credere ai roditori di essere morto.Anche i personaggi famosi della storia non resistono al fascino ambivalente del gatto: dolce e crudele, attraente e pericoloso insieme. L’imperatrice bizantina Teodora, ad esempio, fece lavorare una scodella d’oro tempestata di gemme dove far servire il cibo alla sua gatta e anche Francesco Petrarca amò così tanto la sua compagna felina che fu “seconda solo a Laura”, come recita un’iscrizione marmorea a lei dedicata. Poi ci sono le foto, che ritraggono star del cinema come Shirley Temple, Ruth Weyher, Sophia Loren, Claudia Cardinale con il proprio amico felino.Fierezza, vanità, indomabilità, ma anche familiarità e dolcezza sono le caratteristiche del rapporto tra il gatto e la donna.Nella mostra si vede ancora con decine di esempi come il gatto sia il protagonista della pubblicità rivolta all’universo femminile. E in occasione del centenario della Grande Guerra sono due le sezioni dedicate a oltre 200 immagini che parlano del gatto nel conflitto come protagonista di messaggi augurali e nella satira, ma anche nel ruolo di mascotte dei reggimenti.Spazio infine per gli approfondimenti: si parlerà di “Il gatto nell’occulto e nella superstizione” (8 novembre), di “il gatto nella storia” (il 15) e una tre giorni sarà dedicata al gatto di casa.

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