Sabato 21 luglio il governo fiammingo ha adottato un Decreto per porre fine all’allevamento di animali destinati alla produzione di pellicce.

Questa storica decisione, su iniziativa del Ministro fiammingo per il Benessere degli animali, Ben Weyts, segna la fine di questa attività zootecnica in Belgio (già dal 2014 questo tipo di allevamento è vietato nelle regioni della Vallonia e di Bruxelles). Gli ultimi 17 allevamenti ancora attivi nelle Fiandre e che causano la morte di almeno 200.000 visoni l’anno, dovranno così chiudere i battenti entro il 2023. Il Decreto contiene inoltre un altro importantissimo provvedimento quale il divieto di alimentazione forzata o “gavage”, praticata per la produzione di foie gras (il patè d’oca).

“Allevare e uccidere animali per la pelliccia non è più il nostro tempo. Un fatto sostenuto dalla grande maggioranza dei cittadini fiamminghi”, la dichiarazione dell’associazione belga GAIA partner di LAV nel network internazionale Fur Free Alliance.

I divieti per l’allevamento di animali destinati alla produzione di pellicce si stanno diffondendo rapidamente in tutta Europa. Solo un mese fa il Lussemburgo li ha banditi a partire da ottobre 2018. Anche la Norvegia, una volta il più grande produttore mondiale di pellicce di volpe, ha votato all’inizio dell’anno per mettere fuori legge l’allevamento di animali da pelliccia dal 2024. Mentre nell’agosto 2017, la Repubblica Ceca ha deciso di vietare l’allevamento di animali “da pelliccia” che entrerà in vigore nel 2019.

In Italia purtroppo, nonostante sia già stata prontamente depositata anche nel nuovo Parlamento la proposta di legge della LAV e da più schieramenti politici (atto C.99 On. Brambilla – FI, C.177 On. Gagnarli – M5S, S.211 Sen. De Petris – LEU), continuano a rimanere attivi circa una ventina di allevamenti di visoni che causano la morte di almeno 200.000 animali l’anno (circa 550 ogni singolo giorno).

Alla luce di questo ulteriore positivo segnale di cambiamento culturale, che ha fatto di un valore etico il motivo necessario e sufficiente per mettere al bando un’attività zootecnica considerata ormai non più coerente con i nuovi valori della società civile in molti Stati Membri, sollecitiamo i Presidenti di Camera e Senato affinché la proposta di legge per la chiusura di questi allevamenti sia presto inserita nell’agenda dei lavori delle rispettive Commissioni.

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